INDICE DI DOCTOR-NDELA SCIENZA E IL PARANORMALE

SOMMARIO   Pag.21

TEORIE SCIENTIFICHE DELLE NDE

L’inizio della psicofonia

Esiste la coscienza
al di fuori del cervello?

Disturbo Ossessivo Compulsivo Religioso

INTERVISTA AL DR. PARNIA

LA COSCIENZA NON E' LOCALE

Il caso non esiste: c’è una forza
intelligente che governa tutto

SCIENZA E NDE

"...E POI SONO TORNATA!"

SCIENZIATI NON SONO POI COSì SCETTICI SUL PARANORMALE!

LA NOSTRA COSCIENZA È LUCE!

NDE RIPRODOTTE IN LABORATORIO?

EINSTEIN NON CI CREDEVA!

STORIE DI LUCIDITA' TERMINALE

TANTI SUICIDI,QUALI LE CAUSE?

LA SCIENZA CONFERMA LE PREMONIZIONI?

CARDIOLOGO RIVELA I RISULTATI DOPO 18 ANNI
DI RICERCA SULLE NDE

CERVELLO QUANTICO?

INTERVISTA AL DR. PARNIA

AWARE2 : CI SIAMO?!

Il progetto SoulPhone

TEORIE SCIENTIFICHE DELLE NDE (25-10-19)
DI KEVIN WILLIAMS

Sebbene vi siano meccanismi nel cervello coinvolti nel processo di morte, la scienza non può concludere che la coscienza sia solo un prodotto del cervello che cessa di esistere dopo la morte cerebrale permanente.
La scienza non è in grado di giungere a questa conclusione a causa della grande quantità di prove circostanziali ricavate dalla ricerca della NDE sul funzionamento della coscienza separata dal corpo - un fenomeno paranormale chiamato "percezione veridica".
Sebbene la scienza non possa provare che la coscienza sopravvive alla morte, in questo momento sono in corso ricerche sulla percezione veridica
(Studio AWARE II) che possono fornire prove scientifiche della coscienza che sopravvive alla morte e che esiste al di fuori del corpo. Un'attuale teoria della coscienza supporta la sopravvivenza della coscienza dopo la morte ipotizzando che essa non sia affatto localizzata nel cranio.
La coscienza potrebbe teoricamente esistere nelle onde aeree proprio come un segnale audiovisivo che viene elaborato in un televisore, per esempio.
Quando un televisore è spento, il segnale audiovisivo esiste ancora nelle onde radio. Allo stesso modo, quando il cervello muore, la coscienza può continuare ad esistere al di fuori del cervello.
 In altre parole, la coscienza non è prodotta dal cervello, ma è mediata dal cervello.
Continuando con questa analogia, le attuali teorie materialiste affermano che le NDE sono solo un prodotto del "televisore" (il cervello). I materialisti presumono che la morte sia la fine della coscienza, proprio come spegnere una televisione e porre fine a un programma televisivo sullo schermo. Ma la nostra analogia presuppone che il programma televisivo (coscienza) continui ad esistere nelle onde aeree senza una vera televisione per mediarlo. Alcuni dei migliori ricercatori della coscienza, come il dottor Stanislav Grof, credono che questa analogia si adatti.
Quelle che elenchiamo sono alcune di queste teorie scientifiche materialiste riguardanti il fenomeno delle NDE e perché tali teorie non riescono a spiegare il fenomeno stesso. Tralasciando le altre, oggi ci occuperemo dell'ipotesi Aldilà.
 

Teorie scientifiche dell'esperienza di pre-morte

1. The Dying Brain Theory. O del cervello morente che crea allucinazioni.
2. Teoria di Charles Darwin.  NDE frutto dell'evoluzione?
3. La teoria dell'allucinazione. Semplici allucinazioni?
4. Teoria del lobo temporale visto come sede della coscienza
5. La mancanza di ossigeno. Mai dimostrata, anzi smentita!
6. La teoria della depersonalizzazione. Di fronte a una spiacevole realtà di morte e malattia
 si cerca di sostituirla con piacevoli fantasie per proteggersi.
7. La memoria della teoria della nascita. Ricordo del passaggio nel canale del parto.

8. L'ipotesi dell'Aldilà

Sebbene vi siano meccanismi nel cervello coinvolti nel processo di morte, la scienza non può concludere che la coscienza sia solo un prodotto del cervello che cessa di esistere dopo la morte cerebrale permanente. La scienza non è in grado di giungere a questa conclusione a causa della grande quantità di prove circostanziali ricavate dalla ricerca della NDE sul funzionamento della coscienza al di fuori del corpo - un fenomeno paranormale chiamato "percezione veridica".
Sebbene la scienza non possa provare che la coscienza sopravvive alla morte, in questo momento sono in corso ricerche sulla percezione veridica (Studio AWARE II) che possono fornire prove scientifiche della coscienza che sopravvive alla morte e che esiste al di fuori del corpo. Un'attuale teoria della coscienza supporta la sopravvivenza della coscienza dopo la morte ipotizzando che non sia affatto localizzata nel cranio. La coscienza potrebbe teoricamente esistere nelle onde eteree proprio come un segnale audiovisivo che viene elaborato in un televisore, per esempio.
Quando un televisore è spento, il segnale audiovisivo esiste ancora nelle onde radio;  allo stesso modo, quando il cervello muore, la coscienza può continuare ad esistere al di fuori del cervello stesso.
In altre parole, la coscienza non è prodotta dal cervello, ma è mediata dal cervello.
Continuando con questa analogia, le attuali teorie materialiste affermano che le NDE sono solo un prodotto del "televisore" (il cervello). I materialisti presumono che la morte sia la fine della coscienza, proprio come spegnere una televisione e porre fine a un programma televisivo sullo schermo. Ma la nostra analogia presuppone che il programma televisivo (coscienza) continui ad esistere nelle onde aeree senza più un televisore per mediarlo. Alcuni dei migliori ricercatori della coscienza, come il dottor Stanislav Grof, credono che questa analogia ben si adatti.

[Questo sito Web ha  un lungo elenco di prove scientifiche a supporto dell'ipotesi dell'Aldilà e vi invitiamo
a cercare gli Autori citati nel nostro motore di ricerca interna o nella sezione Doctor-nde   -NdR]


Il dottor Melvin Morse , che ha svolto tutte le ricerche innovative con i bambini piccoli, afferma inequivocabilmente:
"Non c'è spiegazione per la luce." ( Dr. Melvin Morse )

Il dott. Kenneth Ring , uno dei più rispettati ricercatori in pre-morte che ha fatto molto lavoro nell'inserire le NDE nella ricerca accademica, ha questo da dire sulla teoria dell'Aldilà:

"Qualsiasi adeguata spiegazione neurologica dovrebbe essere in grado di mostrare come l'intero complesso di fenomeni associati all'esperienza centrale [vale a dire, lo stato fuori dal corpo, la conoscenza paranormale, il tunnel, la luce dorata, la voce o la presenza, l'apparizione di parenti deceduti, belle vedute e così via] dovrebbe avvenire in modo soggettivamente autentico come conseguenza di specifici eventi neurologici innescati dall'approccio della morte ... Sono tentato di sostenere che l'onere della prova è ora spostato su coloro che desiderano spiegare le NDE in questo modo ". ( Dr. Kenneth Ring )

Queste frasi sono un pò complicate, ma ciò che Ken Ring sta dicendo è che ci sono così tante caratteristiche coerenti nelle NDE che sarà molto difficile trovare una buona spiegazione  in termini di funzionamento fisico del cervello; ritiene pure che l'evidenza sia così forte che i ricercatori  non dovrebbero più sentire che l'onere è a loro carico per dimostrare che accadono, ma piuttosto per gli scettici per dimostrare che non esistono.

Forse l'ultima parola dovrebbe essere data a Nancy Evans Bush, sperimentatrice dello IANDS, che ha dichiarato:

"
Non esiste esperienza umana di alcun tipo che non possa semplicemente essere ridotta a un processo biologico, ma che non compensa in alcun modo il significato che tali esperienze hanno per noi - che si tratti di innamorarsi, di soffrire o di avere un bambino. O avvicinarsi alla morte e fare un'esperienza trascendentale. "( Nancy Evans Bush )

C'è una "montagna" di prove scientifiche che suggeriscono che la coscienza può sopravvivere alla morte corporale e
 sono state verificate grazie alle NDE che coinvolgono la " percezione veridica ".
Alcune  sono spontanee e circostanziali, del tipo che si presenterebbe in tribunale.
Molti ricercatori hanno sottolineato come la scienza non sia nemmeno stata in grado di quantificare la coscienza, per non parlare del tentativo di quantificare la NDE. Gli scienziati mancano certamente degli strumenti necessari per quantificare e comprendere appieno la natura della coscienza. Il problema che gli scienziati affrontano in questa materia è come la coscienza possa derivare da un grumo di sostanza appiccicosa (il cervello) o come un conglomerato di atomi e molecole possa produrre la mente.
Forse un giorno, quando la scienza avrà scoperto la vera natura della coscienza, potremmo allora essere sulla strada
giusta per trovare prove scientifiche conclusive di una vita dopo la morte.
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https://www.near-death.com/science/theories-of-ndes.html

 

 

L’inizio della psicofonia   (15-07-19)

Di Elisabetta Piccini

Che cos’è la psicofonia? E quando ha avuto inizio?

Il discorso sarebbe molto lungo e tecnico
pertanto preferisco lasciarlo agli esperti del campo, (stiamo aspettando un interessante articolo dal dott.
Felice Masi) tuttavia merita che si spendano alcune parole almeno sulla sua storia.
Con l’avanzare della tecnologia e della Ricerca Psichica anche dall’Aldilà pare ci sia stato un
progressivo e inequivocabile sviluppo dei vari modi di comunicazione con la nostra dimensione. O meglio, voglio dire che con l’avanzare della tecnologia anche Coloro che vivono nell’Oltre possono usufruire di nuovi metodi di comunicazione.
Naturalmente questa non è una regola tuttavia si è visto che con l’avanzare dell’era elettronica anche certe manifestazioni si sono ottenute mediante apparecchiature quali computer, stampanti, fax, ecc.
Da quando, nella seconda metà dell’ ‘800, Allan Kardec faceva in Francia i suoi esperimenti con
le “tables tournantes” del tempo ne è passato e oggi certi sistemi sono del tutto superati. Inoltre c’è
da dire che quest’ultimo sistema, se usato in modo improprio o per semplice curiosità, nasconde
numerosi rischi. Tuttavia c’è ancora chi pratica questo arcaico sistema per comunicare con l’Aldilà
ma per essere sinceri sarebbe meglio evitarlo, non perché in sé sia sbagliato ma per i rischi che tale
metodo comporta. [Dei rischi di sedute medianiche mediante metodi quali il tavolo oppure lo
psicografo e altri simili ne parlo alla voce “Medianità”].
Con il progressivo sviluppo tecnologico anche le Individualità Intelligenti che vivono nell’Aldilà
sembrano prediligere sistemi che esulano dal consueto e, per comunicare con noi, usano metodi
molto più avanzati.
Uno fra questi – forse il più usato – la psicofonia o metafonia di cui si ha una prima
testimonianza “ufficiale” – anche se forse meno conosciuta – nel 1952 e di cui fu protagonista
proprio un sacerdote, Padre Agostino Gemelli e del fenomeno fu testimone un benedettino, padre
Ernetti. Accadde che, mentre i due religiosi stavano registrando della musica sacra su un
magnetofono, l’apparecchio si guastò.
Padre Gemelli si inquietò molto per questo contrattempo e invocò l’aiuto del padre, da tempo
defunto, perché lo aiutasse nell’intento di rimediare al guasto.
Finalmente, dopo non pochi sforzi, riuscì nell’intento e, al riascolto udì ben chiara la voce di suo
padre che disse: “Ma sì che ti aiuto!”. Padre Gemelli sbiancò, poi domandò “Papà, sei tu?” e
subito la risposta fu “Ma sì che sono io, testone!”.
I due religiosi, allora, pensarono che di tale fenomeno fosse meglio parlarne con il pontefice
anche per non rischiare di essere accusati di praticare spiritismo.
Il Papa, Pio XII, rispose che non era da considerarsi spiritismo ma si trattava di cosa da trattare
con molta prudenza e attenzione.
Ma la testimonianza più conosciuta ci giunge da Friedrich Jürgenson ed è a lui che dobbiamo la
“scoperta” del fenomeno delle voci, avvenuta in maniera quasi casuale nel giugno del 1959. Da
allora Jürgenson ha dedicato a questo fenomeno e alla sua diffusione tutto il suo tempo e la sua
energia.  Ha realizzato anche un libro che è stato pubblicato in Italia nel 1976 dal titolo Dialoghi con l’aldilà
in cui narra la storia delle “voci”.
Quindi, a giusta ragione, potremmo affermare che il 12 giugno 1959 ha avuto inizio “ufficialmente”
un’altra nuova era. In quel giorno, infatti, Jürgenson pose il suo piede in Nuovo Mondo, scoprendo
per la prima volta nel suo registratore voci provenienti da un’altra dimensione.
Dopo aver letto il libro di Jürgenson Dialoghi con l’aldilà (Armenia ed. 1976) si è sentito stimolato
a tentare un contatto con le voci anche Konstantin Raudive, scrittore e filosofo, che dopo un inizio
improntato su un po’ di scetticismo si dedicò completamente alla ricerca in questo campo.
Purtroppo venne a mancare improvvisamente forse per essersi dedicato troppo a questo impegno
senza risparmiarsi.
Padre Leo Schmid, sacerdote cattolico svizzero, moriva poco tempo dopo. Anche quest’ultimo,
unitamente al suo compito sacerdotale, aveva svolto ricerche nel campo delle voci. Pare che vi fosse
stato spinto proprio dalla sua Chiesa: in ogni caso non gli fu mai impedito di svolgere questa attività
né di parlarne pubblicamente. Padre Schmid ha detto durante una sua conferenza “E’ naturale che
continuamente mi venga chiesto perché io, nella mia qualità di sacerdote, mi occupi di queste cose
ritenute macabre e occulte. Colgo volentieri questa occasione per dare una risposta definitiva.
Qui si tratta di una ricerca che ha per oggetto la verità. Ma non c’è verità che non conduca a
Cristo, che ha detto di se stesso: “Io sono la Verità”. Perciò ogni progresso verso la verità, è un
passo avanti verso di Lui. Quindi la Chiesa di Cristo non ha nulla da temere da una seria indagine
scientifica. […] Certamente queste esperienze non potranno mai essere ritenute prove definitive,
ma potranno giovare a rendere la fede più facile e comprensibile a molte persone che cercano e dubitano.”
– Bibliografia: AA.VV. Voci dall’invisibile. Milano, Armenia Editore,1978.

