ANCHE I MEDICI MUOIONO!
(29-08-15)
Alla ripresa
autunnale, siamo lieti di presentarvi un interessantissimo articolo
scritto da un mio Collega
Americano,
anch'egli Medico di Famiglia, forse fra gli ultimi ad aver operato negli
USA dove questa figura professionale è praticamente scomparsa, travolta
dall'iper-tecnologia degli ER e dei mega ospedali dove le malattie
sembrano esser state cancellate dalla faccia della terra. Purtroppo non
è così e la morte se ne infischia dei nostri (falsi) progressi
che, semmai, ne intralciano il cammino, ponendo gravi dubbi
sull'eticità di certe cure particolarmente "eroiche".
Il Dr. Ken Murray ha gestito uno studio privato di Medicina Generale a
Studio City, in California per circa 25 anni, fino al suo ritiro nel
2006, quando gli fu affidata una cattedra di Medicina di Famiglia in
qualità di Assistente presso la University of Southern California, dove
ha lavorato fino al pensionamento, avvenuto nel 2011. Nello stesso anno,
Ken é balzato all'attenzione dei Media grazie alla pubblicazione di un
suo articolo sulla fine del ciclo di vita, dal titolo: "Come
Muoiono I Medici",
che è diventato virale su Internet, generando un grosso dibattito sulle
questioni relative alle volontà estreme dei pazienti terminali e sui
problemi di qualità di vita legate alle possibili scelte terapeutiche da
porre in atto.
Inutile sottolineare che condivido appieno il suo modo di pensare, sia
come Medico che come Spiritualista.
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Anni
fa, Charlie, un Ortopedico molto rispettato e che era stato anche uno
dei miei Mentori, scoprì una massa nel suo stomaco e così chiese aiuto
ad un famoso Chirurgo che, dopo i dovuti accertamenti, fece diagnosi di
cancro al pancreas. Questo Chirurgo era uno dei migliori della zona ed
aveva persino inventata una nuova procedura per questo tipo di tumore
che avrebbe potuto triplicare le possibilità di sopravvivenza a cinque
anni del paziente, portandole dal 5 al 15 per cento, anche se con una
scarsa qualità di vita.
Charlie non era interessato alla cosa e così il giorno successivo,
chiuse la sua carriera, e non mise mai più piede in un ospedale, nè da
Medico, nè da paziente. Si concentrò a passare il tempo rimastogli con
la famiglia per vivere nel miglior modo possibile il poco tempo che gli
era rimasto. Alcuni mesi più tardi morì a casa sua senza aver praticato
nessuna chemioterapia, radioterapia o trattamento chirurgico.
Il Servizio Sanitario non aveva speso molti soldi per lui...
Non è un argomento frequente di discussione, ma anche ai Medici tocca
morire, prima o poi, ma non muoiono come i loro pazienti.
La cosa insolita non è quante terapie utilizzano rispetto alla
maggior parte degli americani, ma di quanto poche ne usufruiscano.
Nonostante trascorrano molto tempo a respingere la morte degli altri,
essi tendono ad essere abbastanza sereni di fronte alla loro stessa
morte. Sanno esattamente cosa sta per succedere, conoscono le scelte e,
in genere, hanno accesso a qualsiasi tipo di cure che potrebbero
desiderare. Ma ci vanno piano...
Naturalmente, i Medici non vogliono morire; vogliono vivere. Ma
conoscono fin troppo bene la Medicina moderna per conoscere anche i suoi
limiti e abbastanza della morte per sapere cosa tutte le persone temono
di più: morire nel dolore, e morire da soli.
Hanno parlato di questo con le loro famiglie. Vogliono essere sicuri,
quando verrà il momento, che nessuna misura eroica sarà presa, che non
sperimenteranno, durante i loro ultimi momenti sulla terra, qualcuno che
rompe le loro costole, nel tentativo di resuscitarli in caso di arresto
cardiaco grave. Quasi tutti i professionisti Medici hanno visto quelle
che noi chiamiamo le "cure palliativei", quando cioè i Medici sfoderano
la punta di diamante della tecnologia per tenere in vita una persona
gravemente malata ed ormai verso il fine-vita.
