INDICE DI DOCTOR-NDELA SCIENZA E IL PARANORMALE

SOMMARIO   Pag.19

PERCHE' NON TUTTI RICORDANO LE NDE?

differenze tra medianità e psicosi

SCIENZA E RICERCA PSI

GLI effetti psicologici DELLE
ESP sono reali!

AFFOGARE IN UN MARE DI PENSIERI

VISIONI E SOGNI IN PUNTO DI MORTE

STUDIO SUI MEDIUM

ANTEPRIMA DELLO STUDIO SUI MEDIUM

COSCIENZA QUANTICA

FETTE DI ESISTENZA

i bambini e la morte

ESPERIENZE ECCEZIONALI FRA PARAPSICOLOGIA E PSICHIATRIA

LA SINCRONICITA' ESISTE!

LA LUCIDITA' TERMINALE

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ULTERIORI PROVE CHE
LA TELEPATIA ESISTE !
(17-08-16)

Recenti ricerche sulle interazioni sociali tra esseri umani CONDOTTE DA UN TEAM ITALIANO di Neuroscienziati, ha rivelato i dettagli affascinanti di come il cervello di amici e familiari (in termini scientifici:
cervelli che "operano almeno in parte su un contenuto informativo condiviso
")
possono sincronizzarsi e 'allinearsi' l'uno con l'altro
. Visti i discutibili risultati della Parapsicologia che suggeriscono che la telepatia ed altri talenti 'PSI' potrebbero essere veri, è possibile che questa 'neuro-risonanza' possa essere rilevata anche quando due persone cercano di interagire mentalmente, sebbene private dei normali mezzi sensoriali? 
Questa è la domanda posta in un recente documento dal titolo:
 
"Correlazioni elettroencefalografiche di interazione sociale a distanza".
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L'esperimento è stato condotto su 25 coppie di volontari scelte su criteri di amicizia reciproca (da più di un decennio) ed
 esperienza nella meditazione (al fine di mantenere una prolungata concentrazione).
I membri di ogni coppia sono stati collocati in due camere separate -a circa cinque metri l'una dall'altra- con opportune misure atte a bloccare qualsiasi condivisione delle informazioni sensoriali ed i loro cervelli sono stati monitorati tramite elettroencefalogramma
(EEG).
Al 'mittente' veniva chiesto di rilassarsi, pensare al 'ricevente ' e mentalmente trasmettere ciò che percepiva.
 
Durante una sessione di 10 minuti al mittente sono state inviate 128 stimolazioni della durata di 1 secondo ciascuna, separata da pause variabili fra i 4 ed i 6 secondi (per evitare ritmi prevedibili).  Questi stimoli consistevano in un segnale luminoso prodotto da alcuni LED rossi e da un simultaneo segnale audio sinusoidale alla frequenza di 500 Hz, della stessa durata.  Al 'ricevente', seduto nella stanza isolata, veniva detto di rilassarsi ed essere pronto a  ricevere stimoli dal suo compagno, di collegarsi mentalmente con lui e cercare di percepire gli stimoli che avrebbe ricevuto.

RISULTATI STRAORDINARI!
I dati provenienti dalle 25 coppie di soggetti sono stati raccolti per tre giorni.
I risultati ottenuti hanno mostrato,
"una risposta debole ma robusta" che è stata rilevata dall'attività EEG del ricevitore 'passivo' ", in particolare all'interno della gamma dei 9 - 10 Hz  (Ritmo Alpha). Questo segnale è risultata essere statisticamente significativo ed i
Ricercatori hanno concluso che, pur se lo studio era chiaramente esplorativo, è in accordo con i risultati osservati in altri tre diversi esperimenti di Hinterberger (2008) che ha osservato un aumento di ERP (
Event-Related Potentials = Potenziali evocati) sempre nel campo delle onde Alpha (8-12 Hz) nelle relative coppie di partecipanti.
Se ulteriormente confermati, questi dati sarebbero di enorme importanza scientifica perché forniscono la prova neurofisiologica di una connessione - o interazione sociale - a distanza. 
La vogliamo chiamare TELEPATIA? FATE VOI!
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Riportiamo qui sotto il link al lavoro che, lo ricordiamo, è opera di Ricercatori Italiani dell'Università di Padova.
        http://f1000researchdata.s3.amazonaws.com/

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PERCHE' NON TUTTI
RICORDANO LE NDE?
(26/06/16)