 

Esiste la coscienza
al di fuori del
cervello?
(04-07-19)


Il consenso scientifico prevalente nelle neuroscienze è che la coscienza è una proprietà emergente del cervello e del suo metabolismo. Quando il cervello muore, la mente e la coscienza dell'essere a cui quel cervello apparteneva cessa di esistere. In altre parole, senza un cervello non può esserci coscienza.
Ma secondo la ricerca decennale del dottor Peter Fenwick, un Neuropsichiatra molto stimato che ha studiato il cervello umano, la coscienza e il fenomeno dell'esperienza di pre-morte (NDE) da 50 anni, questa visione non è corretta. Nonostante inizialmente fosse estremamente incredulo delle NDE e dei fenomeni correlati, Fenwick ora crede che la sua vasta ricerca suggerisca
 che la coscienza persiste dopo la morte.
Infatti, Fenwick crede che la coscienza esista effettivamente, indipendentemente e al di fuori del cervello come una proprietà intrinseca dell'universo stesso come la materia oscura, l'energia oscura o la gravità.
Quindi, secondo Fenwick, il cervello non crea né produce coscienza; piuttosto, la filtra. Per quanto strano possa sembrare all'inizio, ci sono alcune analogie che mettono in risalto il concetto. Ad esempio, l'occhio filtra e interpreta solo un piccolo frammento dello spettro elettromagnetico e l'orecchio registra solo una gamma ristretta di frequenze soniche. Allo stesso modo, secondo Fenwick, il cervello filtra e percepisce
solo una piccola parte della coscienza "intrinseca" del cosmo. "
In effetti, l'occhio può vedere solo le lunghezze d'onda dell'energia elettromagnetica che corrispondono alla luce visibile, ma l'intero spettro EM è vasto e si estende da onde radio a energia estremamente bassa, a lunghe lunghezze d'onda a raggi gamma incredibilmente energetici, con lunghezze ultracorte. Quindi, anche se non possiamo "vedere" gran parte dello spettro EM, sappiamo che esistono cose come i raggi X, la radiazione infrarossa e le microonde perché abbiamo strumenti per rilevarli.
Allo stesso modo, le nostre orecchie possono registrare solo una gamma ristretta di frequenze sonore, ma sappiamo che esiste comunque un'enorme quantità di altre impercettibili all'orecchio umano.

Quando l'occhio muore, lo spettro elettromagnetico non svanisce o smette di essere; è solo che l'occhio non è più vitale e quindi non può più filtrare, essere stimolato da e reagire alla luce. Ma l'energia con cui ha interagito in precedenza rimane comunque, e così anche quando l'orecchio muore, o smette di trasdurre onde sonore, le energie a cui normalmente risponde l'orecchio vivente continuano ad esistere. Secondo Fenwick, così è con la coscienza. Solo perché l'organo che filtra, percepisce e interpreta muore non significa che il fenomeno stesso cessi di esistere. Cessa solo di essere nel cervello ormai morto ma continua ad esistere indipendentemente dal cervello come proprietà esterna dell'universo stesso.

Inoltre, secondo Fenwick, la nostra coscienza ci inganna nel percepire una falsa dualità di sé e dell'altro quando in realtà c'è solo l'unità. Non siamo separati dagli altri aspetti dell'universo, ma una parte integrante e inestricabile di essi. E quando moriamo, trascendiamo l'esperienza umana della coscienza, la sua illusione di dualità, e ci fondiamo con la proprietà di coscienza intera e unificata dell'universo.
Quindi, ironicamente, solo nella morte possiamo essere pienamente coscienti.
Questo non deve essere preso come la dimostrazione di Dio o d'un Creatore perché la coscienza cosmica descritta da Fenwick non ha creato l'universo ma è semplicemente una sua proprietà. Ovviamente, nonostante il suo impressionante corpo di ricerche su questo argomento, non esiste un modo corrente per stabilire empiricamente la validità dell'ipotesi della coscienza cosmica di Fenwick.
In definitiva, si allinea più con la fede che con la scienza. Sembra quindi che la risposta alla domanda nel titolo di questo post sia
"No". Non esiste un quadro esplicativo empiricamente stabilito per comprendere come la coscienza
 possa esistere indipendentemente e al di fuori del cervello.
Ricorda il vecchio indovinello: "Se un albero cade nei boschi e nessuno è lì per sentirlo, emette ancora un suono?"
Beh, sembra che la risposta sia "No." Perché il suono è la percezione cosciente di stimoli acustici che richiedono un organo sensoriale. Senza un orecchio per ascoltare e un cervello per interpretare la stimolazione ci saranno solo vibrazioni molecolari ma nessun suono, di per sé. Allo stesso modo, tutte le energie e i fenomeni biofisici che il cervello sperimenta come coscienza esistono in effetti indipendentemente e al di fuori del cervello (ad esempio, la fisica, la chimica e gli eventi quantistici). Ma la meravigliosa esperienza della coscienza stessa sembra richiedere a un cervello di darne origine e una mente basata sul cervello a percepirla.
Ricorda: pensa bene, agisci bene, senti bene, stai bene!

Fonte Internet non precisata.
 

COSa E' IL Disturbo Ossessivo Compulsivo Religioso (28-04-19)
www.aiutonaturale.it

Uno degli insegnamenti più preziosi che ci ha lasciato il compianto Bruce Moen, è quello di liberarsi da tutti i dogmi e i tabù religiosi prima di intraprendere il nostro personale "Viaggio Al di là Del Dubbio".  Quante persone credono che la spiritualità significhi recitare noiose orazioni, partecipare a riti, di cui spesso non si conosce il significato, sentirsi continuamente in colpa per "peccati" d'ogni tipo e via discorrendo? Purtroppo le religioni sono state ampiamente usate da chi è al potere per assoggettare le masse, ma difficilmente i primi si sono uniformati ai dettami di quelle religioni che inculcavano nelle menti dei più deboli. In questo articolo il Dr. Vittorio Paola, Psicologo e Ricercatore  della Coscienza, ci illustra le caratteristiche di questa tipologia di persone che vivono malissimo la loro vita e che, inevitabilmente, vivranno (non certo per l'eternità) in un orribile Aldilà, come ci ha descritto Bruce Moen in alcuni articoli da noi pubblicati (Click )
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Il Dogma religioso asserisce che se vogliamo restare nell’ambito Cristiano e non inimicarci Dio, dobbiamo seguire i suoi insegnamenti che sono sintetizzati nei famosi 10 comandamenti.
Se ci comportiamo bene conquisteremo dopo la morte il bene supremo chiamato paradiso e in caso contrario saremo catapultati in un luogo tremendo dove saremo puniti per l’eternità con fuoco e fiamme e pece bollente e saremo continuamente spinti alla sofferenza per mano di alcune entità chiamati diavoli.
Se associamo questo contesto ad alcune personalità già ferite che vivono nella costante paura e nel senso di colpa e nella vergogna derivante da presunti errori commessi, oppure nel costante rifiuto delle pulsioni sessuali perché vittime da una educazione infantile che ha colpevolizzato a dismisura le esigenze sessuali e le pulsioni connesse (Madre morbosamente legata al figlio), ecco che prende origine quello che viene definito Disturbo Ossessivo Compulsivo Religioso che può evolversi in una personalità delirante.
 In tali soggetti insorge facilmente la paura ossessiva e il timore di vivere nel peccato e che tale peccato possa metterli di fronte al giudizio divino e alla dannazione eterna e non è sufficiente il loro costante stato di penitenza e la richiesta di assoluzione che sono in grado di fornire soltanto una fugace sensazione di pace ma non sufficiente per eliminare e ridimensionare la preoccupazione sperimentata come ossessiva.
Questo particolare disturbo Ossessivo Compulsivo è anche caratterizzato come scrupolosità associata ad un abnorme fervore religioso. In concomitanza con tale stato disfunzionale, molte persone, risultano essere anche ossessionate da sentimenti di dubbio, senso di colpa e ansia su una questione che per loro è di vitale importanza: la fede.
La scrupolosità, dunque, conforma un tipo di disturbo ossessivo compulsivo a sfondo religioso in cui l’ansia primaria della persona consiste nella paura di essere colpevole, di non rispettare al meglio i dettami della religione e di possedere sempre un alto senso etico o una morale perfetta a qualsiasi costo.
Coloro che sono afflitti da questo tipo di scrupolosità temono che il loro sforzo costante di vivere secondo i valori spirituali e religiosi, non sia mai abbastanza e che ogni gesto da loro compiuto possa esporli al peccato religioso e dunque all'estremo giudizio Divino: queste persone, pretendono da se stesse la perfezione morale e comportamentale.
Questi soggetti, sperimentano dunque, tutte le caratteristiche psicologiche e somatiche del disturbo DOC con aggiunta di ansia religiosa, messa in atto di rituali, creazione di scenari, sempre a sfondo religiosi, che rappresentano l’habitat punitivo dove loro sconteranno la pena per i loro peccati come una sorta di giusta punizione: “mi merito di andare all'inferno” è una frase ricorrente. Cominciano dunque a sviluppare un pensiero di morte, di inferno, di demoni e di schemi di contaminazione che, in fin dei conti, rappresentano la loro paura estremizzata e al contempo la redenzione essendo giusta questa punizione.
Infine va detto che un soggetto DOC religioso con scrupolosità soffre spesso di una fusione pensiero-azione un meccanismo mentale tramite il quale una persona giudica un particolare pensiero come moralmente equivalente ad un comportamento reale, dunque carico di tutte le componenti etiche correlate, sentendosi un depravato peccatore per dei pensieri involontari, pur non avendo commesso nella realtà nessun comportamento censurabile. I soggetti con scrupolosità presentano poi una fissazione selettiva dell’attenzione sulle questioni religiose particolari quali, paranoie su Santi e personaggi religiosi, esasperazione di concetti dogmatici (inferno, paradiso, ecc.)  con inclusioni nella vita reale che iniettano percezioni ansiose e di paura a se e agli altri appartenenti al suo network sociale o di riferimento. A volte insorgono anche delle convinzioni deliranti ove l’individuo è assolutamente sicuro
che le convinzioni espresse nel DOC siano autentiche e provate.

Fonte:https://www.facebook.com/groups/ (Gruppo Chiuso,Necessario Iscriversi)

INTERVISTA AL DR. PARNIA  (24-04-19)
Un nostro affezionato Lettore, Silvio, ci ha segnalato una recentissima intervista concessa dal Dr. Sam Parnia ad una radio privata. Trattandosi di un file audio in inglese, abbiamo chiesto aiuto alla nostra Collaboratrice Julia che ci ha riassunto i contenuti.
Pur non sbilanciandosi sui possibili risultati ottenuti dallo Studio Aware II (che sarà completato solo fra un anno o due) il Dr. Parnia ha risposto a tono allo scettico intervistatore e ci fa capire che siamo a buon punto nella ricerca sulla coscienza.

Prima domanda: E' possibile riportare in vita persone dopo un arresto cardiaco. per poi spiegare veramente cosa è loro capitato nei momenti in cui erano clinicamente morti? Prima di porre il quesito al Dott. Parnia, il presentatore parla un attimo del concetto di near.death o real-death experience e dice che tutti i sopravvissuti che ha intervistato parlavano di rammarico per cose che non avevano fatto, ma nessuno diceva di rimpiangere di non aver passato più tempo a coltivare la propria carriera.
Quindi introduce il Dott. Parnia chiedendogli conferma che non è una persona particolarmente religiosa. Il Dott. Parnia si presenta, spiega che il suo lavoro è quello di medico nell'ICU (Rianimazione) e il suo compito è salvare persone che hanno un arresto cardiaco possibilmente senza danni cerebrali, il che include lo studio di tali esperienze, inclusa la morte e le prime fasi della morte.

Al minuto 2:40 il Dott Parnia comincia a parlare della definizione di morte e di come con l'arresto cardiaco nel giro di pochi secondi la morte interviene. Afferma che, fino a 50 anni fa si pensava che l'arresto cardiaco fosse irreversibile.
Poi si è scoperta la rianimazione cardiopolmonare.
Adesso invece ci sono persone che tornano in vita dopo un giorno, dopo essere state portate in obitorio. L'ultima notizia che risale a questa intervista (poco prima di Pasqua) è che è stata eseguita una ripresa funzionale di cellule cerebrali di maiale morto da quattro ore. Parnia insiste a sottolineare che non stiamo spostando il momento della morte in virtù degli strumenti di rianimazione che scopriamo:la morte è sempre quella e si verifica come si è sempre verificata.

