Noi crediamo ...

Che Dio sia amore incondizionato ed accettazione infinita.

Che tutti abbiamo una identità spirituale eterna, che è parte di Dio.

Che abbiamo vissuto nel Mondo dello Spirito prima della nostra nascita nel Tempo, e che abbiamo avuto modo di scegliere alcune delle circostanze in cui siamo nati.

Che, dal momento che siamo una parte eterna di Dio, noi tutti siamo esseri multidimensionali.
Che siamo circondati da risorse spirituali, angeli, spiriti guida, e che possiamo entrare in contatto con queste entità per ricevere da loro orientamento e tutela.

Che ciò che noi chiamiamo Coincidenza è la prova della guida che riceviamo
 dal Mondo dello Spirito secondo Leggi che ancora non riusciamo a comprendere a fondo.

Che lo scopo della nostra esistenza sulla terra è la crescita spirituale personale.
Che la morte non è altro che un cambiamento di forma sul percorso che ci conduce ad una successiva esperienza spirituale.

Che conserviamo nel nostro Io Spirituale più grande tutta la saggezza accumulata nelle nostre molteplici esperienze di vita.

Che coloro che sono morti sono vicino a noi e possono a noi manifestarsi in determinate circostanze.

Che tutte le religioni hanno qualcosa di prezioso da offrire, che tutte hanno lo scopo di interpretare il disegno divino, e che i testi sacri delle varie religioni possono essere letti ed interpretati su più livelli, ma che nessuna religione ha un risposta circa la verità unica e ultima.

Che ciascuna persona ha dentro di sé una scintilla divina, e che quindi ciascuna persona ha la capacità di insegnarci qualcosa circa la verità di Dio.

 

Cari Amici Navigatori

Questa pagina Web é dedicata a tutti i Genitori che, come me e mia moglie,hanno perso uno o più figli, nonché ai Fratelli superstiti,
una situazione abbastanza comune, anche se meno che nei secoli scorsi. La cultura del benessere, nutrita dagli spot televisivi rigurgitanti di famiglie in ottima salute e con tanti figli belli, biondi, con gli occhi azzurri e sani, é ben lontana dalla nostra realtà di genitori......Non so trovare un aggettivo che definisca il nostro stato, chi ha perso i genitori é un orfano, esistono i vedovi e le vedove, ma noi che abbiamo perso un figlio siamo degli esseri bizzarri e non meritiamo nemmeno di essere citati nel vocabolario. Non abbiamo nome...

La regola vorrebbe che i genitori premorissero alla propria prole, la realtà purtroppo non é sempre così rigidamente inquadrabile entro certi schemi mentali. Ho creato percio' questo termine per definire in una sola parola la nostra triste condizione: "AMPUTATI".....

AMPUTATI perché un figlio in meno é una parte di noi stessi che é sparita, AMPUTATI perché nel cammino della vita saremo sempre un passo indietro rispetto a chi i figli li ha, AMPUTATI perché........

S T O P !

Trovate voi delle altre definizioni, se vi piace piangervi addosso, perché
questa pagina é scritta da uno di voi e da chiunque vorrà collaborare
affinché possiamo asciugarci le lacrime e reagire...!

Sappiate che i nostri Figli non sono partiti (non usero' mai la parola *morti* o *deceduti*) senza un buon motivo: Dio lo conosce e ce lo dirà quando giungeremo da Lui per essere di nuovo insieme a Loro. Non vogliono lacrime e dolore, li terrebbero ancoràti a questo mondo che non gli appartiene piu' , devono CRESCERE spiritualmente, devono andare avanti nel loro Cammino, la miglior cosa che possiamo fare per onorare la Loro memoria é dedicarci agli altri, a chi soffre come noi e più di noi. Non c'é bisogno di andare a fare i Missionari in terre lontane, magari proprio dietro l'angolo di casa nostra ci sono persone bisognose di aiuto e noi non lo sappiamo. Non crediate che le parole, se sgorgano dal profondo del nostro cuore, non possano dare conforto. Gesu' ha detto che ogni nostro piu' piccolo gesto di bontà é tenuto in gran considerazione Lassu'.....
I Morti si onorano aiutando i vivi! (Coco')
A questo punto vorrei precisare che questa non é una pagina religiosa, verranno trattati temi relativi alla SPIRITUALITA' ed alla COMUNICAZIONE con l'Aldila' ALLA LUCE DEGLI ENORMI PROGRESSI CHE SI STANNO COMPIENDO IN QUESTI ULTIMI ANNI. Purtroppo questo tipo di informazione é molto carente in Italia mentre nei Paesi Anglosassoni ci sono molte organizzazioni che studiano anche dal punto di vista scientifico, il mistero della vita, vi basti per tutte la celeberrima Università di Princeton, ove studio' ed insegno' il grande Albert Einstein. Ognuno sarà libero di professare o no qualsiasi Religione, (purché rispettose del Prossimo) su queste pagine, le Religioni sono un mezzo per arrivare a Dio e non uno scopo di vita, l'importante é che accettino questi DUE soli Comandamenti:

1)Ama gli Altri come Te stesso
(quindi, ANCHE Te stesso!)