Nessuno è fino ad oggi riuscito a spiegare il modo esatto con cui i ricordi vengono fisiologicamente formati e memorizzati, in realtà molti aspetti della "funzione cerebrale", come la coscienza stessa, non sono affatto compresi. Tutto quello che sappiamo è che questi processi si verificano nel cervello e che i segnali elettrici in transito su miliardi di diversi neuroni (cellule nervose) e sinapsi (giunzioni) sono coinvolti in questi processi.
Secondo la visione materialistica, queste strutture sono più che coinvolte: sono responsabili della coscienza stessa, in altre parole, il cervello genera la coscienza, crea e memorizza i ricordi, le emozioni, gli odori, ecc. La prova circostanziale è fornita dal fatto che i danni cerebrali causati sia da un trauma che da malattie neuro-degenerative come l'Alzheimer, provocano la perdita di varie capacità superiori, compresa la memoria.
Le varie regioni del cervello associate con funzioni di ordine superiore, come ragionamento e memoria, ove le cellule cerebrali siano state danneggiate irreparabilmente, corrispondono pariteticamente con la perdita delle specifiche funzioni ad esse deputate.
Tuttavia, tali osservazioni supportano solo una associazione fra i due fatti,non necessariamente un rapporto di causa/effetto.
Da un visione del mondo non-materialista e spiritualistica, il cervello è solo un luogo dove la coscienza risiede finchè è presente nel mondo legato al tempo in cui ci troviamo. Se è davvero così, come molti che credono che le NDE sono eventi reali, allora dove risiede la memoria e come viene letta?  Se una OBE si può verificare mentre un paziente è clinicamente in "morte cerebrale" e non vi è alcuna attività elettrica, ciò starebbe a significare che il cervello non può formare alcun ricordo di quanto avvenuto.
Alcuni hanno ipotizzato che la memoria è universale e può essere consultata da tutti coloro ai quali ne viene concesso l'accesso dopo la morte. L'intera esperienza è in qualche modo registrata e conservata perfettamente, onde poterla rivedere e rivivere in ogni suo aspetto, il che suggerisce che il cervello non può memorizzare alcunchè, ma ha la capacità di accedere a una quantità limitata di memoria universale riguardante la vita personale. La prova di ciò risiederebbe nel fatto che alcune persone affermano di essere in grado di ricordare vite precedenti, riferendo eventi che non potevano essere registrati nel loro attuale cervello fisico. In sostanza, la memoria, nel contesto di una realtà in cui le NDE sono fatti reali -e quindi quello stato in cui siamo esseri consapevoli ed eterni- è molto diversa dalla nostra attuale comprensione limitata e "scientifica".
Come detto innumerevoli volte in diversi articoli, solo il
10%  degli adulti che muoiono e ritornano riferiscono una NDE, ma
la percentuale è significativamente più alta per i bambini. Varie sono le spiegazioni che si trovano in diversi libri sull'argomento e più spesso riguardano la capacità di ricordare delle singole persone.
Una possibile spiegazione potrebbe esser il fatto che alcune persone non hanno le NDE perché la parte di loro che una volta era "spirituale" è stata a lungo soffocata, mentre autori come Burke suggeriscono un'altra possibile ragione:
alcune NDE sono state così traumatiche che il cervello si rifiuta di ricordarle.
E' ampiamente accertato dall'esperienza clinica che, quando si soffre per traumi estremi, la memoria viene cancellata e non si è in grado di richiamare l'evento traumatico (amnesia retrograda), allora, perché non potrebbe accadere lo stesso con le NDE?
Non tutte ruotano attorno all'Essere di Luce, a bellissimi campi verdi, etc., infatti circa il
20-25% di tali racconti contengono alcuni aspetti negativi. Si va da una sensazione di grigiore oppressivo per alcuni che hanno sperimentato un inferno simile al loro stato d'animo, fino all'incontro con esseri estremamente spiacevoli che infliggono dolore estremo (ad esempio, la NDE di HOWARD STORM solo per citarne una delle tante). Burke, essendo Cristiano, crede nel concetto di Inferno e mentre è stata raramente riportata una NDE ove si è finiti in un pozzo di fuoco gestito da un tizio in calzamaglia rossa con in mano un forcone, ci sono casi che descrivono elementi familiari ai seguaci di Cristo e dei suoi insegnamenti. 
Non è nostra intenzione soffermarci sull'esistenza del diavolo, o su qualsiasi altro aspetto filosofico di tale questione, bensì sul fatto irrefutabile che una percentuale significativa di NDE dimostra chiaramente che non tutti sarebbero destinati a godere nel dopo-vita...
E se in realtà fosse così per la stragrande maggioranza? Che cosa succederebbe se il 90% di noi vivrà un dopo-vita miserabile?
Potrebbe essere questa la ragione per cui così tanti non sono in grado di ricordare le loro NDE?
O, forse, alcuni le ricordano ma non vogliono condividere questa orribile esperienza, per vergogna o paura, mentre altri avranno vissuto un evento così traumatico che il loro cervello non permette loro di richiamarlo alla memoria?
Anche in questo caso, se si crede che Gesù è Dio incarnato, in quale altro modo si potrebbe interpretare la sua affermazione che la maggioranza del gregge si sta dirigendo verso l'inferno? Ora, non sto dicendo che questo è sicuramente il caso, perché francamente non abbiamo la minima idea di come vadano esattamente le cose, niente di tutto questo è provato, tanto meno scientificamente, ma è un fatto certamente degno di ulteriori spunti di profonda riflessione.
Vi è, comunque, una nota positiva:  molti di coloro che hanno riportato un'esperienza infernale sono stati in grado di liberarsi da quel luogo, di solito invocando Dio o Gesù (
perché la maggior parte delle NDE nella nostra letteratura provengono da paesi occidentali), ma la mia speranza è che la fine di questa vita non è l'ultima chance per tornare indietro e fare ammenda dei nostri errori.

WEBMASTER
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differenze tra medianità
e psicosi
(16/06/16)

Di:  Kevin Williams
"Qual è la differenza tra l'essere dotato di capacità PSI  ed essere psicopatici?" La mia (vale a dire, del Webmaster Kevin) Psichiatra una volta mi ha dato la seguente risposta che qui viene brevemente riassunta:
Le persone che sentono voci e vedono cose che non ci sono possono essere classificate in due gruppi, il primo è costituito da quelle che non possono fronteggiare tali fenomeni e vengono etichettati  come "malati mentali". Quelli appartenenti al secondo gruppo invece, sono in grado di farlo e sono chiamati "sensitivi".
La società ha etichettato coloro che parlano con Dio come santi, ma se Dio ti parla... sei considerato folle!
L'intuizione psichica (o semplicemente "intuizione") è definita come
"la capacità di percepire e conoscere immediatamente senza ragionare." Carl Jung definisce l'intuizione "percezione tramite l'inconscio" usando la percezione sensoriale solo come punto di partenza, onde portare avanti idee, immagini, possibilità, ricerca di vie d'uscita da una situazione bloccata, grazie ad un processo che è in gran parte inconscio. Alcuni scienziati, come il Dr. Yehuda Elkana e il Dr. Gerald Holton, hanno sostenuto che l'intuizione è associata con  scoperte scientifiche innovative. Alla fine degli anni '70, la Dr.ssa Nancy Andreasen della University of Iowa ha iniziato a studiare se esiste un possibile legame tra l'intuizione e la creatività. La sua intuizione l'ha portata ad indagare, da subito, sugli schizofrenici.
La schizofrenia era presente nella famiglia di Albert Einstein ed un numero considerevole di esperti oggi crede che Einstein aveva la Sindrome di Asperger (una forma di autismo
-- Wikipedia.org ) e che mostrasse tratti schizofrenici. Si presume che la Teoria della Relatività  potrebbe essere stata generata solo da una mente schizofrenica, capace di vedere le cose dal di fuori.
Lo studio del Dr. Andresen ha trovato una percentuale molto alta di scrittori affetti da disturbo bipolare. Con i moderni progressi tecnici in neuro-imaging, la Dr. Andreasen ha scoperto prove di attività nelle "cortecce di associazione" dei lobi frontali, che giocano un ruolo importante nello stabilire i collegamenti tra una parte del cervello ed un'altra. Le persone creative, quali scrittori e artisti spesso descrivono il loro processo creativo come un fenomeno inconscio con idee e intuizioni che sembrano venire dal nulla.

I ricercatori come il Dr. Scott Barry Kaufman stanno studiando il concetto di "inibizione latente" (IL), che può essere spiegato come una linea sottile tra il pensiero produttivo recente ed il pensiero delirante patologico. Li è la capacità cerebrale di filtrare le informazioni a livello inconscio rendendo in tal modo disponibili pensieri razionali,
in altre parole, quando il cervello è polarizzato in modo tale da ignorare stimoli che ha già esaminato in passato.
Ad esempio, se qualcuno suona il clacson ogni giorno al di fuori della vostra casa, il rumore diventa meno evidente dopo un pò, salvo prestarci attenzione, ma le persone affette da schizofrenia hanno grosse difficoltà con il processo di inibizione latente. In questi casi, il cervello è sopraffatto da troppi neuroni che competono per attirare l'attenzione di altri neuroni, viene cioè bombardato da troppi input sensoriali ed emozionali, mentre la IL è attiva in coloro che soffrono di disturbo bipolare o che sono psicotici.