A 2'42" l'intervistatore chiede "Se una persona può essere riportata in vita, significa che non è mai morta?"
Parnia dissente anche se lo considera un quesito filosoficamente interessante, poichè quando il cuore cessa di battere, la persona smette di respirare e il cervello cessa di funzionare nel giro di due secondi. Il paziente si immobilizza e diventa senza vita.
A questo punto si determina la morte. L'avvento di sistemi per riavviare il cuore o il cervello non cambia il fatto che da quel momento in poi le cellule dell'organismo entrano nella fase del processo successivo alla morte.
Si è scoperto che per raggiungere uno stato di deterioramento irreversibile ci vogliono ore, se non giorni,

Segue il riferimento all'esperimento di Yale, dove su un cervello di maiale morto da quattro ore [https://scienze.fanpage.it]
si è riavviata l'attività delle cellule cerebrali. La maggior parte delle persone pensa che bastino 5 minuti di morte cerebrale per determinare danni irreversibili al cervello ma gli studi dimostrano che non è così.
L'intervistatore (
piuttosto aggressivo e maleducato direi -NdR-) cerca allora di tracciare un parallelo fra il corpo umano e l'hardware di un computer staccato momentaneamente dalla corrente, parallelismo che non irrita Parnia, il quale però indica che lo studio a questo punto deve analizzare anche cosa succede alla coscienza DURANTE il periodo in cui l'HD è staccato.
Lo studio di Parnia dura da 20 anni e ha raccolto ormai i dati di milioni di rianimazioni dalla morte. I ricordi che le persone attestano di avere sono comuni (pace, incontro con persone care defunte ecc.) e inoltre portano riscontri molto dettagliati su cose avvenute durante la rianimazione che non potevano assolutamente sapere.
Parnia chiude raccontando il caso riferitogli dal suo collega Richard, che riguarda un giovane di 32 anni, sul quale la sua equipe aveva lavorato dai 45 ai 60 minuti per rianimarlo, ma senza successo.
Decidono di dichiararlo morto e informano i parenti. Richard va in ufficio a compilare la cartella ma non ricorda la dose esatta di epinefrina o adrenalina somministrata al giovane, quindi torna in sala e si accorge che non è più blu come lo aveva lasciato, ma ha la pelle rosea.  Controlla e sente il polso. Con riluttanza,essendo stato il giovane senza compressioni toraciche per 15 minuti e temendo irrversibili danni, chiama tutta l'equipe e si decide di mandarlo all'ICU. Una settimana dopo rivede Richard che si sbraccia per
salutarlo, gli va vicino e gli si presenta dicendo di essere colui cui ha salvato la vita e descrivendo tutti i dettagli della rianimazione.
Preciso alcuni dati: Sam Parnia opera in questo settore da più di vent'anni. I casi di rianimazione dalla morte studiati sono milioni e vengono da tutto il mondo. I fatti comuni sono: pace, visione di una luce brillante, incontri con persone care defunte, e incontestabili testimonianze su quanto avveniva durante la rianimazione e il paziente era a tutti gli effetti MORTO.
 

Fonte: http://www.iheartradio.ca/

LA COSCIENZA NON E' LOCALE (26-03-19)
DAL WINBRIDGE INSTITUTE
Costituito nel 2008, il Windbridge Institute, LLC, è dedicato alla conduzione di ricerche di livello mondiale su fenomeni attualmente inspiegabili nell'ambito delle discipline scientifiche tradizionali.
Le nostre principali aree di ricerca e sviluppo includono Mindfulness, Creativity, Intuition e Intenzione.
Il nostro scopo principale è la ricerca applicata con l'obiettivo di sviluppare e distribuire informazioni, servizi e tecnologie che consentano alle persone di raggiungere il loro pieno potenziale.

Cosa succede dopo la morte?
Ci sono due teorie principali che offrono spiegazioni su ciò che accade alla
mente, sé, o identità ("coscienza") di te o della persona amata quando il cervello e il corpo fisico muoiono.
Il primo, chiamato materialismo, afferma che la coscienza è creata dall'anatomia e dalla chimica del cervello; quando il il cervello muore, così fa la coscienza.
Nella seconda spiegazione, la coscienza è vista come non locale; cioè, non è localizzata nel cervello
 e continua ad esistere dopo la morte fisica.

Coscienza non locale
 Nella spiegazione non locale, la coscienza non è vincolata dallo spazio o dal tempo. La
coscienza può sperimentare la realtà separata dal corpo durante le esperienze extracorporee. Può accedere ad
informazioni dal futuro durante un processo chiamato precognizione, a grandi distanze durante la pratica di
visione remota o chiaroveggenza, o alla mente di altri che usano la telepatia. Inoltre, non
può influenzare la materia fisica attraverso la psicocinesi. Questi fenomeni possono verificarsi di proposito
o possono accadere involontariamente e / o durante stati specifici come i sogni. Chiamati
collettivamente psi, vedi:
https://psi-encyclopedia.spr.ac.uk/categories sono stati studiati da ricercatori
che hanno raccolto evidenze che forniscono supporto cumulativo per la realtà della psi "che non
può essere prontamente spiegata nonostante la qualità degli studi, da frode, segnalazione selettiva,
incompetenza sperimentale o analitica, o altre critiche frequenti "(Cardeña, 2018, 663).
Questi fenomeni non locali dimostrano che la coscienza esiste oltre il cervello. È come un segnale e il
cervello è come un'antenna. Quando l'antenna è danneggiata (come durante una lesione cerebrale o una
malattia), può avere problemi nel ricevere il segnale, ma il segnale stesso non viene alterato.
Nella spiegazione non locale, il il segnale di coscienza continua ad esistere dopo la morte dell'antenna /cervello.
 Diverse aree di ricerca scientifica hanno raccolto prove a sostegno della
spiegazione della sopravvivenza della coscienza  (per esempio, Kean, 2017). Questi includono:

• i bambini che ricordano vite precedenti (ad esempio, Tucker, 2013),

• esperienze di pre-morte (NDE, ad es.
Holden, Greyson e James, 2009; Rivas, Dirven, & Smit, 2016; van Lommel, 2010),

• esperienze di fine vita
(ELE, ad es. Fenwick, Lovelace e Brayne, 2010; Kerr, et al., 2014), e

 • vari tipi di esperienze di
comunicazione post-morte (ADC).

Nel Centro di ricerca di Windbridge, la nostra ricerca sulla sopravvivenza riguarda principalmente lo studio
dei medium, persone che riportano di avere una comunicazione regolare con i defunti (ad es. Beischel, 2015;
Beischel, 2018; WRC, 2017; vedere anche:
www.windbridge.org/education) e coloro che ricevono informazioni (sitter).
 Presi insieme e raccolti da un gruppo internazionale di studiosi, i dati sulla ricerca psi e sulla sopravvivenza della coscienza forniscono il miglior supporto alla spiegazione che la coscienza non è locale e sopravvive alla morte fisica del corpo.

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Il caso non esiste: c’è una forza intelligente che governa tutto (08-03-19)

Fisico e teorico americano molto rispettato, Michio Kaku, famoso per la formulazione della teoria rivoluzionaria delle stringhe (modello di fisica fondamentale che presuppone che le particelle materiali apparentemente specifici
sono in realtà “stati vibrazionali”) , ha recentemente causato una piccola scossa nella comunità scientifica sostenendo di aver trovato le prove dell’esistenza di una forza sconosciuta e intelligente che governa la natura.

Più semplicemente, qualcuno simile al concetto che molti hanno di Dio come creatore e organizzatore dell’universo.
Per arrivare a questa conclusione Michio Kaku ha utilizzato una nuova tecnologia creata nel 2005 e che gli ha permesso di analizzare il comportamento della materia su scala subatomica, basandosi su un “primitivo tachioni semi-radio”.
Tachioni, incidentalmente, sono tutte quelle ipotetiche particelle in grado di muoversi a velocità superluminali, cioè sono particelle teoriche, prive di qualsiasi contatto con l’universo.
Quindi questa materia è pura, totalmente libera dalle influenze dell’universo che la circonda.

Viviamo in Matrix

Secondo il fisico, osservando il comportamento di questi tachioni in diversi esperimenti, si arriva alla conclusione che gli esseri umani vivono in una sorta di “Matrice”, cioè un mondo governato da leggi e principi concepiti da una specie di grande architetto intelligente . “Sono giunto alla conclusione che siamo in un mondo fatto da regole create da un’intelligenza, non molto diversa da un gioco per computer, ma naturalmente, più complessa”, ha detto lo scienziato.

Analizzando il comportamento della materia a scala subatomica, colpiti dalle primitive tachioni semi-radio , un piccolo punto nello spazio per la prima volta nella storia, totalmente libero da ogni influenza dell’universo, la materia, la forza o la legge, è percepito il caos assoluto in forma inedita .
“Credetemi, tutto quello che fino a oggi abbiamo chiamato caso, non ha alcun significato, per me è chiaro che siamo in un piano governato da regole create e non determinate dalle possibilità universali, Dio è un gran matematico” ha detto lo scienziato .https://youtu.be/hNqgUMhlNCs

C’è un Dio?
Michio Kaku ha ricordato che “qualcuno fece ad Einstein la grande domanda: c’è un Dio?
Al che Einstein rispose dicendo che credeva in un Dio rappresentato dall’ordine, dall’armonia, dalla bellezza, dalla semplicità e dall’eleganza, il Dio di Spinoza. L’universo potrebbe essere caotico e brutto, invece è bello, semplice e governato da semplici regole matematiche. ”

La teoria degli archi e la musica di Dio
Per quanto riguarda la formulazione della famosa “String Campo Theory”, o teoria delle stringhe, modello fondamentale della fisica che presuppone che particelle di materiale apparentemente specifici sono effettivamente “stati vibrazionali” un oggetto esteso più base chiamato ” corda “o” filamento “che renderebbe un elettrone, per esempio, non un” punto “struttura interna e dimensione zero, ma una massa di minuscole corde vibranti in uno spazio-tempo di più di quattro dimensioni , Kaku ha affermato che “per lungo tempo ho lavorato su questa teoria, che si basa su musica o piccole corde vibranti che ci danno le particelle che vediamo in natura. Le leggi della chimica con cui abbiamo avuto problemi alle superiori, sarebbero le melodie che possono essere suonate su queste corde vibranti. L’universo, sarebbe una sinfonia di queste corde vibranti e la mente di Dio, su cui Einstein scrisse molto, sarebbe la musica cosmica che risuona attraverso questo nirvana, attraverso uno spazio iper-dimensionale “.
Il fisico americano di origine giapponese ha concluso che “i fisici sono gli unici scienziati che possono pronunciare la parola “Dio” e non arrossire.
Il fatto essenziale è che queste sono domande cosmiche di esistenza e significato. Thomas Huxley, il grande biologo del secolo scorso, ha affermato che la questione di tutte le questioni della scienza e della religione è determinare il nostro posto e il nostro vero ruolo nell’universo. Pertanto, scienza e religione trattano la stessa domanda. Tuttavia, c’è stato essenzialmente un divorzio nel secolo scorso, più o meno, tra scienza e umanesimo, e penso che sia molto triste che non parliamo più la stessa lingua “.
 

Fonte:https://la-voce-della-coscienza.blogspot.com/

SCIENZA E NDE (13-02-19)

Le NDE sono un puzzle per gli Scienziati "ortodossi", ma per chi ha visioni più larghe, non costituiscono un mistero!
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>>In risposta alle affermazioni di esperienze paranormali, gli scettici sostengono che la maggior parte dei casi di NDE segnalati sono scarsamente documentati e dopo lungo tempo dal presunto momento dell'accadimento, quindi spiegabili sulla base del normale funzionamento dei canali sensoriali (Ring & Cooper 1997; Holden 2009; Mobbs & Watt 2011).
Tuttavia, casi confermati di "percezioni veridiche" nel contesto delle NDE pongono sfide di ricerca difficili e sono state variamente interpretate come prova per entrambe le dimensioni extrasensoriali delle NDE o "sopravvivenza" umana alla morte corporea.
Rapporti di percezioni veridiche da parte di sperimentatori di quasi morte ciechi congeniti rendono questo fenomeno ancora più sconcertante, in quanto tali casi escludono tutte le plausibili spiegazioni neuroscientifiche nell'ambito della scienza contemporanea e
forniscono prove convincenti che la coscienza ha proprietà non locali, almeno nel contesto di alcune NDE  (Kohr 1983; Ring & Lawrence 1993).

Vi è un notevole numero di prove che le percezioni veridiche avvengono nelle esperienze fuori dal corpo (OBE) non correlato alle NDE e solidi risultati ottenuti da indagini condotte rigorosamente con la visione a distanza che confermano che la percezione veridica è una capacità percettiva umana ampiamente condivisa che si verifica spontaneamente - incluso in alcune NDE e OBE - e durante altri stati di coscienza alterati,oppure in individui dotati, in condizioni di laboratorio controllate (Holden 2009; Ring & Cooper 1997; Paquette 2012).
Mentre confermati casi di percezioni veridiche in stati minimamente coscienti o nei momenti vicino alla morte sono certamente rari, un modello esplicativo completo di coscienza deve essere affrontato sugli aspetti extrasensoriali o non locali della coscienza riportati in NDE, OBE e altre cosiddette esperienze transpersonali.
(Fonte: http://journals.sfu.ca/…/in…/jnonlocality/article/view/76/79 <<

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"...E POI SONO TORNATA!" (23-12-18)
NDE dei bambini del Dr. Melvin Morse

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Nel suo ultimo libro, il Dr. Melvin Morse ci illustra un suo interessantissimo studio condotto sulle NDE dei bambini.
Colpisce il fatto che quasi tutti quelli che hanno superato un arresto cardiaco ne riportano una, a differenza degli adulti e, data la purezza mentale dei bimbi, tali racconti appaiono altamente attendibili.
Potete saperne di più, visitando il suo nuovo sito:
https://www.melvinmorsemd.com/consciousness.html

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<Jesse Lotte, otto anni, è quasi morta per insufficienza epatica da mononucleosi fulminante. È stata nel reparto di terapia intensiva all'ospedale pediatrico di Seattle per tre giorni in un profondo coma e ha subito la morte clinica per arresto totale delle funzioni vitali, eppure è sopravvissuta e ha recuperato appieno. Abbiamo intervistato Jesse come parte del nostro studio di ricerca di tutti i sopravvissuti ad una NDE nell'ospedale pediatrico di Seattle dal 1985 al 2000. 
Non abbiamo accettato volontari per il nostro studio, in quanto non avevamo idea se i bambini che abbiamo intervistato avessero avuto qualche tipo di esperienza associata alla sopravvivenza vicino alla morte. In realtà, eravamo convinti che non avevano alcuna esperienza. 
Il nostro gruppo di ricerca, composto dai capi dipartimentali dell'Unità di Terapia Intensiva e Neurologia e da una schiera di studenti di Medicina, aveva il tradizionale punto di vista scientifico che quando sei morto sei morto, ovvero che quando i pazienti vanno in coma e muoiano, la coscienza cessa e sperimentano solo l'oscurità e nient'altro.
Siamo rimasti scioccati dall'intervistare Jesse Lotte sulla sua NDE e sentirla dire che ricordava la sua stessa morte.
Ha detto di aver sentito e visto le infermiere entrare nella sua stanza e portare "quella cosa sul carrello che fa rumore".
Quindi ha aggiunto "... e poi ho visto mia nonna (che era morta in precedenza). qui (nel suo letto) e lei era lì (accanto al letto).
Ero così scioccato nel vederla. "
Come si può vedere nel suo disegno, la nonna di Jesse era circondata da un alone di luce bianca.
Jesse poi ci ha detto: "E poi sono tornata".
"Cosa vuoi dire, che sei tornata?" le ho chiesto.
Jesse aggrottò il viso e, a pugni chiusi mi disse: "Questo è quello che cerco ancora di capire."
Il nostro studio sui bambini sopravvissuti all'arresto cardiaco e ai coma profondi è stato il primo studio prospettico di esperienze di pre-morte pubblicate nella letteratura medica. Gli studi prospettici sono il gold standard per gli studi di ricerca clinica.
Abbiamo identificato due gruppi di pazienti rivedendo le loro cartelle cliniche. Un gruppo sopravvisse vicino alla morte, il che significa che avevano un'85% di possibilità di morire in base alle loro condizioni cliniche.
L'altro gruppo erano pazienti critici, ospedalizzati nell'unità di terapia intensiva dell'ospedale pediatrico di Seattle e trattati con farmaci inclusi narcotici e agenti anestetici. Il nostro gruppo di controllo era anche ventilato meccanicamente e in genere soffriva di mancanza di ossigeno al cervello. La differenza era che questo secondo gruppo di pazienti non era vicino alla morte; 
dovevano sopravvivere nonostante fossero gravemente malati.
Non avevamo idea di cosa questi pazienti ci avrebbero detto. Sospettavamo che il gruppo di controllo descrivesse eventi simili a lle NDE, poiché avevano subìto una mancanza di ossigeno e/o erano trattati con narcotici e altri farmaci che alterano la mente. 
Ma non lo sapevamo; è per questo che si chiama ricerca!