2) Non giudicare mai l'altrui operato!

Troverete links ed articoli, anche in Inglese, ma cerchero' di tradurli al meglio delle mie possibilità e di offrirvene una sintesi ad ogni aggiornamento del sito o su richiesta da parte Vostra. Come avrete potuto notare, da Dicembre 99 é attivo un Message Board [FORUM PdA] dove potete scrivere per contattare me e tutti gli Amici che visitano questo sito, per scrivere un messaggio é sufficiente cliccare qui sotto e registrarsi:

NUOVO MESSAGE BOARD PDA

dove potremo discutere liberamente (ma sempre nel RISPETTO DELLE REGOLE SOCIALI E DELLE LEGGI!) degli argomenti trattati dalla PdA ed anche fornire supporto ed aiuto ai "nuovi arrivati".
Ormai siamo diventati una LIBERA ASSOCIAZIONE senza tessere, senza tasse d'iscrizioni e senza cariche sociali e spesso ci siamo già trovati tutti insieme in "posti reali" e non virtuale come questo, per discutere da vicino, o sfruttare Convegni e Congressi per conoscerci di persona. Ovviamente ci si può organizzare anche nell'ambito della stessa città o regione con mini-raduni,  l'importante è TENERCI IN CONTATTO tramite il Sito ed il Forum, come è già accaduto in questi ultimi anni con i 4 Raduni che ci hanno visto due volte a  Roma, poi a Cattolica ed a Santa Marinella.

 
Leggete anche la mia storia, che é poi la storia di mio Figlio Nicola (ed un pò anche quella di tanti altri Ragazzi di Luce), colpito dal cancro a soli 3 anni e mezzo di età e che ci ha lasciati dopo altri tre anni di sofferenze che non sono state vane, perché mi hanno spinto ad indagare su quanto di piu' misterioso esista per noi esseri umani:

LA VITA OLTRE LA VITA.....

....ALLORA,COME POSSIAMO CONTATTARE I NOSTRI CARI?

"......sono addivenuto alla conclusione che la migliore via per il regno dello spirito è pensare, dire e fare qualunque cosa che ti faccia gioire. Il Regno dello spirito non si trova in un particolare libro o insegnamento o tecnica o esperienza o religione o credenza. E' mia esperienza che il regno dello spirito si trova dentro il mio cuore ed il migliore percorso è seguire la mia felicità. Così, se vuoi un percorso meraviglioso, diretto, che ti connetta con qualsiasi spirito, ti suggerisco di fare quello che realmente ami e trarne diletto, allora àpriti alla comunicazione più profonda durante questo stato gioioso!
Ora, per favore non cominciare a preoccuparti su come ottenere un particolare stato di totale beatitudine estatica. La gioia puo' essere e spesso è molto tranquilla e pacata. Voglio dirti di fare quello che ti piace e di trarne diletto, ( ovviamente nei limiti del lecito...ndr) per poi lasciare che questo procedimento e l'esperienza ti guidino sempre piu' a fondo alla tua essenza spirituale. Così, se trai diletto dalla musica, allora gioisci con la musica! Lo stesso è vero per le passeggiate in mezzo alla natura, l'arte, la scrittura, la meditazione, la preghiera, la letteratura, il tatto, il sesso, il giardinaggio, le arti, pensare al tuo adorato defunto, vestire bene o casual, stare soli o in mezzo alla gente, [etc]., [etc]., [etc].

Non c'è nessun limite a quello che puo' aiutarti a trovare più gioia nella tua vita. E non c'è nessun limite a quello che puo' aiutarti a connetterti più profondamente con lo Spirito:

TUTTI SANNO BALLARE, MA NON TUTTI SONO BALLERINI PROFESSIONISTI......

PERCHE':

OGNUNO DI NOI POSSIEDE LA CAPACITA' INNATA DI COMUNICARE CON L'ALDILA'!

- BOB Kaplan- MEDIUM-

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Uno sguardo alla vita oltre la vita
di Nora Spurgin

TRENTA RISPOSTE A TRENTA DOMANDE

1. Esiste la vita oltre la morte ? Come possiamo saperlo?
2. Se la vita continua dopo la morte fisica, dove vivremo questa nostra esistenza?
3. Che cosa sono le esperienze di pre-morte ?
4. E' automatica l'andata nel Mondo Spirituale?
5. Com'è il mondo spirituale?
6. La nostra crescita spirituale avviene anche nell'altra dimensione?
7. Le persone del mondo spirituale sono consapevoli del nostro decesso?
8. Avremo modo di conoscere e stare con i nostri parenti e amici che sono passati prima di noi nel mondo dello spirito?
9. Come saremo nel mondo spirituale, che aspetto avremo ?
10. Cosa faremo nel mondo spirituale?
11. E' necessario essere persone religiose ?
12. Se qualcuno non è religioso cosa succede ?
13. Ciò che crediamo e pratichiamo nelle diverse tradizioni religiose farà la differenza in termini di qualità della vita nella dimensione spirituale?
14. Incontreremo Dio e le altre importanti figure religiose?
15. Che significato ha il pentimento e il fare ammenda prima della nostra morte?
16. Qual è il significato di Cielo e di Inferno?
17. Cosa dobbiamo fare qui nel mondo fisico per prepararci ad una miglior transizione al momento della nostra morte ?
18. Dopo essere entrati nel mondo dello spirito è possibile per noi ritornare dai nostri cari ?
 