L'inibizione latente sembra collegata anche all'intuizione, infatti una sua diminuzione può rendere più probabile vedere connessioni che gli altri non possono vedere.  Psicologi, come compianti Dr. Colin Martindale ed il Dr. Hans Eysenck hanno esaminato il ruolo importante che la disinibizione gioca nel pensiero creativo. Uno studio condotto dal Dr. Shelley Carson ha svelato che su un campione di studenti di Harvard con un alto quoziente intellettivo e una diminuzione della IL vi era una maggiore tendenza ad avere una maggiore creatività.
Ciò suggerisce che una sua riduzione, in combinazione con adeguati livelli di capacità del cervello tesi a risolvere le informazioni che lo bombardando, può portare a più alti livelli di realizzazione creativa che coinvolgono anche l'intuizione.

Chi beneficia di un'intelligenza sopra la media si pensa sia in grado di elaborare efficacemente la IL, consentendo creatività e aumento della consapevolezza ambientale. Quelli con un'intelligenza sotto la media, invece, sono meno capaci di far fronte agli stimoli e, come risultato, hanno maggiori probabilità di soffrire di malattie mentali e sovraccarico sensoriale. Si ipotizza che un basso livello di inibizione latente può causare sia psicosi che un alto livello di realizzazione creativo o entrambi, il che di solito dipende dall'intelligenza del singolo individuo ma, quando questi soggetti non possono sviluppare idee creative, diventano frustrati e / o depressi.

Articolo di Kevin Williams -Trad. Webmaster- www.near-death.com -

SCIENZA E RICERCA PSI (15/05/16)

Materialismo e ricerca psichica sono spesso visti come antitetici, ma i fenomeni psichici e l'occulto sono stati sempre indagati da sempre e, piaccia o non piaccia, hanno il loro posto nella scienza moderna, almeno secondo quel che pensa Andreas Sommer.
Sommer è un giovane ricercatore del dipartimento di Storia e Filosofia della Scienza al Churchill College dell'Università di Cambridge che, ad Aprile 2016, ha pubblicato l'articolo "Hai paura del buio? Note sulla psicologia della fede nella storia della scienza e l'occulto, " sull'European Journal of Psychotherapy and Counselling. (
CLIC )

Ha iniziato rivolgendosi agli Psicoterapeuti, chiedendo loro di immaginare situazioni ipotetiche in cui i loro pazienti riportano esperienze paranormali, come un collegamento telepatico con una persona cara o una profonda esperienza di uscita fuori dal corpo (OBE).
"
In molti casi può risultare opportuno non incoraggiare la fede del vostro cliente nei confronti della realtà dei fenomeni segnalati nel tentativo di stabilire quali conflitti e problemi emotivi ogni esperienza può rappresentare ", ha scritto.
"
D'altra parte, si potrebbero incontrare casi in cui apparentemente, le esperienze 'paranormali', piuttosto che essere intrinsecamente destabilizzanti, potrebbero -al contrario- aver ispirato fiducia in realtà superiori e, in definitiva  risultare benefiche. Lontano dal convincere tali clienti ad abbandonare queste credenze apparentemente irrazionale ed ingenue, si deve riconoscere che almeno alcuni individui sono in grado di sfruttare profonde forme di ottimismo 'trans-personale' come mezzo molto efficace per far fronte, e forse anche superare, difficoltà concrete e problemi emotivi."

L'obiettivo dello studioso non è quello di dimostrare la realtà dei fenomeni parapsicologici, egli invece sostiene che i fenomeni PSI sono stati ingiustamente emarginati e debbano essere apertamente esaminati. L'idea che la Parapsicologia non è scientifica o pseudoscientifica nacque nel 19 ° secolo da
"preoccupazioni politiche, filosofiche e religiose, piuttosto che da un vero lavoro scientifico".
Questa idea è stata perpetuata, in parte, a causa della paura.  Sommer cita i commenti del Fisico Léon Foucault sulla telecinesi:
"Se vedessi una cannuccia mossa dall'azione della mia volontà ... dovrei essere terrorizzato. Se l'influenza della mente sulla materia non cessa alla superficie della pelle,  allora non c'è più alcuna certezza nel mondo, per chiunque ".

Sommer precisa:
"Io non vorrei si pensasse che sto tentando di sostituire una rozza spiegazione psicologica (l'interesse per i fenomeni occulti è stato motivato da un irrazionale bisogno di credere, 'ecc) con un altro, altrettanto semplicistico (l'opposizione alla ricerca psichica è stata motivata da paure irrazionali ') e usarlo come una discussione storiografica. Allo stesso tempo, una volta che riconosciamo che pregiudizi culturali e personali costituiscono problemi fondamentali in ogni ambito dell'attività umana, l'intuizione che in qualche modo abbiamo a che fare con questi ultimi sembra inevitabile."

Ciò che Sommer chiama "parole maldefinibili ma immensamente cariche di significati come misticismo e superstizione, vennero utilizzate per screditare la Parapsicologia e distanziarla dalla nuova Psicologia che si è sviluppata nel tardo 19 ° secolo. Eppure, gli Psicoanalisti Freudiani erano aperti alla percezione extrasensoriale all'interno di una tradizione materialista, mostrando che la demarcazione tra materialismo e ricerca psichica non era netta. Sommer ritiene perciò, che molti scienziati devono attuare la ricerca parapsicologica, piuttosto nel campo emotivo che non in quello scientifico.

"Anche se i casi di violenta opposizione a nuove idee è un luogo comune nella storia finanche delle scienze ortodosse, non posso fare a meno di essere colpito dalla veemenza persistente, dalla natura spesso odiosa ed emotiva di alcuni degli attacchi che continuano ad alimentare questo filone di studi . "Mi trovo sostanzialmente d'accordo con lo Psicanalista William Gillespie e molti altri, che ha osservato che c'era una forte tendenza tra i critici a rispondere ai dati della ricerca psichica 'in modo irrazionale, emotivo, determinato.'"
 Sommer poi conclude:
"
Un franco riconoscimento del dilemma razionalista non deve essere preso come una scusa per pensatori pigri, dogmatici  earroganti. Lungi dal paralizzare la nostra capacità critica, un'ammissione potrebbe, al contrario, motivarci a provare più duramente che mai per identificare, accettare ed eliminare gli inevitabili pregiudizi che pongono ostacoli alla nostra benevola apertura mentale, ma sempre attenti e sospettosi sui possibili errori d'interpretazione."

trad. wm - fonte: the epoch times.com  PER GENTILE CONCESSIONE DI 

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GLI effetti psicologici DELLE
ESP sono reali!
Di: Tara Mac Isaac    (21-02-16)

Credete che si può lasciare il corpo e galleggiare in aria come coscienza disincarnata?  Credete che avvicinandosi al momento della morte, si vedono gli spiriti dei parenti che vengono ad aiutarci a passare e che le coincidenze strane sono esperienze profonde e significative?
Ci si creda o no, le persone che riferiscono queste esperienze mostrano spesso impatti psicologici positivi, che sono senza dubbio veritieri.