Come con Jesse Lotte, siamo rimasti scioccati nell'apprendere che praticamente tutti i sopravvissuti ci hanno descritto NDE, mentre nessuno dei nostri pazienti di controllo ha descritto alcuna esperienza similare!
In altre parole, le esperienze di pre-morte non erano causate da una mancanza di ossigeno al cervello, farmaci o una risposta psicologica a quasi morire. 


Abbiamo documentato che i pazienti critici, come previsto, non hanno ricordi di essere stati in coma, tuttavia, quando arrivano sull'orlo della morte, la coscienza ritorna in una forma espansa con spesso la percezione di lasciare i loro corpi fisici.
In termini chiari e inequivocabili, l'evidenza scientifica è che la coscienza sopravvive alla morte imminente del cervello in una forma espansa che è caratterizzata come da un senso di conoscenza universale e di unità con l'universo, così come incontrare parenti morti e interagire con un'entità che più bambini semplicemente descrive come "Dio". 
La scienza dell'esperienza di pre-morte ci insegna che la coscienza sopravvive alla morte del cervello.

In che modo questi bambini descrivono un arresto cardiaco ?
"E 'stato strano, mi hai appena risucchiato nel mio corpo" mi disse un bambino.
"Dimenticai il mio corpo, dimenticai di essere vivo, volevo solo arrivare a quella luce, essere con quella luce" disse un altro.
"Ho un segreto meraviglioso da dirti, stavo salendo una scala che andava in Paradiso".
"Dov'è il mio Gesù? (Quando mi hai resuscitato) "hai portato via il mio Gesù.

In effetti, 24 su 26 bambini sopravvissuti alla morte hanno descritto una sorta di esperienza pre-morte. 
Al contrario, nessuno degli oltre 150 pazienti di controllo che erano anche malati critici ma non vicini alla morte ha descritto alcun tipo di esperienza secondo la spiegazioneconosciuta delle neuroscienze e non erano affatto coscienti mentre erano in coma profondo.

Ancora più affascinante, il caso di un bambino che non ricordava alcun tipo di esperienza pre-morte. 
Lui e suo padre stavano pescando sul Lago Washington quando cadde in mare e affondò profondamente nell'acqua. 
Suo padre in preda al panico e un altro adulto si tuffarono disperatamente in acqua per cercare di salvarlo.
Non potevano vedere nulla nell'oscurità profonda ma, all'improvviso, videro una luce brillante giungere dal fondo del lago. 
All'interno della luce c'era il bambino. L'hanno afferrato e risuscitato con successo. 
Dopo una settimana nel reparto di terapia intensiva, il piccolo si riprese completamente.
I due uomini si interrogarono sulla luce che avevano visto.Pensavano che potesse essere stato semplicemente un raggio di sole che penetrava in qualche modo nelle profondità del lago. Così il giorno dopo, noleggiarono le attrezzature e si sedettero per un'ora sul fondo del lago dove era buio pesto: nessuna luce riusciva a penetrare in quelle profondità. Non avevano alcuna spiegazione per il chiarore misterioso che avava permesso loro di salvare il bambino. Eppure lui non aveva nessun ricordo dell'espaerienza, quindi abbiamo dovuto segnalarlo nel nostro rapporto finale fra i casi negativi.

Abbiamo pubblicato i nostri risultati sul Pediatric Journaldell'American Medical Association, su prestigiose riviste di ematologia oncologica e sul Lancet (quest'ultima come lettera all'editore). La rivista medica Current Problems in Pediatrics ha dedicato un'intera questione alla nostra ricerca. Ancora più importante, il nostro piccolo studio svolto presso l'Università di Washington è stato convalidato da un importante studio prospettico su larga scala fatto presso l'Università di Ultrech nei Paesi Bassi dal Cardiologo Pim van Lommel. Ha pubblicato il suo studio su Lancet e riportato risultati identici al nostro, ovvero che, quando i pazienti arrivano al punto di morte, riportano esperienze di NDE, mentre i pazienti critici non ricordano nulla delle loro malattie. 
Il Dr. Van Lommel e io ci siamo incontrati nei Paesi Bassi e coordinato i nostri protocolli di ricerca per accertarci che entrambi i nostri studi avessero criteri simili per comprendere e spiegare l'esperienza di pre-morte.
In sintesi, due eccellenti studi prospettici su esperienze di pre-morte, entrambi con gruppi di controllo appropriati, entrambi pubblicati nelle più prestigiose riviste mediche del mondo, documentano che la coscienza persiste al punto di morte. 
Il cervello a quel punto non funziona più, quindi chiaramente la coscienza deve esistere indipendentemente dalla funzione cerebrale.
La nostra ricerca chiarisce e convalida precedenti studi retrospettivi di esperienze di pre-morte. Nella ricerca retrospettiva, vengono identificati individui che descrivono esperienze vicine alla morte, e successivamente vengono applicati strumenti di ricerca sociologica per comprendere meglio la natura delle esperienze.
Questi ricercatori includono quelli del Dr. Kenneth Ring all'Università del Connecticut, del Dr. Michael Sabom all'Università della Georgia, del Dr. Raymond Moody (mio cognato) e del Dr. Bruce Greyson all'Università della Virginia. Questi studi sono molto importanti, ma sono viziati dal fatto che le persone devono prima credere di aver avuto un'esperienza di pre-morte, e quindi i ricercatori indagano sulle loro situazioni.
Nella ricerca prospettica del Dr. Van Lommel e del nostro gruppo al Seattle Children's Hospital, abbiamo identificato i sopravvissuti di gruppi di controllo vicini alla morte e li abbiamo intervistati riguardo alle loro esperienze, per capire  se davvero ne avessero avute. La maggior parte dei bambini che abbiamo studiato non aveva mai detto a nessuno, nemmeno ai loro genitori, delle loro esperienze, poiché pensavano che fossero solo sogni folli o strani o che non volevano essere criticati.
Questa ricerca è importante in quanto illustra che le esperienze di pre-morte sono semplicemente esperienze spirituali che accadono a tutti quando moriamo. Siamo esseri spirituali in un corpo umano e abbiamo aree specifiche nel nostro cervello che ci permettono di accedere alla stessa coscienza universale che incontreremo tutti quando moriremo.
FONTE: https://www.theuniversityofheaven.com

In appendice citiamo cosa pensa il Dr. Parnia, dell'esperienze di pre-morte:
 
È interessante notare che ciò che complica la nostra capacità di spiegare queste esperienze usando gli attuali modelli scientifici è che, in generale, dopo che le persone sono entrate nella zona grigia oltre la morte, la funzione cerebrale cessa quasi immediatamente mentre le cellule iniziano a subire il loro processo di morte (anche se non hanno ancora raggiunto quel punto assoluto di irreversibilità).
Pertanto, queste esperienze sembrano essere in qualche modo un paradosso scientifico e sollevano domande su come le persone potrebbero avere processi di pensiero lucidi e ben strutturati con ricordi validi durante questo periodo in cui esistono pur senza un cervello funzionante.  In breve, se si adotta il modello bottom-up di coscienza
[cioè un processo che parte dal basso e va verso l'alto -NdR], psiche > anima, allora gli eventi cognitivi e mentali non dovrebbero essere possibili in questo momento senza un cervello funzionante, a meno che ciò di cui ci stiamo occupando sia un modello top-down di coscienza [inverso] o qualche altro processo da scoprire,
o un errore di tempo relativo alle esperienze stesse.

Inoltre, sorge un'altra domanda: che cosa suggerisce il fatto che i ricordi possano essersi formati in un momento in cui non c'è alcuna funzione nel cervello e cosa ci dice sulla natura della memoria e sulla sua relazione con il cervello? Cioè, cosa ci dice della memoria e del ruolo degli impulsi elettrici che normalmente sorgono dal cervello e sono considerati il segno distintivo delle comunicazioni all'interno delle diverse regioni cerebrali?
Il cervello assomiglia al disco rigido di un computer, che in realtà memorizza e conserva ricordi al suo interno, o è più simile alla RAM, che, sebbene sia necessaria per eseguire compiti e funzioni, non memorizza in modo permanente ricordi al suo interno?
Se il cervello è il disco rigido per i nostri ricordi, come possono allora essere generati e memorizzati tali ricordi quando il cervello non funziona e non c'è attività elettrica? D'altra parte, se il cervello è più simile alla RAM di un computer, significa che i ricordi
possono essere memorizzati nella nostra coscienza, psiche o anima anche in assenza di funzioni cerebrali, ed è forse questo ciò che accade durante un esperienza di morte reale?

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INDAGINE SVELA CHE GLI SCIENZIATI NON SONO POI COSì SCETTICI SUL PARANORMALE!  (17-12-18)
 Nel corso della storia le persone hanno riportato esperienze eccezionali che sembrano trascendere i confini quotidiani dello spazio e del tempo, come percepire i pensieri di qualcuno a distanza. Poiché tali esperienze sono associate alla superstizione, e alcune violano le convenzioni materialiste attualmente accettate, si potrebbe presumere che gli scienziati e gli ingegneri sarebbero molto meno propensi a riportare esempi di queste esperienze rispetto alla popolazione generale. OBIETTIVI: Valutare 1) la prevalenza di esperienze umane eccezionali (EHE), 2) il livello di convinzione paranormale, 3) la relazione tra loro, e 4) i potenziali predittori di EHE in tre gruppi. PARTECIPANTI: Potenziali volontari sono stati scelti a caso per ricevere inviti per un sondaggio anonimo. MISURE PRINCIPALI: I dati sono stati raccolti su 25 diversi tipi di EHE, dati demografici, affiliazioni religiose o spirituali, credenze paranormali, salute mentale e tratti di personalità. Le differenze di gruppo sono state analizzate con test chi-quadro e analisi della varianza, e i predittori sono stati valutati con un modello lineare generale. RISULTATI: il 94,0% della popolazione generale (n = 283), il 93,2% di scienziati e ingegneri (n = 175) e il 99,3% di appassionati (n = 441) hanno approvato almeno un EHE (X2 (2) = 21,1, p <0,0005). La convinzione paranormale era più alta negli appassionati di EHE, seguita dagli scienziati e dalla popolazione generale F (2769) = 116,2, p <0,0005). La credenza era correlata positivamente con l'esperienza (r = 0.61, p <0.0005). Un modello lineare generale esplorativo ha mostrato che variabili come la salute mentale, la personalità, l'impatto e la storia familiare predicono l'approvazione e la frequenza delle EHE. Questo studio indica che le EHE si verificano frequentemente sia nella popolazione generale che in scienziati e ingegneri.

LA NOSTRA COSCIENZA È LUCE! (03-12-18)
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Alcuni scienziati hanno scoperto che i neuroni del cervello dei mammiferi sono in grado di produrre fotoni di luce, o "biofotoni". Questa non è una novità, perchè già molti anni fa il Dr. Cutolo lo aveava brillantemente dimostrato grazie agli studi del Prof. Popp (vedi articolo), ma è importante la scoperta dell'emissione diretta da parte del cervello umano ai fini della spiegazione di cosa si ala coscienza.
I fotoni, stranamente, appaiono all'interno dello spettro visibile e si va dal vicino infrarosso al viola ovvero dai 200 ai 1.300 nanometri.
Gli scienziati hanno il sospetto che i neuroni del nostro cervello siano in grado di comunicare attraverso la luce e pensano che esso possegga dei canali di comunicazione ottica, ma non hanno idea di cosa possa essere comunicato.
Ancora più eccitante di questo, affermano che se si verifica una comunicazione ottica, i biofotoni prodotti dai nostri cervelli potrebbero essere influenzati dall'entanglement quantico, il che significa che può esserci un forte legame tra questi fotoni,
 la nostra coscienza e probabilmente ciò che molte culture e religioni chiamano Spirito.

In un paio di esperimenti, uno scienziato ha scoperto che il cervello dei ratti può passare un solo biofotone per neurone al minuto, ma il cervello umano potrebbe trasmettere più di un miliardo di biofotoni al secondo!
Ciò solleva la questione: è possibile che più luce viene prodotta dai neuroni, più si è coscienti?