19. Perché le persone sulla terra non riescono a sentire o vedere gli spiriti se questi sono così vivi e desiderosi di entrare in contatto con noi?
20. In che modo la nostra preghiera per i defunti può aiutarli ?
21. Esiste il tempo e lo spazio nel mondo spirituale?
22. Quando saremo nel mondo spirituale, potremo ancora godere dei piaceri fisici e di quelli dei sensi per esempio del bere, del mangiare o dei rapporti sessuali?
23. Cosa succede alle persone che si suicidano ?
24. La sofferenza sulla terra ha qualche valore spirituale ?
25. Cosa possiamo dire della reincarnazione?
26 Sono gli angeli diversi dagli spiriti di coloro che hanno vissuto sulla terra ?
27. Esistono nel mondo spirituali gli esseri demoniaci e gli angeli ?
28. Dobbiamo passare attraverso qualche tipo di giudizio per la nostra vita terrena?
29 Esistono i matrimoni nel mondo dello spirito? Se siamo sposati qui sulla terra la nostra famiglia sarà insieme anche nella dimensione futura ?
30. In che modo si dovrebbe disporre del proprio patrimonio?

 

DATA LA LUNGHEZZA DEL TESTO, NON ABBIAMO POTUTO PUBBLICARLO IN PRIMA PAGINA.
CLICCARE QUI PER LEGGERE LA VERSIONE TESTUALE, OPPURE

QUI, PER SCARICARE IL LIBRICINO IN FORMATO DI STAMPA (PDF, 22 pagine),

LA MORTE E LA VITA NELL’ALDILA’ 


Per la scienza iniziatica l’essere umano è un riflesso, un’immagine dell’Universo, e quindi, come l’Universo, si compone di regioni, di vari "corpi". La scienza ufficiale non è ancora giunta ad ammettere tali realtà, e da ciò provengono molti errori, specialmente in medicina e psicologia.

La tradizione indiana suddivide l’essere umano in 7 corpi, e la maggior parte degli spiritualisti accetta questa suddivisione. Il corpo più materiale – il solo a noi visibile – è quello fisico, ma esistono altri 6 corpi composti di una materia sempre più sottile: i corpi eterico, astrale, mentale, causale, buddhico e atmico. In realtà il corpo eterico fa ancora parte di quello fisico e si divide in 4 stati chiamati etere chimico, etere vitale, etere luce ed etere riflettore. Ecco perché il corpo fisico può essere suddiviso in 7 stati: lo stato solido, liquido, gassoso, più i 4 stati eterici. Alla stessa stregua, anche gli altri corpi possono essere suddivisi in 7. Così, nell’astrale ci sono 3 regioni inferiori e 4 superiori, ed è in quelle regioni superiori che vivono gli angeli.
Che cos’è un angelo? Un angelo è una creatura immortale fatta di una materia talmente pura e sottile che nulla di cattivo od oscuro lo può raggiungere. L’angelo vive nella Luce, nella gioia assoluta, e conosce tutto tranne la sofferenza. Infatti la sofferenza ha sempre come origine i movimenti della natura inferiore che arrecano disordini e perturbazioni. Un angelo non può conoscere tali difficoltà perché è assolutamente puro.
Ai margini del piano astrale inferiore e di quello superiore, si trova una zona intermedia abitata da esseri che stanno perfezionandosi, che stanno recidendo i legami con le regioni inferiori; ma essi sono ancora soggetti ai tormenti prodotti dai cattivi influssi del piano astrale inferiore e del piano fisico. Il corpo astrale è quindi al tempo stesso il mondo della sofferenza e della gioia.
Al momento della morte, l’uomo si stacca dal proprio corpo fisico, ma ciò non è sufficiente per la sua immediata liberazione. Si può persino dire che egli è più esposto ai tormenti rispetto a quando viveva sulla Terra. In effetti, durante la vita terrena, il nostro corpo fisico è un guscio, una corazza che ci impedisce di sentire la realtà del mondo psichico; ma quando ci si libera del corpo fisico attraverso la morte e ci si ritrova nell’astrale privi di difese, si rischia di soffrire tanto e di essere molto infelici.