Il Dr.
Bruce Greyson, Psichiatra presso l'Università della Virginia che studia le esperienze di pre-morte (NDE), ha detto ad Epoch Times in un'intervista dello scorso anno:
"Come Psichiatra, ciò che è molto più interessante per me non è l'esperienza in sé, ma gli effetti postumi, il modo in cui cambia la vita delle persone. Gli Psichiatri e gli Psicologi spendono un sacco di tempo e di duro lavoro cercando di convincere la gente a fare piccoli cambiamenti, e qui nel lampo di un secondo, le persone sono totalmente trasformate:
questa è una esperienza davvero POTENTE! "

Un alcolizzato che aveva sempre abusato di sua moglie, per esempio, uscì trasformato dopo una NDE ha detto Greyson.
Non solo smise di bere, ma cessò di abusare di sua moglie e si precipitò persino a New Orleans a dare il suo aiuto dopo l'uragano Katrina.
Le NDE sono varie quanto le persone che le vivono, anche se vi sono alcuni tratti comuni accuratamente descritti da Moody ed altri

Il Dr. Erlendur Haraldsson, professore emerito di Psicologia presso l'Università d'Islanda, ha esaminato gli operatori sanitari in tutti gli Stati Uniti e l'India per scoprire che cosa hanno detto i loro pazienti circa le visioni sul letto di morte.
I pazienti sono morti in pace dopo aver visto, come hanno tutti riferito, i loro Cari lì per aiutarli a dirigersi verso l'Aldilà.

Diane Corcoran, R.N., Ph.D., e colonnello dell'Esercito Americano in pensione  ha ascoltato le NDE di molti soldati in quasi 40 anni di professione come addetto ai lavori ed ha concluso, dagli studi fatti negli Stati Uniti, in Germania ed in Australia che dal 4 al 15 per cento della popolazione generale ha avuto una qualche forma di NDE. I soldati, poi,hanno traumi frequenti ed hanno molte più probabilità di avere incontri con la morte che Corcoran stima pari al 15 per cento di cui quasi la metà possono aver avuto una NDE.
Si tratta di una profonda esperienza che pensa potrebbe essere importante per affrontare il recupero psicologico dei soldati che soffrono di disturbo da stress post-traumatico  ->(PTSD).
Lo Psichiatra Carl Gustav Jung ha coniato il termine "Sincronicità", che descrive la sorpresa che si verifica quando un pensiero nella mente si riflette in un evento esterno senza connessione causale apparente. Alcune persone prendono queste coincidenze come "segni" con un significato personale, altri li vedono come avvenimenti casuali, senza senso. Jung, però, li ha usati per aiutare le persone a riflettere sui loro stati interiori e Beitman guarda anche alla potenziale utilità delle coincidenze in Psicologia.  Un libro pubblicato questo mese, "La coscienza di là del corpo: Evidenze e riflessioni", raccoglie gli studi scientifici sulle esperienze fuori dal corpo, compresi quelli che si verificano come parte di una NDE.
Nelson Abreu
, un ingegnere, ricercatore delle OBE ed ex stagista presso l'Engineering Anomalies Research Laboratory della Princeton University, è uno degli Autori. Egli ha scritto:
 "
In diversi studi, quasi tutti i ritornati hanno riportato una forte diminuzione o la perdita completa della paura della morte come risultato della loro NDE. ... Quasi tutti gli esperienti (fino al 98 per cento) ha acquisito una certezza della vita dopo la morte. La stragrande maggioranza dei ritornati esprimono un forte aumento della loro preoccupazione per gli altri, circa l'80 per cento in un sondaggio.  NDE derivanti da tentati suicidi di solito non sono seguite da successivi tentativi.
La stragrande maggioranza dei Ritornati esprimono un forte aumento della loro preoccupazione per gli altri  e circa l'80 per cento secondo un sondaggio ritrovano insieme un rinnovato senso ed un nuovo scopo vita .

Da Epoch Times   - http://www.theepochtimes.com

AFFOGARE IN UN MARE DI PENSIERI (05-02-16)

Un nuovo sviluppo nello studio della schizofrenia potrebbe essere interpretata come sostegno al modello del filtro della coscienza.
Dalla NPR(*)  apprendiamo che:
Le persone affette da schizofrenia - più di 21 milioni in tutto il mondo - tendono ad avere meno materia grigia ed un minor numero di connessioni sinaptiche rispetto ai coetanei sani, ma gli Scienziati non sono sicuri del perché. 
 La ricerca, per la prima volta, suggerisce che le variazioni in un gene chiamato
Componente 4 del Complemento, o C4, in breve, potrebbe essere importante.
Il gene era precedentemente noto per aiutare il sistema immunitario a marcare le infezioni, ma una sua forma mutante fa produrre proteine anomale che marcano un numero eccessivo di sinapsi rendendole atte alla distruzione. Questa spiegazione coincide perfettamente con la tendenza della schizofrenia a sorgere durante l'adolescenza, ovvero in un periodo durante il quale anche i cervelli sani sono occupati ad eliminare connessioni sinaptiche inutili.
Quello che mi ha colpito di questa storia è stata la prima frase che ho citato, ovvero che di solito gli schizofrenici hanno "meno materia grigia e un minor numero di connessioni nel loro cervello" rispetto alle altre persone. La nuova scoperta suggerisce che una disfunzione genetica induce il cervello a sgombrare il campo da troppe connessioni sinaptiche (un processo chiamato di potatura sinaptica).
La teoria del filtro, resa popolare da Aldous Huxley, considera il cervello come una sorta di valvola di riduzione per la coscienza.
C'è un vasto oceano di coscienza superiore e poi c'è la coscienza molto più limitata che di solito é a nostra disposizione durante l'esistenza fisica terrena. La funzione del cervello, secondo questo punto di vista, non è di originare la coscienza, ma di agire come una sorta d'imbuto, permettendoci di ricevere informazioni solo in piccole quantità gestibili. Un corollario a questa affermazione è che una minore funzionalità cerebrale dovrebbe, almeno in alcuni casi, portare ad una maggiore consapevolezza - o forse anche troppa.
Un malfunzionamento del meccanismo di filtro, causerebbe un flusso travolgente ed ingestibile di coscienza.