Se esiste una correlazione tra biofotoni, luce e coscienza, ciò può avere forti implicazioni sul fatto che c'è più luce di cui siamo consapevoli. Pensateci solo per un momento: tanti testi religiosi che risalgono a molto tempo fa, fin dagli albori della civiltà umana,  riferiscono di santi, esseri ascesi e individui illuminati che avevano cerchi brillanti attorno alle loro teste.
Dall'antica Grecia e dall'antica Roma, agli insegnamenti di Induismo, Buddismo, Islam e Cristianesimo, tra molte altre religioni, gli individui sacri sono sempre stati raffigurati con un cerchio luminoso sotto forma di un bagliore circolare intorno alle loro teste.
Se fossero così illuminati come sono descritti, forse questo cerchio luminoso era solo il risultato della più alta coscienza con cui operavano, quindi una maggiore frequenza e produzione di biofotoni?
Forse questi individui hanno prodotto un livello più alto di biofotoni con un'intensità più forte a causa della loro illuminazione, se è vero che esiste una correlazione tra biofotoni e coscienza? Persino la parola Illuminazione suggerisce che questa coscienza superiore ha qualcosa a che fare con la luce.Ma una delle implicazioni più eccitanti della scoperta che il nostro cervello può produrre luce, è che
forse la nostra coscienza e il nostro spirito non sono contenuti nei nostri corpi.
Purtroppo questa implicazione è completamente trascurata dagli scienziati positivisti, ma viene sempre più presa in considerazioni da coloro che sono, appunto...illuminati! L'entanglement quantico dice che 2 fotoni correlati fra loro (entangled) reagiscono allo stesso modo se uno di essi è osservato, indipendentemente da dove l'altro fotone si trova nell'Universo, senza alcun ritardo. Forse esiste un mondo  all'interno della luce e non importa dove ti trovi nell'universo, perchè i fotoni possono fungere da portali che consentono la comunicazione istantanea tra questi due mondi. Forse il nostro spirito e coscienza comunicano con i nostri corpi attraverso questi biofotoni.
Quindi, più luce produciamo, più ci risvegliamo e incarniamo l'interezza della nostra coscienza.
Questo può spiegare il fenomeno del perché lo stato di un fotone è influenzato semplicemente osservandolo coscientemente, come è provato in molti esperimenti quantistici. Ci viene da pensare che, come dice Bruce Moen in merito all'Io superiore, tutta la materia presente nell'universo è collegato attraverso degli invisibili fili che si congiungono in un unico grande insieme di coscienza cosmica.
Di tal guisa, ogni particella dell'universo sarebbe collegata -attraverso un piano dimensionale per noi inesplorabile- con l'atomo originario, che ha dato luogo al Big-Bang che non si è mai concluso ed è sempre presente in un piano che noi non possiamo esplorare.
Forse la nostra osservazione comunica qualcosa attraverso i nostri biofotoni con il fotone che viene osservato, in modo simile all'entanglement quantistico,  e così la luce è solo una sostanza unificata che è dispersa in tutto il nostro Universo.
 Naturalmente, nulla di tutto questo è nemmeno vicino all'essere una teoria, ma fare domande e affidarsi a tale ipotesi metafisica potrebbe portarci più vicini alla verità e alla comprensione di ciò che è la coscienza, da dove viene,
e quali sono i misteri che si nascondono nella luce.

FONTE: educateinspirechange.org Rielaborazione: WM

NDE RIPRODOTTE IN LABORATORIO? (09-09-18)

La notizia sta circolando nel web e siamo certi che gli Scettici stanno gongolando, ma noi nutriamo seri dubbi sulla bontà di simili asserzioni, perchè nessuno dei volontari pare abbia riportato fenomeni di autoscopia, ovvero descrizioni di quanto accadeva nella realtà circostante al di fuori del loro campo visivo, cosa che invece viene frequentemente riportata dai Ritornati.  Come afferma il Dr. Long in un altro articolo, il poter assistere ad avvenimenti che accadono al di fuori del campo visivo ed auditivo di che è "flatlined",
cioè in arresto cardiaco con EEG piatto, è la prova più concreta che ci forniscono le vere NDE sulla loro genuinità, ma questa prova gli scettici tendono a sottovalutarla! 

Il Dr Long dà un esempio di un caso del genere:
"Avevamo una persona " codificata "(quando il cuore si ferma, portando ad un arresto cardiaco) mentre era in anestesia generale.
La coscienza del paziente lasciò il corpo e andò alla mensa dell'ospedale, dove osservò la sua famiglia in attesa dell'esito dell'operazione, ma non erano a conoscenza del fatto che il loro parente fosse nei guai. Il paziente è stato poi in grado di verificare ciò che stavamo facendo nel momento in cui era "morto" sul tavolo operatorio ed anche avvenimenti accaduti altrove.
Quello che stava osservando è spesso troppo lontano per essere percepito dai normali sensi fisici".

Tornando all'esperimento, leggiamo che  13 volontari hanno accettato di prendere la potente droga conosciuta come DMT
(dimetiltriptamina)  per sottoporsi  ad uno studio condotto dal gruppo di ricerca psichedelica dell'Imperial College di Londra.
 I ricercatori, hanno iniettato ai volontari la sostanza psichedelica per capire quanto la DMT potesse portare una persona vicina alla sensazione di morire.  Si dice che la DMT imiti la sensazione di morire con molta precisione, sì da causare allucinazioni che rispecchiano le esperienze di pre-morte riferite da persone che si sono avvicinate o credono di essersi avvicinate alla morte. A nostro avviso, però, al massimo si tratta di allucinazioni causate dalla droga in cui il cervello viene parzialmente disconnesso dalla coscienza ed entra in contatto con livelli superiori di coscienza, ma non elevati come nelle VERE NDE. 
Inoltre, sappiamo che le NDe possono essere indotte anche da sensazioni molto forti, come durante il parto e persino dall'orgasmo sessuale. Comunque, è interessante sapere che, per la prima volta in assoluto, gli scienziati hanno misurato le somiglianze tra un viaggio DMT e le NDE. I loro risultati sono stati pubblicati su Frontiers in Psychology in Agosto. (Link: https://www.frontiersin.org/ )

L'allucinogeno (che si trova naturalmente nei nostri corpi) è meglio conosciuto come l'ingrediente principale dell'ayahuasca, la birra tradizionalmente sorseggiata nelle cerimonie spirituali di alcune popolazioni indigene del bacino amazzonico.
 Gli aspetti comuni includono esperienze extracorporee, una sensazione di pace interiore e la sensazione di passare in un altro mondo. LA  DMT potrebbe essere quindi uno strumento importante per esplorare questa parte della nostra mente. Christopher Timmermann, che detiene un dottorato di ricerca all'Imperial College di Londra ha detto che il team ha utilizzato DMT in un ambiente di ricerca controllato per indurre in modo sicuro cambiamenti radicali nella coscienza e tracciare le esperienze dei partecipanti.
Nel giro di pochi minuti dall'endovena, i partecipanti si sentono come disincarnati e, dopo un attimo di panico, si ricordano di respirare. Con calma, entrano nel tunnel così spesso descritto da coloro che hanno una NDE e, quando raggiungono la fine, raccontano di essere scesi in un posto dove il tempo e lo spazio erano configurati in un modo che non sapevano fosse possibile.
Molte prove si sono accumulate per suggerire che le droghe più comunemente associate alla controcultura giovanile, tra cui l'LSD, i funghi magici, la ketamina, l'MDMA, l'ibogaina, il peyote, potrebbero contrastare disordini quali depressione, ansia e disturbi da stress post-traumatico in contesti medici controllati in un ambiente di laboratorio sicuro.
Attenzione: l'auto-medicazione con sostanze psichedeliche non è assolutamente raccomandata!

In uno studio del 2016 pubblicato su The Journal of Psychopharmacology, i ricercatori della New York University e della Johns Hopkins University hanno scoperto che una sola dose di psilocibina, il principio attivo dei funghi magici, alleviava i sintomi dell'ansia nei pazienti oncologici per otto mesi rispetto a un placebo . DMT e psilocibina sono molecole molto simili e inducono effetti similari, pertanto, è interessante ipotizzare il potenziale terapeutico della DMT, sebbene siano necessarie molte ricerche per esplorare ulteriormente queste idee. Dopo il loro viaggio, i partecipanti allo studio di Timmermann sono stati interrogati su ciò
che hanno visto e sentito. Il tempo sembra accelerare o rallentare? Hanno visto o si sentivano circondati da una luce brillante?
O di essere in un mondo ultraterreno?  Il team ha confrontato le loro risposte con un campione di persone che avevano riportato esperienze di pre-morte. La maggior parte dei soggetti dello studio ha affermato di essere stata
inizialmente immersa in una sensazione di calore e una vibrazione nei loro corpi seguita dalla sensazione di "essere da qualche altra parte". Alcuni hanno riferito di aver comunicato con entità aliene, in incontri vissuti con un profondo senso di emozione e gratitudine.
"Molti di loro hanno faticato a trovare le parole per descrivere ciò che hanno incontrato", ha detto Timmermann.
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Da varie fonti Internet.  Adattamento e traduzione: WEBMASTER.

EINSTEIN NON CI CREDEVA! (30-08-18)

Il Tempo è relativo
Il Tempo sarebbe percepito in modo diverso su Marte, rispetto alla Terra, perchè la lunghezza dei suoi giorni è diversa, a causa della rotazione del suo “black whole” (ovvero le dinamche del campo unificato  che producono e sono prodotte dalla coscienza )
Il tempo non è un fenomeno che sorge in sé e per sé nell’universo. Potenzialmente non esiste il tempo come tale. Quel che chiamiamo tempo è una divisione arbitraria dei cicli di cui facciamo esperienza, basandoci sul parametro ciclico del cambiamento, di cui facciamo esperienza in questo livello della realtà. In altre parole… il tempo è una pura percezione.
Se fossimo in un vuoto non ci sarebbe il tempo, perché non solo non ci sarebbero i cicli per misurarlo, ma non ci sarebbero oggetti con cui determinare il moto, quindi saremmo in una immobilità perpetua e senza tempo.
Nella sua serie di lezioni dal titolo Living Beyond Miracle (Vivere oltre i Miracoli), Wayne Dyer racconta la storia di un gruppo di minatori che hanno visto collassare su di loro la miniera, in Germania, e sono per questo rimasti intrappolati  per un certo periodo di tempo. Senza luce naturale, senza poter giudicare i cicli dell’universo e quindi senza un parametro di riferimento  per la loro percezione.
Erano in totale 7 uomini, intrappolati sottoterra, e solo uno di loro aveva l’orologio. Costui non volle che le cose scappassero di mano mentre si trovavano in quello stato, intrappolati sottoterra, e cercò di alleggerire la paura e la preoccupazione dei suoi amici: disse che era passata 1 ora, ogni volta che ne passavano in realtà 2. Dato che nessuno aveva un orologio per convalidare il tutto, gli altri non furono in grado di notare la differenza.
Alla fine dei 7 giorni furono salvati e tutti sopravvissero, ad eccezione dell’uomo con l’orologio. Si era assunto l’onere di dire che era passata 1 ora mentre in realtà ne erano passate 2: aveva rallentato il tempo per tutti gli altri ed aveva fatto sì che gli altri cambiassero il loro “accordo” sul tempo, così che potessero percepire di essere bloccati sotto terra per la metà del tempo effettivo in cui essi lo furono.
“Fece in modo di cambiare l’accordo collettivo su ciò che costituiva il tempo e le persone sono “invecchiate” di conseguenza... ma lui non potè ingannarsi perché aveva un orologio.”

Webmaster

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Le conseguenze della teoria dei Quanti, portavano ad ipotizzare una fantomatica azione a distanza fra particelle sub-atomiche, cioè un'interazione che si verifica tra entità separate nello spazio e di cui sono ignoti i mediatori che Einstein chiamò "spooky action at a distance", perchè non credeva possibile una violazione della velocità della luce.  L'espressione fu utilizzata dai primi fisici che studiarono la teoria della gravitazione e dell'elettromagnetismo per descrivere come un oggetto potesse interagire con la massa o la carica elettrica di un altro oggetto distante. L'entanglement quantico collega le particelle in modo che si influenzano a vicenda, anche a distanze enormi. (Vedi: studio15.htm#10)
>Questo potente legame sfida la Fisica classica e, in generale, la nostra comprensione della realtà, motivo per cui Einstein lo trovava così spettrale. Ma il fenomeno da allora è diventato una pietra
 angolare della tecnologia moderna e numerosi Scienziati hanno effettuato complessi esperimenti per confermarlo o smentirlo. Recentemente, però si è raggiunta la certezza che questo fenomeno esiste ed è reale, confrontando coppie di particelle provenienti da Quasars distanti fra loro MILIARDI  di anni luce, praticamente ai confini dell'Universo conosciuto sì da escludere qualsiasi interferenza umana, dato che 8 miliardi di anni fa
non esistevano nè la terra, nè tantomeno gli scienziati del MIT!

Non sto qui a descrivere l'esperimento nei dettagli,che potete trovare QUI , perchè non sono un Fisico delle particelle, nè ho sufficienti cognizioni matematiche per interpretare i complessi algoritmi che provano il fenomeno, ma in veste di uno Spiritualista che trova particolarmente importante una tale conferma della Fisica per le sue intriganti implicazioni con tutto quello che
SAPEVAMO GIA' DA SEMPRE!
E già, sia le religioni orientali che le comunicazioni medianiche, nonchè i racconti di NDE, ci insegnano che noi siamo parte del Tutto, ovvero che la nostra concezione dell'Io come entità astratta e separata dal mondo che ci circonda è una mera illusione (Maya) ed aggiungiamo pure che il tempo non esiste, fatto anch'esso confermata dalla fisica quantistica le cui equazioni funzionano perfettamente sia ponendo un segno positivo alla variabile (t ) che uno negativo. CLIC
Siamo quindi parte delle stelle più lontane, del nostro misero pianeta e di tutte le creature viventi che lo popolano e chissà di quante altre che vivono sui miliardi di pianeti abitabili e non.
Oltre che figli delle stelle, saremmo addirittura... le stelle stesse!
Colpisce il fatto che, negli ultimi decenni, le posizioni filosofico-religiose e scientifiche, si stiano avvicinando sempre più fra loro , fino a toccarsi, a fondersi in un'unica visione cosmologica. La perfezione del Creato, la meticolosa precisione dei parametri matematici che stanno dietro anche al più semplice atomo di idrogeno, sono tutti indicatori di un grandioso progetto elaborato da una mente suprema che non può essere il
caso tanto amato dagli scettici.  Forse sarebbe più facile scrivere un romanzo battendo a cassaccio i tasti del vostro computer ad occhi chiusi che assemblare un solo atomo con lo stesso sistema ! La Scienza  ha allora dimostrato l'esistenza di Dio?
Forse è ancora presto, ma siamo certi che prima o poi gli scettici saranno messi alle corde e dovranno capitolare.