L’inferno altro non è che uno stato di coscienza vissuto molto intensamente sul piano astrale. Solo dopo essersi purificati attraverso la sofferenza si può finalmente uscirne. Tutti coloro che si sono immersi in una vita di dissolutezza, di ingiustizie, di cattiverie, di crudeltà, e sono riusciti a sfuggire alla giustizia umana, quando muoiono si trovano a doversi confrontare sul piano astrale con tutto il male che hanno fatto; non possono più trovare rifugio da nessuna parte, perché non hanno più il corpo fisico che li protegge e li rende insensibili, per cui provano esattamente la sofferenza che hanno fatto subire ad altri esseri quando erano sulla Terra.
Può anche capitare che durante la meditazione certe persone si sdoppino e siano attratte dalle regioni pericolose del piano astrale, e là vengano perseguitate e minacciate. In tal caso la prima cosa da fare è rientrare nel corpo fisico per mettersi al riparo.
Il corpo fisico è una valida fortezza, ma quando lo si lascia al momento della morte, se si sono trasgredite le leggi dell’amore, della saggezza e della verità, si è obbligati a pagare nel piano astrale per tutte le trasgressioni.
Non sono invenzioni: i più grandi Maestri dell’umanità l’hanno sempre detto; grandi artisti, pittori e poeti hanno rappresentato quel mondo nelle loro opere, e persone clinicamente morte da 3-4 giorni, tornate poi in vita, hanno potuto raccontare ciò che avevano visto nel piano astrale.
Ogni tanto il Cielo permette a qualcuno di fare questa esperienza al fine di far rinsavire gli esseri umani, ricordando loro certe verità.
Così dopo la morte l’uomo deve subire nel piano astrale tutto il male che ha fatto agli altri e deve soffrire per tutte le trasgressioni che ha commesso. Non è che l’intelligenza cosmica voglia vendicarsi o punire l’uomo; vuole soltanto che egli diventi perfettamente cosciente di tutto ciò che ha fatto sulla Terra, perché spesso ha fatto soffrire altri esseri senza rendersene conto, e tale ignoranza è inaccettabile: essa impedisce di evolvere.
L’Intelligenza cosmica ci fa dunque passare attraverso le sofferenze che abbiamo inflitto agli altri, affinché comprendiamo bene quanto abbiamo commesso e possiamo correggerci. Il tempo che dobbiamo trascorrere in quel piano dipende dalla gravità degli errori da noi commessi.
Quando l’uomo ha estinto completamente i propri debiti, entra nella prima regione dell’astrale superiore dove vive nella gioia e nello stupore grazie alla felicità che ha dato agli altri sulla Terra. Gli è dato quindi di vivere anche nell’astrale, amplificato fino all’infinito, tutto ciò di buono che ha fatto per gli altri aiutandoli, incoraggiandoli, dando loro speranza e risvegliando in loro la fede o l’amore. Solo allora si rende conto di ciò che ha fatto sulla Terra. Può succedere infatti che certi esseri molto evoluti facciano del bene senza mai sapere quante persone hanno reso felici, a quanti hanno dato gioia, felicità e vita; lo fanno istintivamente, senza pensarci. Ma l’intelligenza cosmica vuole che si conosca tutto. Perciò dopo la morte, questi benefattori ignari devono vedere, comprendere e sentire tutto il bene che sono riusciti a fare, e ne restano abbagliati.
Successivamente, essi salgono più in alto, nella regione del piano mentale superiore, ossia il piano causale, dove tutte le ricchezze e i tesori della saggezza vengono loro offerti, dove tutti i misteri dell’Universo vengono loro rivelati, e dove viene mostrata loro tutta la bellezza delle regioni celesti. Poi salgono ancora più in alto, nel piano buddhico dove, uniti all’Anima universale vivono una vita di felicità indescrivibile. Non vi sono parole atte a descrivere ciò che avviene poi nel piano atmico: è la fusione completa col Creatore…
Quando l’uomo deve reincarnarsi, passa di nuovo attraverso le regioni atmica, buddhica, causale, ecc…prendendo in ciascuna di esse dei materiali per farsi una veste, vale a dire un corpo sempre più denso a mano a mano che scende nella materia. Quando giunge al piano fisico come neonato non si ricorda più di nulla, né di ciò per cui ha sofferto, né di ciò per cui ha gioito, né di ciò che ha imparato. Ma tutto è latente, accumulato in lui, ed egli ne ritroverà il ricordo un giorno se accetterà certe discipline, certe regole di vita sotto la guida di un Maestro.
Chi riesce a fare emergere dalle profondità del proprio essere il ricordo di ciò che ha vissuto nell’aldilà, avanza molto più rapidamente sul cammino dell’evoluzione.
Purtroppo per la maggior parte, gli esseri umani sono così attaccati ai piaceri e alle passioni della Terra che tutte quelle conoscenze e quelle ricchezze profondamente celate in loro vi resteranno ancora a lungo prima che essi possano trarne beneficio.
Che si creda o meno alla sopravvivenza dell’Anima dopo la morte, tutto si registra in noi a nostra insaputa. La natura ha superato di gran lunga i più grandi esperti in elettronica: essa ha messo sulla punta del cuore umano una bobina magnetica della dimensione di un atomo, bobina che gira durante l’intera vita registrando tutto. Quando passa nell’aldilà, l’uomo si stacca dal suo corpo fisico, ma porta con sé quella piccola bobina. I Giudici celesti lo invitano in silenzio a contemplare il film della sua vita ed egli rivede tutto dettagliatamente.
Nessuno può sottrarsi a questa legge: tutto nella vita viene registrato. Per ogni trasgressione commessa quaggiù si deve pagare nel piano astrale, e si sente tutto con un’intensità maggiore in quanto non si ha più la protezione del corpo fisico. Non vi è nulla di più terribile che ritrovarsi nudi e vulnerabili nel piano astrale, poiché i pensieri e i sentimenti dei vivi vengono direttamente a mordervi, a pungervi, a bruciarvi. Non potete sfuggire. Anche i lamenti e le afflizioni dei vivi lasciati sulla Terra sono un tormento per i morti. È solo nel momento in cui entrate nel piano causale che niente può più raggiungervi: là, siete al centro di un magico cerchio di Luce e nulla può valicarlo se voi non volete.Il mondo dell’Anima e dello spirito è veramente straordinario e se saprete essere pazienti e tenaci, imparerete molte cose.