La schizofrenia sembra dunque essere caratterizzata da questo inarrestabile senso di sopraffazione, causato da un flusso di pensieri e di iper-consapevolezza. Uno schizofrenico non è qualcuno con una "doppia personalità", come popolarmente viene immaginato,
si tratta invece di soggetti iper-reattivi agli stimoli e che intrecciano complesse connessioni tra eventi indipendenti.
Si potrebbe dire che sperimentano un eccesso di coscienza che prende la forma di elaborate teorie, simbolismi arcani, comportamenti ritualistici complessi e una o più sub-personalità con cui comunicano, di solito sotto forma di voci, che solo loro possono sentire.
L'immagine di uno schizofrenico che indossa un cappello di carta stagnola a forma di imbuto ha radici nella realtà: alcuni schizofrenici sentono come se i pensieri fossero inseriti nei loro crani da una fonte esterna e cercano di chiuderli fuori in ogni modo possibile.
Chiunque abbia letto gli scritti degli schizofrenici sa che queste persone non possono concentrarsi su un singolo argomento per molto tempo. Iniziano con una sola idea che poi si ramifica rapidamente in cento direzioni diverse. Mi ricordo che qualcuno mi mostrò una lettera scritta da uno schizofrenico che iniziava così:
"In poche parole ..." e continuava per più di venti pagine di scrittura minuscola, senza mai arrivare al punto.

Tutto questo è sostanzialmente in linea con l'idea che una coscienza non filtrata (o, al più, meno filtrata) viene scaricata nei loro cervelli, portando sentimenti di confusione, impotenza, iper-vigilanza, ed eccesso di stimolazione, fino all'incapacità di controllare il loro pensieri oltre ad un senso terrificante di essere fuori controllo.
La paranoia è spesso una caratteristica accessoria della schizofrenia, proprio perché gli schizofrenici sentono che i loro pensieri nascono al di fuori di loro stessi e perché percepiscono modelli allarmanti in dettagli innocui. Molti schizofrenici assegnano significato religioso alle voci che sentono e ai modelli che rilevano; pensano di essere in contatto con gli dei o coi demoni. Storicamente, potremmo arguire sul fatto che il sé superiore è stato spesso interpretato come Dio (o dei) e demoni da molti mistici e religiosi e che questa stessa errata identificazione si verifica anche in esperienze mistiche contemporanee, come la NDE.
Il libro di Julian Jaynes l'origine della coscienza include molte citazioni interessanti di schizofrenici del 19 ° secolo (quindi non farmacologicamente trattati) che hanno interpretato le loro voci in termini palesemente religiosi, ma questo non vuol dire che sono d'accordo con la teoria generale di Jaynes...
E 'interessante notare che la schizofrenia sembra coinvolgere un minor numero di connessioni sinaptiche eppure, paradossalmente, più connessioni mentali. Cioè, lo schizofrenico è costantemente alla presa con connessioni mentali spurie o fantasiose degli eventi.
Perché, se le connessioni sinaptiche dovrebbero essere invece il fondamento necessario alle connessioni mentali?
Analogamente, gli schizofrenici non sono caratterizzati da una minore attività mentale, ma da una che é più elevata, di gran lunga, eccessiva. Eppure hanno meno materia grigia. Ancora una volta, questo sembra paradossale.
 Perché una riduzione della materia grigia dovrebbe correlarsi con un'esplosione di pensieri?

Sulla base del modello del filtro, però, questi paradossi scompaiono. Le connessioni sinaptiche, più ce ne sono, più il setaccio che filtra la coscienza fino ai limiti gestibili diventa stretto, mentre meno connessioni rendono più largo il setaccio e meno efficace il filtro il che significa che la coscienza diventa ingestibile.
Lo stretto rapporto tra mistica e follia (e tra la follia e genio artistico o scientifico) è stato spesso sottolineato. Forse lo stesso allentamento del cervello-filtro che può permettersi l'accesso alle intuizioni mistiche, all'ispirazione artistica e all'innovazione scientifica può anche, nei casi meno felici, permettere che un'ondata di coscienza lasci la vittima annegare in essa.

* [National Public Radio è un'organizzazione indipendente no-profit comprendente oltre 900 stazioni radio statunitensi]

Dal Blog di  michael prescott

VISIONI E SOGNI IN PUNTO
 DI MORTE
(17-01-16)

Quando una persona anziana sta per morire, è frequente riscontro il fatto che abbia visioni e sogni che precedono gli ultimi giorni di vita. Il fenomeno ha destato l'interesse di alcuni Ricercatori americani che hanno voluto constatare la sua reale consistenza, conducendo un'indagine di tipo statistico che ha dato brillanti risultati.  Ne è emerso che  un fenomeno sorprendente avverrà per molti di noi nelle ultime settimane prima di tirare l'ultimo respiro:
sperimenteremo un sogno di fine vita o visione pre-morte
 (
end-of-life dream, or vision = ELDV)
Gli esperti avevano già stimato che circa il 50-60% delle persone che stanno per morire ha questi sogni e visioni confortanti,  tuttavia, secondo questo nuovo studio, che ha interessato pazienti ricoverati in vari ospizi, tali dati statistici potrebbe essere addirittura superiori, cioè
 
pari a quasi il 90%.   I risultati sono sia sorprendenti che confortanti.

I ricercatori del Daemen College e Hospice di Buffalo, hanno condotto un totale di 453 interviste a 66 pazienti per un periodo di 18 mesi  e questo studio è il primo a documentare le ELDV direttamente in persone terminali durante i loro ultimi giorni di vita. Su base giornaliera, i pazienti sono stati invitati a segnalare eventuali sogni o visioni che avevano vissuto, se si fossero verificati mentre erano svegli o addormentati, il loro contenuto e la frequenza, quanto reali sembrassero, e se fossero di conforto o disagio. Dei 66 partecipanti, 59 individui sono stati inclusi nello studio;
di questi, ben l' 88% ha sperimentato almeno un sogno o una visione.
Secondo i risultati, il 72% di tutte le esperienze consistevano nel vedere e/o comunicare con un caro defunto, ricevendo rassicurazioni o guida sotto forma di amore. Le ELDV che hanno coinvolto cari defunti, o anche animali domestici deceduti, sono state riportate come molto più confortanti delle ELDV in cui venivano visualizzati i propri cari ancora vivi.
Le ELDV di cari defunti diventavano sempre più comuni man mano che i pazienti erano più vicini alla morte.
È interessante notare che il 39% delle  ELDV hanno per tema l'andare via o il prepararsi per andare da qualche parte.
La stragrande maggioranza dei pazienti hanno riferito di aver acquisito un senso di 'significatività personale' come risultato diretto delle loro ELDV e, quando venne il momento, questi pazienti hanno quasi sempre sperimentato morti tranquille e serene.
In un esempio, un paziente di 76 anni aveva sognato di essere di nuovo bambino, di percepire il profumo di sua madre e sentire la sua voce suadente dirgli 'ti voglio bene'. In un altro sogno, il padre gli dava preziose lezioni di vita
e gli mostrava la sua approvazione.
Purtroppo, alcune ELDV sono spesso interpretati come deliri o allucinazioni, ma esse, hanno caratteristiche diverse che sono in netto contrasto con i deliri.  Ad esempio, le ELDV sono spesso vissute da pazienti con acuità accresciuta e coscienza chiara e sono anche ricordate con estrema facilità. In realtà, molti sogni sono così chiari ed intensi che trapassano nella realtà della veglia.  A differenza del delirio, le ELDV causano anche un intenso senso di pace interiore e di accettazione.