STORIE DI LUCIDITA' TERMINALE (12-07-18)

Pazienti affetti da schizofrenia, morbo di Alzheimer, e altre patologie che causano gravi menomazioni del funzionamento mentale, sono a volte inspiegabilmente capaci di recuperare i loro ricordi e la lucidità mentale poco prima della morte. Le loro menti sembrano tornare in forma, straordinariamente completa e coerente, anche se i loro cervelli si sono ulteriormente più che mai deteriorati.
 Persone che non sono nemmeno in grado di ricordare i loro nomi per anni possono improvvisamente riconoscere i loro familiari e hanno normali conversazioni sul loro passato, presente e futuro.
 Nessuno sa come questo possa accadere.
 Ad esempio, il Dr. Scott Haig, Medico, ha scritto in un articolo per il Time Magazine di un giovane paziente, David, il cui tumore aveva distrutto il suo cervello, ma ciò non gli ha impedito di ritrovare momenti di lucidità prima della morte. David aveva smesso di parlare e muoversi alcune settimane prima del decesso e quando il suo cranio è stato scansionata con la TAC,
 fu evidente che:  "Non c'era rimasto quasi nulla del suo cervello".
 Però, la notte in cui David è morto, ha trascorso circa cinque minuti in piena consapevolezza, dicendo addio alla sua famiglia.
 "Non era il cervello di Davide che s'era svegliato per dire addio", ha detto il dottor Haig.
 "Il suo cervello era già distrutto. Le metastasi tumorali non si limitano ad occupare spazio e comprimere le strutture anatomiche, lasciando intero il cervello, in realtà sostituiscono il tessuto. ... Non c'era più nulla lì dentro....
 Ciò che aveva svegliato il mio paziente ... era stata semplicemente la sua mente che si era fatta strada attraverso un organo distrutto,
  l' atto finale di un padre per confortare la sua famiglia."
 Per il Dr. Haig, è chiaro che la mente esiste separatamente dal cervello, dunque,
 mentre altri studiosi guardano a possibili ragioni fisiologiche di questo fenomeno conosciuto come lucidità terminale.
 
 I diversi stati fisiologici di persone che manifestano la lucidità terminale suggeriscono che un unico meccanismo non ne è responsabile, secondo i ricercatori della University of Virginia e dell'Università d'Islanda, che ha pubblicato il documento
  "Terminal Lucidity: Una rassegna e una collezione di casi," presso l'Archivio di Gerontologia e Geriatria nel 2012.
 
 "Allo stato attuale, riteniamo che non sia possibile ipotizzare meccanismi definitivi per la lucidità terminale",
 hanno scritto i ricercatori Dr. Michael Nahm, Dr. Bruce Greyson ed il dottor Emily Williams Kelly,
 tutti della University of Virginia, ed il dottor Elendur Haraldsson dell'Università d'Islanda.
 "Infatti, la lucidità terminale in differenti disturbi mentali potrebbe derivare da processi diversi, a seconda della eziologia delle malattie. Ad esempio, cachessia [debolezza e deperimento del corpo] in pazienti affetti da malattie croniche potrebbero plausibilmente provocare contrazione del tessuto cerebrale, alleviando la pressione esercitata da lesioni intracraniche occupanti spazio e permettendo il ritorno fugace di qualche funzione cerebrale. "
 Essi hanno inoltre rilevato che, "Alcuni pazienti per i quali il supporto vitale è stato tolto, possono manifestare una sovratensione inspiegabile dell'attività elettroencefalografica [attività elettrica del cervello] come la pressione del sangue crolla immediatamente prima della morte. Anche se questi pazienti non sono stati segnalati nel mostrare alcuna evidenza clinica di cognizione, questi risultati suggeriscono che la neuroscienza degli stati terminali può essere più complessa di quanto pensato tradizionalmente ".
 
 La lucidità terminale era ben nota in medicina già nel 19° secolo, ma è quasi assente nella letteratura medica del 20° secolo.
 I Ricercatori succitati hanno esaminato 83 casi riportati nella letteratura degli ultimi 250 anni.
 Lo studio è stato condotto nella speranza di comprendere ulteriormente il rapporto mente-cervello ed hanno anche ribadito che la comprensione della lucidità terminale potrebbe essere utile per aiutare a sviluppare trattamenti idonei.
 
 Ad esempio, il medico austriaco Julius Wagner-Jauregg (1857-1940) ha osservato che i sintomi di alienazione mentale a volte diminuiscono durante la febbre alta. Sviluppò così la terapia della febbre per la demenza paralitica (un disturbo neuropsichiatrico che colpisce il cervello), guadagnandosi un premio Nobel per la Medicina.
 
 Il Dr. Alexander Batthyany, un professore del Dipartimento di Scienze Cognitive presso l'Università di Vienna,
 ha studiato anche'egli la lucidità terminale negli ultimi anni.
 I risultati di un suo studio vennero presentati presso l'Associazione Internazionale per i Near-Death Studies (IANDS) durante la Conferenza del 2014. Ottocento operatori sanitari, di cui solo 32 avevano risposto, avevano cumulativamente curato 227 Alzheimer o pazienti affetti da demenza. Circa il 10 per cento di questi pazienti aveva avuto un ritorno improvviso e breve di lucidità.
 Il Dr. Batthyany ha avvertito, tuttavia, che questi ricercatori si erano auto-selezionati.
 Il basso tasso di risposte può significare che il fenomeno è raro, oltre ad aver ricevuto risposte soprattutto da coloro che avevano assistito a casi eclatanti nei loro pazienti morenti. Tuttavia, testimonianze di lucidità terminale sono molto frequenti fra gli infermieri.
 
 Morbo di Alzheimer e demenze dimostrano che l'anima non esiste?
 Una delle infermiere intervistate ha detto:
 "Prima che questo fosse successo, ero diventata abbastanza cinica riguardo i vegetali umani che curavo, ma ora, capisco che sto curando i lattanti dell'immortalità. Avendo visto quello che ho visto, si dovrebbe capire che la demenza può influenzare l'anima,
 ma non sarà mai in grado di distruggerla. "
 
 Di seguito ci sono alcuni casi raccolti dal Dr. Batthyany e dalla University of Virginia ed altri ricercatori.
 
 * "Una donna anziana con demenza, quasi muta, non riconosceva più nessuno...
 Inaspettatamente, un giorno, lei chiamò la figlia e la ringraziò per tutto poi, durante una conversazione telefonica con i nipoti, scambiò gentilezze e affettuosità e, detto addio, poco dopo, morì ", [Dott Batthyany conferenza IANDS].
 
 * Il Dr. Nahm ed i suoi colleghi hanno scritto di un caso del 1840 pubblicato in un testo medico:
  "Una donna di 30 anni con diagnosi di 'malinconia errabonda' era stata ricoverata in manicomio, e poco dopo, era diventata maniacale.
 Per quattro anni ha vissuto esclusivamente in uno stato mentale confusionale ed incoerente.
 Quando si ammalò con febbre alta, con veemenza rifiutò di prendere qualsiasi medicinale.
 La sua salute si deteriorò rapidamente ed il suo corpo divenne sempre più debole, mentre,però, le sue condizioni mentale miglioravano.
 Due giorni prima della sua morte, era diventata completamente lucida.
 Parlava con un intelligenza e chiarezza che sembravano superare il suo livello d'istruzione.
 S'informò sulla vita dei suoi parenti e, in lacrime, pentita del su precedente rifiuto a prendere le medicine, moriva poco dopo. "
 
 * Un altro caso raccontato dal Dott Nahm è stato registrato da A. Marshall nel suo libro del 1815,
 " Anatomia Patologica del Cervello nella Mania e nell'Idrofobia":
 "Marshall (1815) ha segnalato il caso di un paziente pazzo furioso e violento che soffriva di perdita di memoria nella misura in cui egli non ricordava neppure il suo nome di battesimo.
 Quando si ammalò gravemente dopo più di 10 anni in manicomio, divenne più calmo. Il giorno prima di morire, era tornato razionale ed aveva chiesto di vedere un prete. Sembrava ascoltare con attenzione il ministro e ha espresso la speranza che Dio avrebbe avuto pietà della sua anima. Anche se Marshall (1815) non ha descritto lo stato mentale del paziente in modo più dettagliato, la relazione suggerisce che l'uomo aveva di nuovo l'accesso ai ricordi della sua vita.

 Webmaster - Da fonte non reperita-

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TANTI SUICIDI,QUALI LE CAUSE? (22/06/18)
(Di Mike Tymn)

INFERNO PER L'ETERNITÀ ?
(26-06-18)

 
L'inferno per "l'eternità" e "la dannazione eterna", sono stati inventati dagli uomini per manipolare i cuori e le menti degli ignoranti!  NON esistono.
NON POSSONO esistere!
Mentre ci sono stati di consapevolezza nell'Adilà che sono particolarmente oscuri, spiacevoli e persino orribili - alcuni li chiamano "inferno" -
il rimanere in questo stato
 non è per l'eternità!

L'aiuto è sempre disponibile per coloro che sono pronti ad accettarlo. Viviamo per sempre perché la nostra 'ENERGIA' (la nostra mente / spirito / corpo) ha 'una scintilla del divino' e nessuna parte del divino può essere condannata alla dannazione eterna.
L'inferno per "l'eternità" era una deliberata mistificazione della parola "Eon" da parte della Chiesa. 'Eon', al tempo di Gesù, significava un 'periodo di tempo' di 100 anni. Ma tale parola  è stata tradotta erroneamente "ogni volta che si riferiva alla punizione". Un'autorevole parere proviene da un ex Sacerdote, padre Johannes Greber.
I suoi libri
Communication with the Spirit World of God e The New Testament trattano su come Spiriti di alto livello, parlando attraverso un Medium, spiegavano e correggevano le interpolazioni nel Nuovo e Vecchio Testamento. Per fortuna oggi le persone non accettano più simili assurdità,  nemmeno i preti che ho conosciuto, ma è ancora "sui libri" e la gente viene senza motivo terrorizzata da essi.
(Fonte: http://www.victorzammit.com

In seguito ai recenti suicidi della Stilista Kate Spade e del Masterchef Anthony Bourdain, c'è stato molto rumore nei Media per l'allarmante aumento di tali casi negli Stati Uniti, in particolare nel gruppo di età fra i 45 ed i 64 anni. Considerando che Spade a 55 anni, e Bourdain a 61, sembravano aver avuto tutto ciò che la vita può offrire dal punto di vista puramente materialistico, i mezzi di comunicazione sono alla ricerca di risposte valide. In un articolo su USA Today, Maria Oquendo, Presidente del Dipartimento di Psichiatria presso l'Università della Pennsylvania, dice che l'aumento del numero di suicidi tra gli adulti di mezza età è sconcertante perché in quel gruppo di età si è finanziariamente più sicuri e si possiede maggiore esperienza per la risoluzione dei problemi della vita, ma che l'epidemia di consumo di oppioidi non spiega tutto.
In un libro molto popolare, "CONNESSIONI PERSE", l'autore Johann Hari opina che il tasso di suicidi è alto perché la vita moderna ha portato molte persone a vivere isolate da amici e parenti, il che conduce alla solitudine ed alla depressione.  Hari, che ha combattuto la depressione egli stesso, afferma che tale condizione è vista sempre più spesso come uno squilibrio chimico del cervello e viene trattata con psicofarmaci.
Credo che -almeno per noi Spiritualisti- la risposta al “puzzle” è ovvia, ma dal momento che la scienza ufficiale e la medicina si rifiutano di riconoscere la forte evidenza che suggerisce che la coscienza sopravvive alla morte, non è da esse troppo considerata.

La causa principale di molti suicidi è più probabilmente esistenziale, cioè il fallimento nel trovare il senso vero della vita. Un articolo di Belinda Luscombe apparso su Time, sottolinea che la felicità non è il risultato finale di una somma di realizzazioni, citando Bourdain, “Cosa fai dopo i tuoi sogni?”  [ wikipedia.org/ ]

Nel suo famoso libro del 1969, The Immortalist, l'Umanista e Filosofo Alan Harrington si è espresso in questo modo:
“Una sciagurata idea si è impossessata della nostra coscienza collettiva.
Masse di uomini e donne in tutto il mondo non credono più di avere la minima possibilità di vivere oltre la tomba. Il non credente pronuncia una sentenza di morte su sé stesso. Per milioni di uomini questo può essere non solo sconcertante, ma disastroso.”


Come Harrington la vede, quando le persone sono private di una visione di rinascita,
“soffrono periodi di distacco, cui seguono violenza o apatia ricorrenti.”  Harrington, un ateo dichiarato, ha visto l'ateismo di massa come il responsabile della maggior parte, se non di tutti, i mali della società, tra cui l'abuso dell' energia sessuale . “Orgie, scambi di coppia et similia, più popolari che mai tra gruppi di persone del tutto normali, rappresentano un assalto di massa alla morte,” ha scritto.
“Lo stato di ansia, il senso di impotenza e insignificanza e soprattutto il dubbio per quanto riguarda il futuro del dopo la morte, rappresentano uno stato d'animo che è praticamente insopportabile per chiunque”, ha scritto Erich Fromm, un altro Filosofo Umanista.

Secondo Carl Jung, pioniere della Psicologia e della Psichiatria, il razionalismo critico ha eliminato l'idea della vita dopo la morte.
 Egli ha osservato che la maggior parte dei suoi pazienti erano non-credenti perchè avevano perso la loro fede.
Erano nevrotici. “
Cercano una posizione, il matrimonio, la buona reputazione, il successo sociale o il denaro, e rimangono infelici e nevrotici anche quando hanno raggiunto ciò che stavano cercando. Queste persone sono di solito confinate all'interno di un orizzonte spirituale troppo ristretto. La loro vita non ha contenuti, nè  significato sufficienti “.