FONTE: LA MORTE E LA VITA NELL’ALDILA’ di OMRAAM MIKHAEL AIVANHOV


 

Gestire il lutto (05-07-07)
Elaborare il lutto è un compito da svolgere per vivere in modo più attivo e sereno il presente, dopo aver superato i legami con il passato. Il lutto fa riflettere sul significato e sulla transitorietà della vita, può modificare i comportamenti, le aspettative e le priorità dei valori nelle persone che sopravvivono, in rapporto alla loro personalità e alla profondità della relazione interrotta dalla morte (J Clin Ethics 1997, 8/4 : 359-371).
La perdita definitiva di una persona cara è un trauma psichico soprattutto sia quando è imprevista (Ann Emerg Med 1998, 31/6 : 785-788), ma anche quando è annunciata e preceduta da sentimenti di lutto anticipatorio come conclusione di una grave malattia o per l’età avanzata.
Il conforto e la comprensione dei sentimenti vissuti da chi viene colpito da un grave lutto può aiutare a cambiare il dolore, la rabbia e la paura nell’accettazione più serena della perdita e in un migliore adattamento ai cambiamenti nella vita che continua.

Sentimenti espressi nel lutto
La perdita di una persona cara provoca un’angoscia acuta, l’interruzione della propria realtà quotidiana con il venir meno dei suoi significati e degli scopi nelle azioni abituali dipendenti dall’interazione con la persona scomparsa, il rischio di crisi d’identità, di senso d’inutilità, insicurezza e disperazione.
Le persone colpite da un lutto possono soffrire e reagire in modi diversi e il medico di famiglia può fornire loro comprensione e sostegno psicologico (Postgrad Med 1997, 101/3: 263-270).

I sentimenti più comunemente espressi sono i seguenti:
1 – Il rifiuto
E’ comune provare un’incredulità iniziale e la sensazione di vivere una situazione irreale. Questa è la fase di rifiuto della realtà della morte, dopo si deve superare una serie di fasi emotive prima di riuscire ad accettare la realtà della separazione dalla persona morta.

2 – Il dolore
Il dolore può essere diverso per intensità, durata e grado di espressione.
Alcune persone particolarmente vulnerabili possono presentare un ritardo nell’espressione del dolore per la negazione della perdita, altre un prolungamento con interferenze nel funzionamento personale e sociale per le difficoltà di elaborare il lutto e pertanto necessitano di un aiuto professionale.
La libera espressione del dolore è importante per l’accettazione della perdita. Il dolore di solito viene reso più sopportabile dalla possibilità di vivere la perdita in modo collettivo e ritualizzato.
Il rito funerario, infatti, prevede uno spazio temporale distinto dai soliti ritmi quotidiani nel quale è possibile fermarsi ad esprimere le proprie emozioni sentendosi parte di una comunità che le condivide e trovando conforto in familiari e amici.

3 – La rabbia
Le persone colpite da un lutto possono provare un risentimento irrazionale nei confronti del defunto perché gli ha lasciati, nei confronti di Dio perché ha permesso che ciò accada, nei confronti di se stesse per vari sensi di colpa, nei confronti degli altri per disattese aspettative o per altri motivi appropriati e non.
La rabbia in genere richiede solo di essere espressa e ascoltata, finchè viene sostituita dalla tristezza e dalla consapevolezza che fa parte della natura umana provare questi sentimenti irrazionali e anche avere nelle relazioni sociali, allo stesso tempo, alcuni comportamenti che appaiono giusti e altri che appaiono sbagliati ad una valutazione successiva.
Molte persone provano anche un sentimento di serenità pensando di doversi sentire riconoscenti per aver partecipato alla vita della persona che hanno perso e ai momenti migliori condivisi, invece di sentirsi angosciati per i suoi ultimi giorni.