I risultati, pubblicati nel Journal of Hospice e Cure Palliative, mostrano i seguenti dati:

45,3% di ELDV si verificano durante il sonno;
15,7% di ELDV si verificano durante la veglia;
39,1% di ELDV si verificano sia durante la veglia che durante il sonno;
(a volte iniziano come un sogno intenso e continuano come una visione nelle ore di veglia.)
28% di ELDV erano riferibili ad esperienze significative del passato;
Quasi il 99% dei pazienti ha detto che le sentiva molto reali, non nebulose o immaginarie;
E' stata riscontrata una notevole mancanza di sogni coinvolgenti figure religiose.

La stragrande maggioranza dei pazienti che provano le ELDV perdono la paura della morte e prendono coscienza della loro mortalità. L'esperienza della morte è così trasformata da un evento spaventoso e sconcertante in un processo naturale confortevole e pieno di assoluta accettazione.

Pubblicato su  Scientific American.com/

 

     

Università degli Studi di Genova - Scuola di Scienze Sociali

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Introduzione del Webmaster.
Finalmente siamo in grado di pubblicare il tanto atteso riassunto dello studio condotto dal
Dr. Sinesio e Coll.  presso l'Università di Genova.
 I Lettori, che ringraziamo per aver pazientato così a lungo, avranno capito che non è stato facile fornire un'informazione scientificamente corretta, ma anche intellegibile da chi non mastica bene Statistica e calcolo delle probabilità. 
Il nostro Sito, come ben saprete,  ha contribuito al "reclutamento" di molti dei volontari, che qui vogliamo ringraziare pubblicamente per aver offerto la propria collaborazione e che, da quel che ci dicono nelle e-mail fin qui scambiate, sono rimasti tutti molto soddisfatti dell'ottima riuscita dei contatti coi loro Cari.
Mi preme ricordare che fino a pochi anni fa, almeno qui in Italia, una simile ricerca condotta con tutti i crismi scientifici sarebbe stata irrealizzabile a causa dei forti condizionamenti e timori degli Accademici, perciò non possiamo che rallegrarci dei successi ottenuti, sperando che sempre più numerosi Ricercatori delle varie branche coinvolte nello studio della  fenomenologia PSI, possano intraprenderne delle altre.

Abstract.
L’interesse crescente verso la medianità (abilità di alcuni individui che sostengono di
poter comunicare con i defunti) che si è potuto osservare negli ultimi vent’anni, ci ha ispirati a
svolgere una indagine sul fenomeno. Una attenta analisi della letteratura scientifica ha avuto lo
scopo di individuare quale, secondo il nostro giudizio, abbia rappresentato il metodo maggiormente
efficace per trattare un argomento fortemente controverso. Abbiamo scelto il protocollo in triplo
cieco proposto da Beischel (2007) che abbiamo prudentemente modificato allo scopo di elevare il
livello di difficoltà della prova senza con questo limitare la possibilità di osservare il
fenomeno. Il livello di difficoltà è stato determinato dal tipo di accoppiamento dei partecipanti
che sono stati associati secondo il seguente criterio: i defunti dei partecipanti accoppiati
avevano stesso genere ed età simile entro un limite di 10 anni di differenza. Dopo i contatti
medianici, ad ogni partecipante appartenente alla stessa coppia è stato chiesto di valutare e
scegliere tra due letture di cui solo una riguardava il proprio defunto, essi erano ignari di
quale delle due descrizioni fosse loro destinata. In questo modo ogni partecipante della coppia ha
fatto da controllo per l’altro partecipante. La scelta di tale tipo di accoppiamento ha
determinato una sostanziale somiglianza tra i defunti dei partecipanti accoppiati rendendo
difficoltoso il processo di valutazione e scelta delle lettura destinata.
Tre medium hanno fornito descrizioni dei 18 defunti relativi ai partecipanti.
Nonostante la somiglianza tra i defunti,
16 partecipanti su 18 (89%) hanno scelto la lettura che riguardava
 il proprio defunto e la media dei punteggi relativi ai giudizi di accuratezza dell’intera lettura assegnata
dai partecipanti alle letture target si è rivelata superiore.