Jung, che aveva avuto una convincente esperienza di pre-morte, nel 1944, ha continuato a contrastare la visione tradizionale dicendo che: 
“...un uomo dovrebbe essere in grado di dire che ha fatto del suo meglio per formarsi un'idea della vita dopo la morte, o almeno crearsene qualche raffigurazione - anche se deve confessare il suo fallimento. Non averlo fatto è una perdita di vitale importanza “.
Ha aggiunto che l'uomo che non coglie l'idea della vita dopo la morte è un disperato che marcia verso il nulla, mentre la persona che crede di sopravvivere alla morte, anche se può essere dubbiosa “segue le tracce della vita e vive proprio nella sua morte.”
Il rinomato Psichiatra Viktor Frankl parla di “sindrome nevrotica di massa” come risultato di un “vuoto esistenziale”, una sensazione di vuoto e di non-senso.  Quanto più si cerca il piacere, tanto più esso ci sfugge.  “
Il piacere è, e deve rimanere, un effetto collaterale, o sottoprodotto, e viene distrutto e svuotato di ogni valore, nel momento in cui diventa un obiettivo fine a sé stesso.”
Un essere umano, continua, non deve vivere nell'inseguimento della felicità, ma alla ricerca di un motivo per diventare felice.
L'auto-realizzazione, ha ulteriormente affermato, è possibile solo come un effetto collaterale dell'auto-trascendenza.
Anche Sigmund Freud, che non era incline alla spiritualità, era preoccupato che il proprio atteggiamento verso la morte potesse avere un impatto sulla sua salute psicologica.

(Vedi:http://perdutaefolle.blogspot.com/2010/09/freud-il-nostro-atteggiamento-nei.html)

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Il non credente immediatamente interpreta che tutto ciò sta a suggerire che dobbiamo vivere per l'Aldilà e non per l'oggi, tuttavia, non è questo che Jung e Freud stavano dicendo. W.James, un altro pioniere della psichiatria, potrebbe averlo riassunto meglio:
Il fascino del presente è sempre preso in prestito dallo sfondo delle possibilità che ci offre. Lasciate che le nostre esperienze comuni siano sempre accompagnate da un eterno ordine morale; lasciate che la nostra sofferenza abbia un significato immortale; lasciate che il Cielo sorrida sulla terra e la divinità venga a visitarci; lasciate che la fede e la speranza siano l'atmosfera che l'uomo respira; e che le sue giornate passino con brio; si muovano con prospettive, che ci si entusiasmi con i valori più remoti“.

Jung, Freud, James, e Frankl non stavano suggerendo che dobbiamo vivere per l'Aldilà, ma solo di mantenere un quadro mentale, il più ampio possibile, sul come gestire le nostre attività quotidiane.  In caso contrario, si rischia di soccombere al motto epicureo
 “mangia, bevi e sii felice, perché domani moriremo”, mentre ci sforziamo di essere un tutt'uno con i nostri giocattoli e, infine, chiederci cosa fare dopo averne accumulati abbastanza.

Credo che Giambattista Vico, filosofo italiano del 18 ° secolo, ha colpito esattamente nel segno quando ha scritto che gli uomini prima sentono la necessità, quindi cercano l'utilità seguita dalla comodità, poi il piacere, e, infine, il lusso, dopo di che impazziscono - quando “
ognuno pensa ai propri interessi privati .” In quella ricerca del piacere e del lusso, c'è un certo distacco sociale, che coinvolge declino morale, intellettuale e spirituale.
La disperata ricerca dei beni terreni o per qualsiasi cosa materiale è veramente un disperato bisogno d'eternità per se stessi, in quanto è la disperazione esistenzialista che Søren Kierkegaard ha esaminato, definendola da Filisteo.
Il Filisteo si tranquillizza nel banale, altrettanto disperato se le cose vanno bene o male,” continua, affermando che molti Filistei in realtà non si rendono conto che sono in preda alla disperazione, o nel caso se ne rendano conto, non lo fanno capire.
Come sempre Kierkegaard allude ai comportamenti filistei e piccolo borghesi che, nel rifiutare ingenuamente la disperazione,
precipitano gli uomini nella totale inconsapevolezza circa la propria destinazione spirituale.
Purtroppo non se ne rendono conto nemmeno i loro Psichiatri, Politici, e Giornalisti.

FONTE:  Michael Tymn

 

LA SCIENZA CONFERMA LE PREMONIZIONI? (30-05-18)

La capacità di vedere il futuro è stata a lungo oggetto di mitologia, folclore e fantascienza. Mentre la visione remota di eventi lontani è probabilmente solo roba da fiction, c'è un precedente scientifico che suggerisce che alcune forme di precognizione -o previsione-  potrebbero essere possibili.

Tuttavia, tutti questi metodi si basano su tecnologie o materiali avanzati. La vera precognizione umana - la capacità di prevedere o "vedere" il futuro usando solo le proprie abilità psichiche - rimane roba della fantasia..o no?
Mentre nel corso della storia ci sono stati molti rapporti e storie di persone che sembravano prevedere il loro futuro immediato , queste rimangono anomalie inspiegabili o il risultato di pregiudizi, o trucchi da salotto di basso profilo.

Tuttavia, un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Human Neuroscience sta portando prove scientifiche di un fenomeno che i ricercatori chiamano
"attività predittiva anticipatoria" o PAA. Mentre i ricercatori non osano ancora chiamarla
precognizione, notano che questo fenomeno "sembra assomigliare alla precognizione (sapere consciamente che qualcosa succederà prima che avvenga)."
Il team di neuroscienziati che ha pubblicato lo studio non ha condotto esperimenti propri, ma invece hanno condotto una "meta-analisi" in cui hanno esaminato le ricerche pubblicate negli ultimi trent'anni che indagano su un simile fenomeno predittivo.
 

Le loro conclusioni?

PAA, l'anticipazione fisiologica predittiva di un evento futuro realmente selezionato in modo casuale e quindi imprevedibile è stata sotto investigazione per più di trent'anni, e una recente metanalisi
suggerisce che il fenomeno sia reale.

Questa è una dichiarazione piuttosto pesante per una rivista come Frontiers in Human Neuroscience , una delle principali fonti di ricerca neuroscientifica sottoposta a peer review. Gli autori scrivono che mentre questi fenomeni non sono ancora ben compresi, la loro analisi suggerisce che questi risultati non possono essere spiegati da pratiche di ricerca discutibili (QRP) o artefatti fisiologici, attività generate dai corpi dei partecipanti che possono influenzare le scansioni cerebrali:
Né QRP, bias di aspettativa, né artefatti fisiologici sembrano essere in grado di spiegare la PAA. I meccanismi alla base della PAA non sono ancora chiari, ma due ipotesi praticabili ma difficili da testare sono che i processi quantici sono coinvolti nella fisiologia umana
o che riflettono le simmetrie del tempo fondamentali insite nel mondo fisico.


Ciò significa che la prova della precognizione umana è stata "nascosta" ma in bella vista tra insiemi di dati dispersi e disparati?
È possibile. Naturalmente, gli autori hanno già preso la loro parte di critiche dagli scettici che mettono in discussione i loro metodi. Tuttavia, questo studio, a prescindere da quanto valide siano le sue affermazioni, sembra essere parte di una tendenza più ampia sugli studi paranormali che si fanno strada nei circoli di ricerca "mainstream".
Le torri d'avorio di "Big Academia" stanno finalmente prendendo un serio interesse per l'inspiegabile?

FONTE: https://www.frontiersin.org/ 

CARDIOLOGO RIVELA I RISULTATI DOPO 18 ANNI DI RICERCA SULLE NDE (01-05-18)

(Segnalazione di Silvio sul Forum)
Fred Schoonmaker, Capo dei Servizi Cardiovascolari dell'Ospedale St. Lukes, studia tranquillamente i concomitanti psicologici ed emotivi degli episodi di pre-morte dal 1961. Ha studiato in eccesso di 2.300 casi di persone che sono sopravvissute a situazioni acute che mettono in pericolo di vita durante questo periodo e hanno scoperto che più del 50% ha riportato esperienze identiche a quelle descritte da Raymond Moody, Elisabeth Kubler-Ross e altri.

John Audette e Raymond Moody si sono recati a Denver recentemente per saperne di più sulla ricerca che si sta svolgendo lì. Schoonmaker ha rivelato di avere oltre 1.400 casi documentati di esperienze di pre-morte. Ha notato candidamente che tutti i suoi dati erano di supporto ai precedenti risultati delineati in Life After Death e altrove. Quasi tutti i casi di Schoonmaker erano basati sull'esperienza ospedaliera. La maggior parte [o un] degli incidenti si svolgeva a St. Lukes e di solito coinvolgeva pazienti che venivano assistiti nella divisione dei servizi cardiovascolari.

Schoonmaker ha spiegato che la maggior parte dei casi è stata esaminata in modo simultaneo, vale a dire che i pazienti sono stati per lo più intervistati poco dopo la situazione di crisi. La sua modalità di approccio era molto informale: chiedeva semplicemente al paziente di descrivere i suoi sentimenti riguardo a ciò che era appena accaduto. Stava sempre attento a mantenere una disposizione congeniale e non giudicante quando parlava con sopravvissuti alla morte e divenne sempre più abile a stabilire un buon rapporto con loro. Del 40% che inizialmente non ha riportato alcun ricordo di ciò che è accaduto durante l'evento, ha scoperto che un altro 18% era disposto a discutere finalmente la propria esperienza, ma solo dopo ripetuti inviti e rassicurazioni.

Sebbene Schoonmaker non abbia aderito a un protocollo scientifico nella raccolta dei suoi dati, ha fatto in modo di raccogliere quante più informazioni possibili su ciascun caso. Inoltre, ha commentato che i suoi casi coprono uno spettro molto ampio della popolazione complessiva da un punto di vista socio-demografico. Crede che il suo campione possa essere considerato rappresentativo nonostante il fatto che sia stato selezionato in modo non casuale. Inoltre, Schoonmaker ha detto che i suoi casi riguardano anche una varietà di condizioni mediche e che gli episodi di pre-morte studiati hanno coinvolto una serie di cause diverse.

Uno degli aspetti veramente unici del lavoro di Schoonmaker, oltre alla sua impressionante grandezza, è la questione dei dati fisiologici che sono stati ottenuti in molti di questi casi. Come risultato delle complesse procedure condotte a St. Lukes (trapianti cardiaci, ecc.), I dati fisiologici dettagliati vengono regolarmente registrati. Ciò ha fornito a Schoonmaker l'opportunità di testare la plausibilità di molte delle varie teorie che sono state avanzate nello sforzo di spiegare e spiegare le esperienze di pre-morte. Un esempio di ciò sarebbe la teoria dell'anossia cerebrale che sostiene che le esperienze di pre-morte sono il risultato della mancanza di ossigeno al cervello. Schoonmaker ha dichiarato che il livello di ossigeno nel sangue è stato misurato nel suo campione e che le esperienze sono state segnalate da persone che avevano una scorta sufficiente a sostenere il funzionamento medio del cervello.

Schoonmaker ha anche rivelato che ci sono almeno 55 casi in cui sono stati osservati eeg piatti che denotavano la mancanza di attività elettrica nel cervello e di solito indica che si è verificata una morte irreversibile. In termini temporali, questi casi mancavano di attività cerebrale (misurata dall'elettroencefalogramma) in blocchi di tempo che vanno da 30 minuti a tre ore. Trenta di questi casi hanno riguardato 12 eeg  che erano stati collocati dai Neurologi. Secondo il giudizio professionale di Schoonmaker,
queste persone erano medicalmente morte, tuttavia, ripresero conoscenza a volte inspiegabilmente
e riferirono di aver sperimentato uno stato di coscienza alterato molto piacevole.


Avendo esplorato coscienziosamente la possibilità di spiegazioni alternative riguardo a queste esperienze, Schoonmaker è arrivato a credere che suggerissero una sorta di continuazione della coscienza umana oltre il punto di morte fisica. Questa posizione è interamente fondata sulla base delle osservazioni empiriche che ha fatto negli ultimi 18 anni.
Schoonmaker non ha fatto molto per pubblicizzare il suo lavoro e ha deliberatamente evitato di richiamare l'attenzione su di esso. Ha offerto diverse ragioni per questo, ma la sua principale riserva riguardava il potenziale sensazionalismo che potrebbe essersi verificato. Inoltre sentiva da molto tempo che i suoi dati erano incompleti - che molte altre
domande avevano bisogno di risposte.

Alla fine, tuttavia, Schoonmaker dichiarò che stava per scrivere un libro insieme a un teologo della Georgia con il nome di Loren Young. Il Dr. Young ha assistito Schoonmaker nella ricerca negli ultimi anni. La data di pubblicazione prevista non è stata determinata, ma ci sono speranze che sarà disponibile entro il prossimo anno.
Schoonmaker si interessò alla ricerca sulla morte avvenuta come cardiologo residente alla Duke University dopo aver appreso di un'esperienza che era stata riportata da un amico medico alla fine degli anni '50.
Ha sviluppato un particolare interesse per le persone le cui esperienze derivano dal congelamento quasi a morte.
Indubbiamente, questa ricerca rappresenta un importante contributo al campo, superando in termini
 quantitativi e di portata il lavoro di tutti gli altri in quest'area.

http://piddia.forumcommunity.net/?t=60694680&saved#lastpost

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CERVELLO QUANTICO? (01-04-18)
È possibile che il cervello umano sia in grado di eseguire calcoli quantistici avanzati? Alcuni Scienziati stanno conducendo una serie di esperimenti dettagliati per cercare di saperlo con certezza.
 Una simile scoperta rafforzerebbe l'ipotesi da noi lungamente caldeggiata, che indica il cervello come una sorta di radio che ricevee i segnali della nostra coscienza provenienti da un mondo parallelo,
quello che solitamente chiamiamo "Aldilà".
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 È facile pensare al computer ed al cervello come simili, sia per come elaborano le informazioni, sia per come prendono decisioni e gestiscono i dati, ma alcuni Scienziati pensano che l'incredibile complessità del cervello possa essere spiegata solo dalla meccanica quantistica. In altre parole, fenomeni come l'entanglement e la sovrapposizione quantistica, tutte cose astruse appartenenti alla Fisica Quantistica, sono in realtà eventi regolari all'interno del nostro cervello.
 Non tutti ne sono così sicuri, ma potremmo essere in procinto di ottenere una risposta.
"
La domanda, cioè se i processi quantistici avvengono nel cervello, ha una risposta affermativa, che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione della funzione cerebrale e della cognizione umana", dice uno dei membri del team coinvolto nella gestione di questi test, Matt Helgeson dell'Università di California, Santa Barbara (UCSB).
Se siete nuovi nel mondo dell'informatica quantistica, sappiate che essa si basa sulle idee della meccanica quantistica, ossia diversi modi di spiegare l'Universo con le più piccole scale atomiche, dove le regole della Fisica classica non sembrano più adattarsi.
La parte più cruciale del calcolo quantistico da capire è il modo in cui i bit regolari o gli interruttori on / off dei computer classici
- tutti quegli 1 e 0 che memorizzano i dati - vengono sostituiti dai qubit.
I Qubit possono essere sia 1 che 0, simultaneamente, grazie all'idea di sovrapposizione che abbiamo menzionato prima:
l'ipotesi che un oggetto quantistico possa essere in più stati contemporaneamente, almeno finché non viene misurato.
Tutto ciò significa che il calcolo quantistico ha il potenziale per creare reti di elaborazione molto più complesse di quelle che i computer attuali possono gestire, aiutandoci ad affrontare alcuni dei problemi più difficili della scienza.