4 – Il senso di colpa
La morte di una persona cara causa spesso sensi di colpa, per azioni o omissioni ritenute inappropriate, affermazioni fatte e non fatte, situazioni rimaste sospese, relazioni difficili o,semplicemente, scarsa comunicazione.
Diverse persone, assorbite dal ritmo di molti impegni, tendono a rimandare al domani chiarificazioni importanti, finchè si accorgono che i domani sono finiti.
I familiari di una persona che si è suicidata presentano almeno nel 50% dei casi sensi di colpa o sintomi di depressione.
Spesso però gli effetti reali dei comportamenti che si rimproverano sono stati meno significativi rispetto alle loro interpretazioni inducenti il senso di colpa.
Quando una persona muore dopo una lunga e debilitante malattia i familiari che l’hanno assistita possono anche provare sollievo che poi induce loro sensi di colpa ingiustificati: in realtà questo sollievo è naturale e semmai dimostra che prima i familiari col loro intenso e stressante impegno assistenziale avevano anteposto le necessità del malato alle loro.
Molte persone provano un senso di colpa quando dopo un lutto vivono di nuovo momenti di serenità o di gioia ed hanno bisogno di essere rassicurate sul fatto che ciò rientra nella normale continuità della vita e non ha il significato di non sentire più la mancanza della persona scomparsa.
 

5 – La paura
La morte di una persona cara accentua la consapevolezza della propria mortalità che evoca diversi tipi di paure.
L’esperienza del lutto può indurre sia reazioni negative - come l’ansia generalizzata, gli attacchi di panico e la depressione - e sia reazioni positive, come il bisogno di dare al ogni momento della vita il massimo significato possibile migliorando i rapporti umani, resi consapevoli del loro valore dalla perdita subita.
Fra le persone che vivono più intensamente ogni giornata della loro vita, ci sono anche quelle che sanno di non avere più molto tempo a disposizione.
Secondo la psicoterapeuta U. Markham (L’elaborazione del lutto, Mondadori ed., 1997), i bambini non devono rimanere esclusi dall’inevitabile presa di coscienza della morte, dalla spiegazione della realtà della perdita e dalla condivisione del dolore che comunque percepiscono negli altri. I bambini provano difficoltà maggiori di comprensione ed elaborazione dell’accaduto quando vengono esclusi dalla partecipazione al lutto. Bisogna assicurarsi, continua la Markham, che i bambini non interpretino la morte di una persona cara anche come un castigo per i loro comportamenti inadeguati (svilupperebbero così sensi di colpa) o come un rifiuto deliberato nei loro confronti (si ridurrebbe la loro l’autostima).

Elaborazione del lutto
Il processo di rielaborazione del dolore richiede le seguenti fasi:

il riconoscimento della realtà della perdita, contrassegnato dalla crescente consapevolezza che il defunto non è più presente;
l’accettazione della realtà della perdita, espressa nella tristezza per la coscienza di solitudine e nella sofferenza del cambiamento di vita;
il distacco dalla persona scomparsa, con l’estinguersi dei tentativi di mantenere tutto come prima e il ricordare con serenità la persona morta ma collocandola nel contesto del proprio passato;
l’adattamento alla perdita definitiva della realtà vissuta e dei suoi significati, con la percezione del senso di inutilità delle azioni abituali dipendenti dall’interazione col defunto, delle aspettative disattese, dei cambiamenti radicali alla realtà quotidiana;
la costruzione di nuove relazioni interpersonali e di nuovi significati, implicanti il riacquisto della fiducia in se stessi, lo sviluppo di nuove motivazioni e riferimenti, la capacità di affrontare le difficoltà a ristabilire nuovi rapporti con gli altri.

Secondo la psicoterapeuta C. Smith (Social work with the dyling and bereaved, Macmillian, London, 1982), l’aiuto alla persona in lutto comprende interventi che hanno lo scopo di:

incoraggiare la presa di coscienza della morte che non può essere resa meno dolorosa dalla negazione della realtà e dal ritardarne la consapevolezza;
offrire un ascolto comprensivo e compassionevole delle espressioni di dolore e di rincrescimento, assicurando continuità specie se il supporto di parenti e amici tende nel tempo a rarefarsi e si accresce l’isolamento e l’insicurezza personale;
favorire il recupero dell’identità personale, dell’autostima, della fiducia in se stessi che consentono di ristabilire nuove interazioni sociali e nuovi scopi di vita;
invitare infine ad assumere iniziative di vita autonoma.