Introduzione.
Dimostrare l’esistenza delle capacità medianiche ha importanti implicazioni riguardo
la conoscenza della natura umana. Se fosse dimostrato che effettivamente i medium ricevono
informazioni sui defunti dovremmo allora porci una importante domanda: da dove provengono le
informazioni? Dall’analisi della letteratura scientifica che tratta l’argomento, emerge l’ipotesi
che la coscienza umana possa sopravvivere alla morte fisica in qualche sistema info-energetico e
che da esso i medium riescano ad ottenere informazioni sui defunti. Sarebbero così verificate
ipotesi già proposte da eminenti scienziati che hanno ipotizzato la coscienza umana come una
entità non confinata al cervello e quindi in grado di estendersi oltre la mente (Forman, 1998;
Clarke, 1995). Tali ipotesi sono sostenute anche da un nutrito numero di ricerche che si sono
concentrate su vari casi di esperienze di pre - morte (fenomeni di NDE), telepatia, telecinesi,
precognizione (si veda, Fontana, 2005) che potrebbero mettere in discussione l’esistenza di una
coscienza “locale” e quindi non confinata ai processi che la producono. Le più recenti scoperte
della fisica quantistica aprono uno spiraglio alla possibilità dell’esistenza di altre dimensioni
che potrebbero spiegare l’origine dei fenomeni paranormali. Inoltre la credenza nella
sopravvivenza dopo la morte è di vitale importanza per molti individui sia perché si tratta di una
questione legata alla religione, sia perché essa può favorire il benessere psicologico di alcuni
individui, come chi ha subito un grave lutto. Data la natura profonda di questi argomenti che
hanno importanti implicazioni teoriche e pratiche, non deve sorprendere che la ricerca in
medianità ha da sempre innescato una serie di dibattiti riguardanti gli aspetti metodologici e
statistici utilizzati dai ricercatori. Ci si è chiesto, infatti, se i protocolli utilizzati fino
ad oggi siano stati effettivamente in grado di eliminare tutti quei fattori che possono offrire
una spiegazione diversa e forse più convenzionale rispetto alla presunta capacità di ricevere
informazioni direttamente dai defunti (Lester, 2005; Scott, 1972). Una ricerca sulla medianità
deve necessariamente tenere sotto controllo alcuni importanti fattori: a. Evitare il contatto
diretto tra partecipante all’esperimento e il medium in quanto questi può essere in grado ottenere
le informazioni attraverso l’uso di stratagemmi psicologici sfruttando il contatto diretto con il
partecipante (Podmore, 1901; Forer, 1949; Hyman, 1977; Furnham & Schofield, 1987; Gardner, 1992;
Morris, 1986; Rowland, 2001); b. Una delle maggiori sfide nella ricerca sulle capacità medianiche
è quella di controllare i pregiudizi del partecipante all’esperimento riguardo la medianità. Un
partecipante che crede nelle capacità medianiche tende a sovrastimare le affermazioni del medium
allo scopo di confermare le proprie credenze o per necessità di ricevere un messaggio dal proprio
defunto. I protocolli attualmente utilizzati dalla Beischel (2007) prevedono che il partecipante
effettui una scelta tra due letture ignaro di quale sia quella che il medium ha destinato per lui.
Per ottenere tale accecamento sperimentale è necessario che il partecipante non ascolti mai la
descrizione del medium quando essa viene prodotta. Questo dovrebbe spingere il partecipante a
compiere valutazioni obiettive e scevre di pregiudizi durante il compito di valutazione e scelta
della lettura target. c. Si ipotizza, inoltre, che durante i consulti medianici siano in gioco
processi telepatici attraverso cui sarebbe possibile trasferire informazioni riguardanti i defunti
dalla mente dello sperimentatore o del partecipante verso la mente del medium. A tale scopo è
necessario che lo sperimentatore non abbia nessuna informazione sul defunto tantomeno sul
partecipante e che il partecipante non entri mai in contatto con il medium e che resti a notevole
distanza da esso (si veda e.g., Milton & Wiseman, 1997). Il controllo di tali fattori è garantito
dal protocollo in triplo cieco (Schwartz & Beischel, 2007) dove i consulti medianici si tengono al
telefono realizzando una triangolazione tra sperimentatore, medium e partecipante utilizzando due
linee telefoniche. Lo sperimentatore, in possesso di poche informazioni sul partecipante e sul suo
defunto, chiama il partecipante a casa comunicando l’inizio del consulto, il partecipante resta in
attesa con il telefono in silenzioso così da non poter ascoltare nulla della conversazione che si
svolge tra sperimentatore e medium. Con tale modalità lo sperimentatore interpreta il ruolo del
partecipante, indica al medium il nome del defunto e registra, per poi trascrivere, tutte le
informazioni che il medium fornisce sul defunto target. In questo modo si evita una eventuale
trasmissione telepatica tra sperimentatore e medium, ma non si può verificare se il medium stia
leggendo nella mente del partecipante nonostante la notevole distanza.

Lo studio attuale.
Lo scopo del presente studio è stato quello di verificare se i medium sono in
grado di fornire informazioni sui defunti in condizioni controllate, nelle quali sia il medium che
lo sperimentatore non sono a conoscenza di informazioni sui defunti (a parte il nome) e i sitter
sono ciechi riguardo all’origine delle letture. Risultati. Tutti i partecipanti che hanno preso
parte allo studio (18 soggetti) hanno restituito le letture compilate. Dall’analisi dei dati è
emerso che il numero dei partecipanti che hanno scelto la lettura target (la lettura che
riguardava il loro defunto) supera di gran lunga il numero di coloro che hanno scelto la lettura
di controllo, esattamente 16 scelte giuste contro 2 errate (89%). Questo significa che i 16
partecipanti hanno saputo riconoscere la lettura loro destinata nonostante fosse accoppiata ad una
lettura che descriveva un defunto simile per genere ed età. Ad ogni lettura prodotta dai medium, i
partecipanti hanno assegnato un giudizio di accuratezza su scala a 7 punti, è risultato che la
media dei punteggi relativi ai giudizi di accuratezza verso letture target è superiore,
 3.72; sd =1.53 rispetto alle letture di controllo 2.06, sd = 1.11.