Il paziente verrà aperto, infilzato con tubi, collegato alle macchine, e
aggredito con farmaci...
Tutto questo avviene nei reparti di Terapia Intensiva con un costo di
decine di migliaia di dollari al giorno.
Ciò che si ottiene è solo una tortura che non avremmo
il coraggio d'infliggere nemmeno ad un terrorista.
Non riesco a contare il numero di volte che Colleghi Medici mi
hanno detto, con parole che variano di poco,
«Promettimi che se mi trovi una di queste malattie mi ucciderai." Sono
serio. Alcuni Medici indossano dei medaglioni con su scritto
"NO CODE"
[Non
praticatemi CPR - NdR] per avvertire i
colleghi di non eseguire manovre rianimatorie su di loro.
L'ho anche visto sotto forma di tatuaggio. Somministrare cure he causano
ulteriori sofferenze è angosciante.
I Medici sono addestrati a raccogliere informazioni senza rivelare
alcuno dei propri sentimenti, ma in privato, fra colleghi, si sfogano.
"Come si può fare questo ai loro familiari?» Ti chiedono. Ho il
sospetto che è uno dei motivi per cui i Medici americani hanno i più
alti tassi di abuso di alcol e depressione, rispetto a professionisti in
altri campi. So bene che è uno dei motivi per cui
ho smesso di lavorare in ospedale negli ultimi 10 anni della mia pratica
clinica.
Come si è giunti,allora, al punto che i Medici somministrano tante cure
che poi non vorrebbe per se stessi?
La semplice, o non-così-semplice, risposta è questa: i Pazienti, i
Medici e il Sistema.
Per vedere come i pazienti hanno un ruolo, immaginiamo uno scenario in
cui qualcuno ha perso conoscenza ed è stato ricoverato in un Pronto
Soccorso. Come spesso accade, nessuno è preparato per questa situazione
ed i familiari, scioccati e spaventati, si trovano coinvolti in un
labirinto di scelte. Sono sopraffatti. Quando i Medici chiedono se
vogliono che "tutto" sia fatto, rispondono sempre di sì.
Poi inizia l'incubo.
A volte,ciò non significa davvero "fare tutto", ma spesso solo "fare
tutto ciò che è ragionevole." Il problema è che i familiari
non possono conoscere che cosa è davvero ragionevole, né nella loro
confusione e dolore, chiedono maggiori dettagli o ascoltano cosa un
Medico sta dicendo. Da parte loro, i Medici ai quali hanno detto
di fare "tutto", lo faranno, ragionevole o no che sia.
Lo scenario di cui sopra è molto comune e così si alimenta il problema
con aspettative non realistiche di ciò che si può davvero fare. Molte
persone pensano alla CPR (rianimazione
cardiopolmonare) come ad un salvagente affidabile
quando, in realtà, i risultati sono generalmente scarsi. Ho avuto
centinaia di persone portate da me al Pronto Soccorso dopo aver ricevuto
la CPR.
Esattamente un solo paziente, un uomo sano che non aveva problemi di
cuore (per chi vuole specifiche, soffriva d'un "pneumotorace
traumatico"), è uscito fuori dall'ospedale coi propri piedi. Se un
paziente é invece affetto da grave malattia, vecchiaia, o da una
patologia terminale, le probabilità di un buon risultato
della CPR sono infinitesimali, mentre le probabilità di gravi
sofferenza sono enormi. Scarsa conoscenza e aspettative sbagliate
portano a un sacco di decisioni sbagliate.
Naturalmente non sono solo i pazienti che fanno sì che queste cose
succedano. I Medici svolgono un ruolo non da poco.