Nel primo anno dopo la morte del coniuge nel 20-25% circa dei vedovi/e sono stati osservati episodi di depressione o di ansia (Psychiatry, 1991, 54, 320-330).L’elaborazione del lutto può richiedere almeno un anno. La fede religiosa, la solidarietà di persone sensibili che hanno già vissuto prima l’esperienza del lutto e, solo in una minoranza di casi, la psicoterapia (J Consult. Clin. Psychol, 1989, 57, 607-612) possono aiutare a dare un senso al dolore ed un significato alla vita che continua dopo un lutto familiare. Non esiste un modo migliore per riprendersi da una perdita significativa.
Esiste però il modo di non rimanere soli con il proprio dolore. Secondo la psicoterapeuta L. Kaplan (Voci dal silenzio, Cortina ed., Milano, 1996), bisogna riprendere il dialogo interrotto dalla morte riportando dentro di sé la persona scomparsa, come un aspetto della propria coscienza e della propria storia, ritrovandola in ideali e progetti condivisi che riallaccino una comunicazione ideale e allo stesso tempo diventino motivazioni utili a svolgere meglio la propria parte nella vita che continua. Come affermava D. Grayson: Dietro la serenità raggiunta, c’è sempre un’infelicità che abbiamo vinto. Chi riesce ad avere fiducia nel cambiamento può abbandonare l’illusione delle certezze con la consapevolezza di poter ritrovare una propria realizzazione.

Info e sostegno psicologico:

Pronto Ascolto tel.06-8411518. Psicotel tel.800-421616.
Lega Italiana contro i Disturbi d'Ansia e da Attacchi di Panico tel.0187-703685

Per familiari di persone con problemi di salute mentale:

Associazione Aiutiamoli tel. 02-58309285.

Essere Religiosi, Significa Essere Spiritualisti?
U
n bel po' di gente crede che essere religiosi significa essere spiritualisti e viceversa. Possono andare in chiesa regolarmente, ed avere una grande conoscenza e comprensione delle Sacre Scritture, e credere che questo vuole dire essere spiritualisti. Possono persino trattar male la gente o addirittura vivere come il diavolo, ma poiché vanno in chiesa e conoscono le scritture, credono di essere spiritualisti. Informazioni raccolte dai racconti di NDE mostrano che la spiritualità è molto diversa dall' essere religioso. Forse la migliore via per distinguere la religione dalla spiritualità è dire che la religione è la formula esteriore per guidare la gente verso la forza spirituale interiore dell'amore e della compassione per gli altri.In base a quanto ci viene riferito dalle persone che hanno avuta una NDe, lo scopo vero della nostra esistenza é quello di maturare una crescita spirituale.
Noi, più che esseri fisici, siamo esseri spirituali che si rivestono d'un corpo di carne, anche per i seguenti motivi:


* Completare una missione per conto di Dio.
*Qualificarci per raggiungere regni eterei più elevati.
*Mettere alla prova le idee che avevamo prima d'incarnarci per vedere se effettivamente siamo in grado di concretizzare tali ideali.
*Auto-realizzare noi stessi.


Inoltre, sentiamo il bisogno di riscoprire più alti livelli di sapere nel mondo fisico al fine di essere più che dei compagni di Dio, di ritrovare il Paradiso che é dentro di noi in modo da raggiungere lo scopo di evolverci in quegli Spiriti più Elevati che eravamo in precedenza, sia pur conservando la nostra individualità. Tutto ciò al fine di rendere Dio più forte nel disseminare Amore -che é Dio stesso- di diffondere Luce in un mondo di tenebre e, ancor più importante, di giocare, amare, ridere come azioni fine a sè stesse, poiché questa é la via della santità. L'Amore é Dio, ed amare gli altri e tutto ciò che esiste é la cosa realmente importante. Ogni altra cosa, dal nostro benessere economico ai nostri personali successi, é totalmente irrilevante. La cosa importante é amare la gente, la natura, gli animali e tutta la Creazione. Che lo si capisca o no, l'Amore é quanto cerchiamo e di cui abbiamo assoluto bisogno per andare avanti.

Visitate il sito di: Kevin Williams
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Per chi ha subìto un recente lutto
Un articolo per cApire chi siamo e quel che proviamo.  a beneficio soprattutto dei "nuovi arrivati".
( INSERITO IL 16 AGOSTO 2009)

La morte dei nostri figli a qualsiasi età e da qualsiasi circostanza sia dipesa è uno dei colpi più crudeli che la vita può infliggerci.
Il viaggio attraverso il dolore è molto lungo, buio, difficile e doloroso per i genitori che lo devono, volenti o
nolenti, effettuare, tanto che ci siamo definiti AMPUTATI
Nei primi minuti, giorni, settimane, mesi e anche anni, ci troviamo sprofondati in un dolore indescrivibile.
Per noi è molto difficile portare avanti la nostra vita quotidiana o di non pensare che alla morte. Anche quelli che una volta erano i nostri meravigliosi,felici ricordi, condivisi con i nostri figli finchè in vita, ora ci procurano solo altro dolore.
I genitori amputati non "superano" la morte dei propri figli, né la lasciano alle spalle, come il mondo esterno sembra pensare che possiamo e dobbiamo fare.
La morte dei nostri figli non è una malattia da cui si può guarire.
Si tratta di un cambiamento che modifica la nostra vita per sempre e col quale dobbiamo imparare a convivere. Siamo così costretti a fare l'impossibile: costruire una nuova vita e scoprire una "nuova normalità" per noi e le nostre famiglie in un mondo senza di Loro.
E 'importante per i nuovi arrivati sapere che si sperimentano un'ampia e spesso spaventosa varietà di intensi sentimenti dopo la morte dei nostri figli.
E 'anche importante comprendere e sapere che tutti i sentimenti che si provano sono naturali e normali in tali circostanze.
Altrettanto importante è sapere che, per quanto possa sembravi assurdo,non proverete per sempre questo dolore.