Ma torniamo al corpo umano. La ricerca, appena finanziata, che sta per essere avviata, andrà a caccia di qubit nel cervello. I qubit di solito hanno bisogno di temperature estremamente basse per funzionare, ma potrebbero esserci modi per aggirare questo ostacolo nei nostri organi caldi e umidi. Uno dei prossimi esperimenti tenterà di esaminare se i qubit possano essere memorizzati negli spin nucleari del nucleo atomico, piuttosto che negli elettroni che li circondano.
Gli atomi di fosforo in particolare, di cui i nostri corpi sono pieni, potrebbero agire come qubit biochimici.
"
Gli spin nucleari estremamente ben isolati possono archiviare - e forse elaborare - informazioni quantistiche su scale temporali umane lunghi più di alcune ore", dice uno dei membri del team, Matthew Fisher.
Altri esperimenti riguarderanno il potenziale di de-coerenza, che si verifica quando avvengono i collegamenti e la dipendenza
 tra i qubit iniziano a scomparire. Perché i nostri cervelli siano computer quantistici, ci deve essere un modo integrato con cui i nostri qubit biologici siano protetti dalla de-coerenza.
Ancora un altro esperimento studierà i mitocondri, le subunità cellulari responsabili del nostro metabolismo e l'invio di messaggi in tutto il corpo. È possibile che questi organelli svolgano anche un ruolo significativo nell'entanglement dei qubit.
In altre parole, i neurotrasmettitori e i collegamenti sinaptici che avvengono nel nostro cervello potrebbero creare reti interlacciate (entangled), proprio come un computer quantistico.
Fisher e il suo team tenteranno di emularne il funzionamento in laboratorio.
I processi di calcolo quantistico potrebbero alla fine aiutarci a spiegare e comprendere le funzioni più misteriose del cervello, come il modo in cui manteniamo i ricordi a lungo termine o in cui la coscienza, l'emozione e la consapevolezza, vengono realmente generate.
Tutto questo è Fisica molto complessa e di alto livello, e non c'è alcuna garanzia che avremo delle risposte.
Anche se è troppo presto per dire con certezza se il cervello sia o meno un computer quantico, la ricerca pianificata
dovrebbe rivelare molto di più su come funzioni questo complesso di organi.
"Esploreremo la funzione neuronale con la tecnologia più avanzata da angoli completamente nuovi e con un enorme potenziale di scoperta", afferma uno dei membri del team , Tobias Fromme dell'Università tecnica di Monaco di Baviera in Germania.
 

Fonte: https://www.sciencealert.com

 

 INTERVISTA AL DR. PARNIA (13-02-18)

IL DR. PARNIA HA RECENTEMENTE DATO A CAPIRE CHE LO STUDIO AWARE II -CHE FINIRA' NEL 2020- STAREBBE GIA' FORNENDO IMPORTANTI RISULTATI! ECCO QUANTO HA DICHIARATO AL SETTIMANALE NEWSWEEK:

"Non intendo dire che le persone hanno gli occhi aperti o che il loro cervello funziona dopo la loro morte", ha detto Parna. "Sto dicendo che abbiamo una coscienza che costituisce ciò che siamo - i nostri sé, i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre emozioni - e quell'entità,
a quanto pare, non si annichilisce solo perché abbiamo varcato la soglia della morte;
 sembra continuare a funzionare senza sparire.
 Quanto duri questo stato ancora non lo possiamo sapere ".


Fonte: http://www.newsweek.com/

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AWARE2 : CI SIAMO?!  (19-10-17)

Forse ci sono risultati eclatanti provenienti dallo Studio Aware2, almeno secondo le caute dichiarazioni del Dr. Parnia:
Notevoli testimonianze anedottiche rivelano che le persone i cui cuori si sono fermati e poi riavviati hanno potuto descrivere accurati e verificati raconti di ciò che stava accadendo attorno a loro, come vedere i medici e gli infermieri che lavoravano, descrivere esattamente le loro conversazioni ed eventi che stavano succedendo,  altrimenti impossibili da conoscere."
Secondo Parnia, questi ricordi sono stati poi verificati da personale medico e infermieristico presente all'epoca della NDE  ,sono rimasti stupefatti di sentire che i loro pazienti, tecnicamente morti, potevano ricordare tutti quei dettagli.

Fonte: https://www.livescience.com/

Ora siamo in grado di pubblicare ulteriori informazioni. (21/10/17)

L'articolo qui sopra linkato inizia un pò in sordina, discutendo la NDE  di trent'anni fa di una donna, poi menzionando il database di Jeffrey Long e Eben Alexander e quindi si focalizza sul nostro ricercatore preferito,
il dottor Sam Parnia e leggiamo questa notizia-bomba:
"Parnia, a mezza strada nel lavoro sulle NDE  chiamato AWARE II,farà
un annuncio pubblico con aggiornamenti eclatanti, probabilmente nei prossimi sei mesi".

Ora, sappiamo che lo studio si doveva concludere nel 2020, tuttavia,  Parnia ha detto che, se ci fossero stati due o più eventi verificabili (cioè NDE  completamente documentate con OBE confermate - vale a dire soggetto che vede l'immagine sullo schermo LCD), prima della data prevista, tali dati sarebbe stati resi pubblici.
 Potrebbe essere questo l'annuncio? Certo, non lo sapremo finché non verrà emesso un bollettino, ma se è così, questo sarà l'evento che tutti abbiamo aspettato da quando AWARE  è stato citato per la prima volta.
Questo sarà il momento in cui vedremo un cambiamento paradigmatico permanente nel pensiero scientifico
ed il materialismo metodologico sarà morto.
Sono molto speranzoso. Già dall'anno scorso é improvvisamente aumentata l'attività del team di studio AWARE e, allo stesso tempo, hanno smesso di comunicare con fonti esterne. All'epoca ho ipotizzato che avessero fatto un buon colpo e stavano tentando di ottenerne un altro, pur assicurando l'integrità dello studio mantenendo i nuovi dati strettamente secretati.
Dottor Parnia, ci stai tenendo tutti col fiato sospeso!

Per ulteriori informazioni sullo Studio Aware II cliccare qui

Webmaster

Il progetto SoulPhone (12/10/17)
NOTIZIA BOMBA! IL PROF. SCHWARTZ HA SVILUPPATO UN TELEFONO CON L'ALDILà!

>Pronto, Nonna, sei tu?
<Certo! Vedo che state tutti bene e che avete replicato alla perfezione la mia ricetta delle lasagne!
>Grazie, Nonna, è venuta proprio buona, ma dicci, che stai facendo Lassù?
>Oh si!! Stiamo organizzando un'escursione su un'altro pianeta, per un po' non ci sentiremo, siamo tutti eccitatissimi! Voi, piuttosto, non vi abboffate troppo con le mie lasagne che state diventando vecchietti....
>Tranquilla! Salutaci tutti e divertitevi...

Una conversazione come quella riportata nel riquadro qui a sinistra, al giorno d'oggi è solo fiction ma, se il Prof. Schwartz ha ragione, nel giro d'un paio d'anni potrebbe diventare realtà! Avete capito bene, il dinamico Prof. Gary ha messo a punto un vero e proprio cellulare in grado di contattare i nostri Cari che vivono nell'Altra Dimensione e promette che sarà disponibile entro... UDITE, UDITE: DUE ANNI!
Lasciamo a lui la parola dal suo sito dedicato a questo straordinario dispositivo, sito che v'invitiamo a visitare e seguire per conoscere i progressi del progetto "SOULPHONE" (Telefono dello Spirito) a questo indirizzo: https://www.thesoulphonefoundation.org/

<Come reagirebbe l'umanità se si trovasse chiara evidenza scientifica che un certo aspetto della nostra coscienza è eterno?
Come vivremmo la nostra vita?
Come tratteremmo la terra, i nostri simili e tutte le altre creature con cui condividiamo il pianeta?
Quali opportunità potrebbero creare tali risultati? Continuano ad accumularsi scoperte scientifiche e prove emergenti che sfidano le opinioni principali della scienza riguardo alla natura della coscienza. 
La vecchia visione, chiamata materialismo, propone che la coscienza sia un sottoprodotto dei processi del
corpo/cervello, ovvero che, quando il corpo muore, tutte le sue funzioni, compresa la mente (o la coscienza), cessano pure.
Tuttavia, questo è un presupposto che non è mai stato giustificato o sostenuto da alcuna prova reale. Invece di questa posizione prevalente, la scienza principale è ora costretta a considerare la visione post-materialistica in cui dobbiamo aggiungere coscienza e informazioni al mix di "roba" fondamentale che comprende la realtà.
Vi sono testimonianze convergenti da molti paradigmi disparati che ci avvicinano a questa verità fondamentale.
Queste prove provengono dallo studio d'un'ampia gamma di fenomeni: Abilità psichiche (Psi); Esperienze di Pre-morte (NDEs); Esperienze fuori dal corpo (OBEs); Abilità mentali straordinarie (EMAs); Visualizzazione remota (RV); Guarigioni spontanee (SH); Esperienze trascendenti (TEs); Sincronicità; Medianità; e molte altre aree.
Tutti questi fenomeni sono connessi fra loro e ci forniscono molti indizi su una realtà più grande.
Questa realtà più grande dimostra la reale possibilità della sopravvivenza della coscienza oltre la morte corporea.
Non solo, ma sappiamo che è possibile comunicare con questa coscienza. Come può essere? Mentre alcuni dei meccanismi suddettiin questo momento
sono poco chiari, sembra che il cervello possa funzionare come un "filtro / ricevitore di coscienza" tanto quanto un televisore è un ricevitore per un segnale creato e trasmesso da una posizione lontana.

Stato attuale della ricerca
Varie tecnologie sono attualmente in fase di test in laboratori di tutto il mondo per dimostrare che queste teorie sono reali e, infatti, molti esperimenti sono stati ampiamente convalidati. Siamo fermamente convinti che un giorno, nel prossimo futuro, le tecnologie che derivano da queste scoperte ci permetteranno di comunicare con quello che oggi è considerato "il regno spirituale".
I dispositivi derivanti da queste tecnologie saranno presto disponibili per continuare i rapporti con i nostri cari che sono "passati", ma sicuramente non "sono morti". Con un numero sufficiente di prove empiriche, ottenute dallo studio di questi fenomeni, possiamo cominciare a sviluppare modelli di come questa realtà più grande possa funzionare. I modelli non descrivono necessariamente i meccanismi esatti che la natura utilizza, ma ci permettono di creare predizioni verificabili.
Da queste previsioni possiamo creare esperimenti e, alla fine, teorie.
Da queste teorie creeremo -in ultima analisi- processi e tecnologie che potranno migliorare la nostra comprensione della natura e forse utilizzare i suoi meccanismi in modi che una volta si pensava fossero fiabe o fiction pura.

Il Laboratorio per l'avanzamento della coscienza e della salute presso l'Università dell'Arizona sta progressivamente arrivando alla costruzione d'un prototipo funzionante di quello che viene chiamato "
SoulPhone ™".
E' già stato dimostrato che la rilevazione di energia e di informazioni e anche la comunicazione con lo spirito è possibile in un ambiente ottimamente controllato (per ridurre al minimo il "rumore" ed altri segnali spuri) e si ottiene con diversi meccanismi:
Questi sviluppi emergenti sono considerati come il prossimo passo in un processo evolutivo dal telefono cellulare, attraverso il telefono intelligente, il SoulPhone.
Questo dispositivo non è fantascienza. Infatti, a volte le cose sono troppo buone per non essere vere.  Il dottor Schwartz ha presentato per la prima volta le scoperte del laboratorio della tecnologia dell'anima sei anni fa nei capitoli 13 e 14 del suo libro
 "La sacra promessa: come la scienza sta scoprendo la collaborazione con noi degli Spiriti nelle nostre vite quotidiane."
Alla luce di prove convincenti e della logica di tali tecnologie, la questione non è più
"È possibile la comunicazione spirituale?" La domanda è invece:
"Che cosa ci vuole per progettare una tecnologia atta a rendere la comunicazione spirituale pratica e conveniente?"

I nostri obiettivi
Il Dr. Schwartz è pronto a creare un prototipo funzionante di quello che sarà chiamato "Soul Switch ™".
L'obiettivo è quello di collaborare con gli Spiriti per utilizzare entrambi gli interruttori binari (sì / no) ottici e uditivi (con un'affidabilità almeno del 98%).  Una volta raggiunta tale affidabilità, è possibile creare una "SoulKeyboard ™" di trenta tasti.
 A quel punto, il "Soul Messaging ™" (SMS Spiritico) diventerà realtà. Ma questo è solo un tipo di comunicazione possibile e mezzi più sofisticati sono all'orizzonte.  Costruire e testare un prototipo non richiede l'invenzione di nuove tecnologie, bensì solo la giusta integrazione di tecnologie facilmente disponibili.
È molto probabile che avremo una "SoulKeyboard ™" completamente funzionante entro due anni.>
 

https://www.thesoulphonefoundation.org/the-soulphone-project
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