Il guaio è che anche i Medici che odiano amministrare cure inutili
devono trovare un modo per affrontare i desideri dei pazienti e delle
famiglie. Immaginatevi, ancora una volta, al Pronto Soccorso con
familiari addolorati, forse isterici, insomma coi membri della famiglia
del malato. Non conoscono il Medico che soccorre il loro congiunto e
stabilire un rapporto di fiducia in tali circostanze è una cosa molto
delicata. Molte persone sono disposte a pensare che il Medico agisce
mosso da motivazioni di base, cercando di risparmiare tempo, o soldi, o
sforzi, soprattutto se il sanitario non sta raccomandando ulteriori
trattamenti.
Alcuni di noi sono comunicatori più bravi di altri che sono più
irremovibili, ma le pressioni che sono costretti ad affrontare sono
simili. Quando ho affrontato situazioni che implicavano scelte di fine
vita, ho adottato il metodo di proporre solo opzioni che ritenevo
ragionevoli (come farei in ogni situazione), da adottare il più presto
possibile. Quando i pazienti o le famiglie aumentavano la richiesta di
scelte irragionevoli, cercavo di discutere la questione usando termini
profani che ritraevano chiaramente gli aspetti negativi.
Se i pazienti o le famiglie avessero ancora insistito sui trattamenti da
me considerati inutili o dannosi, proponevo di trasferire il paziente
presso un altro Medico od ospedale. Avrei dovuto essere più forte,
a volte?
So che alcuni di quei trasferimenti ancora mi perseguitano. Una paziente
a cui ero molto affezionato era stata un famoso Avvocato appartenente ad
una altrettanto famosa famiglia politica. Aveva un grave diabete e
terribili problemi di circolazione e, ad un certo punto della sua
malattia, aveva sviluppato un'ulcera ad un piede. Conoscendo i rischi
degli ospedali, feci tutto quello che potevo per impedire di ricorrere
alla chirurgia. Eppure, lei cercò esperti esterni con i quali non ebbi
alcuna relazione. Non sapendo molto su di lei, al contrario mio,
decisero di eseguire un intervento chirurgico di bypass sui vasi
sanguigni ostruiti cronicamente ad entrambe le gambe. Questo intervento
però, non avrebbe ripristinato la circolazione e le ferite chirurgiche
non sarebbero guarite, i suoi piedi andarono in cancrena, e lei ebbe a
sopportare l'amputazione bilaterale delle gambe.
Due settimane più tardi, nel famoso centro Medico in cui tutto questo
era avvenuto, ella morì.
E' facile trovare un difetto in entrambi, Medici e pazienti, in queste
storie, ma per molti versi tutte e due le parti sono semplicemente
vittime di un sistema più ampio che incoraggia il trattamento eccessivo.
In alcuni casi sfortunati, i Medici utilizzano il modello a pagamento
per i servizi tesi a fare tutto il possibile, non importa quanto sia
inutile, pur di
fare soldi. Più comunemente,
tuttavia, i Medici hanno paura di controversie e fanno ciò che viene
loro chiesto, con poco feedback, per evitare di finire nei guai.
Anche quando sono stati fatti i preparativi giusti, il sistema può
ancora ingoiare la gente. Uno dei miei pazienti, un uomo di nome Jack,
era un 78-enne malato da anni e che aveva subito circa 15 interventi di
chirurgia maggiore. Mi confessò che mai, in nessun caso, avrebbe voluto
essere nuovamente collegato alle macchine per il supporto vitale.
Un Sabato, però, Jack ebbe un infarto e venne portato in Pronto
Soccorso, privo di sensi, senza la presenza della moglie.
I Medici fecero tutto il possibile per rianimarlo e poi lo trasferirono
in Terapia Intensiva. Questo era il peggior incubo di Jack. Quando
arrivai in ospedale ed ripresi in cura Jack, parlai con la moglie
e con il personale ospedaliero, mostrando le mie note con le sue
preferenze di cure terminali. Poi spensi le macchine e mi sedetti
accanto a lui. Morì due ore dopo.