Sul momento però, si deve seguire l'istinto della nostra anima e lasciare che il nostro cuore si affligga. Il dolore derivante dalla morte d'un figlio non può essere ignorato o evitato. È necessario valicarlo, al fine di uscire dall'altra parte.
Siate dolci e pazienti con voi stessi e la vostra famiglia, abbandonatevi pure al pianto, all'accoramento, e raccontate in giro la storia dei vostri Figli quante volte volete e per tutto il tempo necessario perchè alla fine tornerete di nuovo a sorridere, anche se non potrete mai dimenticare il vostro bambino: lui o lei sarà con voi nel vostro cuore e nei vostri ricordi per tutto il tempo che vivrete. Alcune delle cose che è possibile che si verifichino o che si provano sono:

Depressione.

Una profonda nostalgia e senso di vuoto.

Desiderio di morire.
Questa sensazione di solito passa nel tempo, quando vi renderete conto che si deve andare avanti per il
bene degli altri membri della famiglia, per voi e per il figlio che è morto.

Profonda tristezza.

Piangere spesso, a volte inaspettatamente.

Incapacità di concentrarsi su qualsiasi cosa, spesso sbagliando il posto degli oggetti.

Chiedersi: "Perché?"

Turbe della memoria.

Interrogarsi continuamente con domande senza risposta tipo:
"Se solo avessi ....?"
"Perché non ho ...?"

Fare inutili colpe a sé stessi o sull'operato degli altri.
Provare collera contro di voi, i membri della famiglia, Dio, i medici
e persino contro il proprio figlio per esser morto.

Temere d'impazzire (
molto normale!)

Forte esaurimento fisico: essere addolorati è un duro lavoro
 e consuma molta energia!

Disturbi del sonno, oppure dormire troppo per evitare il dolore.

Sintomi fisici come pesantezza al petto o difficoltà a respirare (
se queste sensazioni persistono consultare il medico), costrizione alla gola, sbadigli, sospiri, o addirittura iperventilazione e respiro ansimante.

Mancanza di appetito o eccessi alimentari.
Aumento o perdita di peso. Ansia.
(
Spesso associato con comportamento iperprotettivo verso gli altri figli e membri della famiglia.)

Negazione della vostra perdita, pensando che prima o poi tornerà.
 
Chiedere aiuto ad uno Psicologo se la negazione della realtà persistesse
 oltre un mese).

Necessità di raccontare continuamente le circostanze della disgrazia.

Incapacità di lavorare in modo proficuo.

Avere difficoltà a fare la spesa per non vedere il suo cibo preferito sugli scaffali.

Sentirsi in colpa per aver sorriso o riso, pensando:
 'come posso sorridere quando mio figlio è morto?'
(
Ricordate che Loro desiderano che la nostra vita sia
 felice il più possibile, nonostante tutto
).

Pensare che il coniuge o altri membri della famiglia non capiscono il vostro dolore
 o non sono in lutto, come si pensa che dovrebbero essere,
ma ricordate che ognuno piange in modo diverso.

E' facile perdere i vecchi amici perchè sembrano non capire il vostro dolore, perciò fate nuove amicizie attraverso gruppi di sostegno con persone che sono nelle vostre stesse condizioni e quindi in grado di capire i vostri sentimenti.

Sentirsi come se si stessero facendo progressi, per poi ripiombare nell'angoscia

è normale
: la guarigione di solito avanza di due passi avanti e d'un passo indietro per un lungo periodo di tempo.

Sentirsi frustrati perchè gli altri credono che sarete "più presenti" in un mese, sei mesi o un anno o addirittura pretenderlo da se stessi, senza rendersi conto che guarire è un processo molto lento. Siate pazienti con voi stessi, ricordate che non siete gli unici ad aver avuto questa esperienza.
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Quanto abbiamo fin qui elencato rientra nei comportamenti tipici, naturali e normali a seguito d'un lutto genitoriale.
Non si possono ignorare, ma ci si deve lavorare sopra, ricordandoci che, se tentate di negare le vostre emozioni, è necessario molto più tempo per sentirsi meglio.
Non ci sono calendari per il dolore, ogni persona deve prendersi il tempo necessario per superare il lutto. Noi riteniamo , dopo tanti anni di contatti a distanza e personali, che il processo del lutto può essere reso un pò più facile se lo condividete con noi per ottenere sostegno, per essere aiutati a capire il vostro dolore e per sapere come comportarsi.
Siamo già passati anche noi attraverso le stesse angoscianti situazioni,
in tanti siamo sopravvissuti e siamo pronti ad aiutarvi .