Anche con tutti i suoi desideri ben
documentati, Jack non era morto come aveva sperato. Il sistema era
intervenuto.
Una delle infermiere, scoprì in seguito, che il mio intervento diretto
sul paziente era stato segnalato alle autorità come possibile omicidio.
Non se ne fece nulla, naturalmente; I desideri di Jack erano stati
esplicitati in modo chiaro e c'era la mia cartella a dimostrarlo, ma la
prospettiva di una indagine di polizia è terrificante per ogni Medico.
Avrei potuto, molto più facilmente, aver lasciato Jack in vita contro la
sua volontà dichiarata, prolungando la sua esistenza e la sua
sofferenza, per qualche settimana ed anche aver fatto spendere un
pò più di soldi al Medicare, cui sarebbe arrivato un supplemento di
almeno altri 500.000$...
Non c'è da meravigliarsi se molti Medici peccano per eccesso di
accanimento terapeutico.
I Medici, però, non amano iper-curarsi, perchè ne vedono costantemente
le conseguenze. Chiunque può trovare un modo per morire in pace a casa
sua dove il dolore può essere gestito meglio. Gli Hospice, che si
concentrano sulla fornitura ai malati terminali di ogni comfort e
dignità, piuttosto che sulle cure futili, offrono alla maggior parte
delle persone molto di più nei loro ultimi giorni di esistenza.
Sorprendentemente, degli studi hanno trovato che le persone poste in
Hospice spesso vivono più a lungo rispetto a quelle che, pur con la
stessa malattia, si sottopongono a cure intensive. Mi ha molto colpito
sentire alla radio che il famoso giornalista Tom Wicker (il giornalista
che raccontò la morte di JF Kennedy) si era "spento
serenamente in casa, circondato dalla sua famiglia".
Queste storie sono, per fortuna, sempre più comuni.
Diversi anni fa, il mio cugino maggiore, soprannominato "Il Torcia"
perchè nato in casa alla luce di una torcia elettrica ha avuto una crisi
che si è rivelata essere il risultato di un cancro al polmone
metastatizzato al cervello. Avevo organizzato per lui una serie di
visite presso vari specialisti per poi scoprire che con un trattamento
aggressivo -fra cui tre o cinque sedute settimanali di chemioterapia-,
sarebbe vissuto, forse, quattro mesi. In ultima analisi, Torcia
decise di non sottoporsi ad alcun trattamento, limitandosi semplicemente
a prendere delle pillole per diminuire i liquidi nel cervello, per poi
trasferirsi a casa mia, anzichè in reparto.
Abbiamo trascorso i successivi otto mesi facendo un sacco
di cose che amava, divertendoci insieme come non avevamo mai fatto in
decenni. Siamo andati a Disneyland, entrambi per la prima volta e poi ci
chiudevamo in casa davanti alla TV, perchè Torcia era un patito
di sport, ed era molto felice di guardare eventi sportivi e mangiare
nella mia cucina.
Addirittura aumentò un pò di peso, mangiando il suo cibo preferito,
piuttosto che gli alimenti ospedalieri.
Non aveva gravi dolori, e rimase sempre su col morale. Un giorno, non si
è svegliato più.
Trascorse i successivi tre giorni in un sonno simile al coma e poi morì.
Il costo delle suo cure Mediche per questi otto mesi, per l'unico
farmaco che prendeva, fu di 20
Dollari appena !
Torcia non era Medico, ma sapeva bene che voleva qualità di vita
e non quantità. Non vorrebbe lo stesso anche la maggior parte di noi?
Se esiste uno stato dell'arte nelle cure di fine-vita, è questo:
la morte va vissuta con dignità.
Quanto a me, ho affidato le mie scelte al mio Curante, facili da fare,
come lo sono per la maggior parte dei Medici.
Non ci saranno eroismi ed io me ne andrò docilmente, come il mio mentore
Charlie, come mio cugino Torcia....
Come tanti altri miei Colleghi.
Trad. WEBMASTER DA VARIE FONTI
FRA CUI:
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