Analisi qualitativa delle letture.
Oltre ai dati quantitativi emersi e statisticamente valutati,
le letture contengono frasi di notevole importanza sia per il contenuto emotivo che esse
rappresentano per i partecipanti, sia perché possono chiarire meglio i risultati delle valutazioni
fatte dai sitter, meritano quindi un approfondimento di tipo qualitativo. Uno dei partecipanti
durante la fase di compilazione dei questionari ha comunicato via mail che i defunti con cui
avrebbe voluto comunicare erano due, il padre ed un fratello. Invitato a sceglierne uno solo, ha
deciso per il fratello. Durante il contatto, la medium ha dichiarato che oltre al defunto in
questione percepiva la presenza di un altro defunto più anziano anch’esso imparentato con il
partecipante, il quale ha riconosciuto in quella descrizione suo padre. La stessa medium, in un
altro contatto, ha descritto una ragazza giovane di circa 27 anni deceduta per suicidio, sorella
della partecipante, che aveva come hobby lo sport praticato e la recitazione perché la vedeva
vestita con abiti teatrali. La medium ha anche asserito che insieme alla defunta, percepiva la
presenza della una nonna materna e di un genitore entrambi deceduti. Inoltre la medium ha
dichiarato che la famiglia della defunta, per motivi non comprensibili, aveva fatto passare la
morte della ragazza per un incidente e non per un suicidio. La partecipante ha confermato molte
delle affermazioni dichiarando che effettivamente c’è una nonna materna nell’aldilà e il genitore
di cui parla la medium è il padre della defunta (e quindi anche della partecipante) deceduto tre
anni prima. Inoltre la sua famiglia, per questioni culturali, aveva effettivamente cercato di far
passare il decesso della ragazza come un incidente, nascondendo la verità alla loro comunità. In
un altro contatto la stessa medium ha descritto un ragazzo scomparso intorno ai 16 anni che aveva
una grande passione per la musica, deceduto per un problema cardiaco. La medium riporta
impressionanti informazioni riguardanti il defunto come il fatto che sua madre era in qualche modo
consapevole della morte prematura del figlio e dei forti sensi di colpa che la madre ha per aver
trascurato i sintomi della malattia. Ancora la medium parla di una comunità di extracomunitari a
cui non riusciva a dare un senso e che nella famiglia del defunto qualcuno ha difficoltà di
linguaggio. La partecipante, nei commenti alle affermazioni, ha dichiarato che suo figlio è
scomparso all’età di 15 anni, che era un musicista e liutaio e che è deceduto per un infarto
durante l’ora di ginnastica a scuola. Inoltre conferma di aver avuto precognizione della sua morte
e che vive ancora sensi di colpa per aver trascurato i sintomi della malattia cardiaca scoperta
solo dopo la sua morte. Incredibilmente la partecipante afferma anche che, sia lei che l’altra sua
figlia, hanno un grave disturbo del linguaggio di origine genetica e che a proposito della
comunità di extracomunitari essa riguarda l’affidamento di una adolescente straniera avvenuta dopo
la morte del figlio, che ha attivato una rete di rapporti con altri genitori e ragazzi
extracomunitari che vivono la stessa esperienza. Un’altra medium, che non ha mai voluto conoscere
i nomi dei defunti, ha descritto un giovane deceduto per suicidio fornendone una dettagliata
descrizione fisica; ha persino dichiarato che il defunto, da vivo, aveva un difetto al canino
destro e che la partecipante era molto probabilmente sua madre. La partecipante (effettivamente la
madre) ha confermato la morte per suicidio e la descrizione fisica soprattutto riguardo al difetto
del canino destro. Per confermarlo ci ha inviato una fotografia del figlio che mostra il difetto.
In un altro contatto, la stessa medium ha descritto una giovane ragazza di non più di 25 anni
morta per un tumore. L’aspetto più interessante di questo contatto è stato il fatto che la medium
ha dichiarato che i genitori ricevono messaggi dalla figlia attraverso un registratore.
 La  partecipante (la madre) ha affermato di essere in contatto con la figlia attraverso la pratica
della “metafonia” (Vedi: Coniugi Desideri, per es.) una tecnica che si crede capti dal mondo
dell’aldilà parole e frasi di senso compiuto attraverso l’uso di un registratore digitale.
In una lettura successiva la medium ha descritto più di un defunto
legato al partecipante (un caso di drop-in), inizialmente ha parlato e descritto
una donna anziana che sembrava essere la madre del partecipante a cui diceva di non
farsi cruccio per le beghe scaturite dalla divisione ereditaria di una casa. Poi ha parlato di un
defunto amico del partecipante che era andato a vivere al nord per lavoro. Infine descrive
dettagliatamente un giovane uomo (il defunto-target) figlio del partecipante, deceduto per un
incidente in cui ha battuto la testa e al momento della disgrazia era presente una persona che ha
dei forti sensi di colpa per non averlo potuto aiutare. Il partecipante ha confermato tutte le
affermazioni riportate sopra (comprese quella della madre e della casa in eredità e quella
dell’amico andato al nord per lavoro) dichiarando che il giovane era suo figlio morto per un
incidente sul lavoro nel quale ha battuto la testa e che con lui era presente suo fratello
maggiore che non ha potuto aiutarlo. Le descrizioni prodotte dai medium contenevano anche alcuni
messaggi per il partecipante che sono stati volutamente omessi dagli sperimentatori all’atto della
valutazione delle letture da parte dei partecipanti, a causa del loro carattere eccessivamente
generico: <<il defunto dice di non colpevolizzarsi per la sua morte>>; <<il defunto afferma di
aver fatto un volo verso la libertà>>; <<non soffrite per la mia morte, ora sono felice>>; <<il
defunto mi dice “ora vedo la luce”>>; <<Non preoccuparti se sei arrivata tardi al mio capezzale,
ora sono arrivato io>>. Tali messaggi sono troppo generici per rientrare nelle letture di ricerca
perché ad essi sarebbero attribuiti punteggi sicuramente elevati, ma inseriti dopo la valutazione
nelle rispettive letture, acquistano nel contesto, un significato profondo per il partecipante.

Conclusioni
I risultati di questo studio dimostrano che in condizioni controllate, la ricezione
di informazioni anomale dai medium è possibile, ma non si possono escludere altre ipotesi come la
telepatia (Honorton,1975; Bem & Honorton, 1994) cioè una forma di ricezione di informazioni
tramite un canale informativo psichico o un campo fisico quantistico, anche chiamato Super-ESP
(Braude, 2003; Fontana, 2005). Anche se lo sperimentatore non era a conoscenza di informazioni sul
defunto, non si può escludere la trasmissione telepatica tra medium e sitter anche se essi erano a
notevole distanza. Inoltre il presente studio non affronta in modo diretto l’ipotesi della
sopravvivenza della coscienza, anche se essa fornirebbe una più facile comprensione del fenomeno.
A tal proposito è interessante descrivere un fenomeno che si è verifico per ben due volte durante
l’esperimento finale. Nel momento in cui ci si apprestava a contattare telefonicamente il
partecipante, questi non è stato raggiungibile, una volta perché il suo cellulare risultava
spento, una seconda volta, con un altro partecipante, non c’è stata risposta. Nonostante ciò i due
medium hanno voluto comunque procedere, affermando che già qualche ora prima del contatto
telefonico avevano le informazioni necessarie per descrivere il defunto. In entrambi i casi le
letture sono state riconosciute dal rispettivo sitter con estrema semplicità. Questi due casi
offrono un interessante spunto riflessivo. Se non è stato possibile ottenere la presenza del
partecipante, anche solo telefonica, allora cosa determina la riuscita del contatto medianico? O
in altre parole, come riesce il medium a “catturare” le informazioni giuste che riguardano proprio
quel defunto? Abbiamo posto questa domanda ai medium, entrambi hanno affermato che sono i defunti
che scelgono di manifestarsi. Nel presente studio le informazioni che abbiamo ottenuto dai medium
durante le telefonate sono state numerose e troppo specifiche per essere frutto del caso o di
biases di ricerca soprattutto considerate le difficili condizioni sperimentali. Spiegare quello
che abbiamo osservato, e così altri ricercatori prima, sarebbe molto semplice se accettassimo
l’idea dell’esistenza di un mondo ultraterreno dove le anime dei defunti risiedono dopo la morte
fisica, ma come ricercatori non possiamo accettarlo, almeno non come lo descrivono i testi
religiosi. Crediamo che, se anche esistesse un tale luogo, dovrebbe essere inteso, parafrasando
Bernard Carr, matematico e astronomo della Queen Mary University, come un mondo o uno spazio
altro-dimensionale dove è possibile trovare quello che resta di un individuo dopo la morte, che
sia un residuo di informazioni o la coscienza stessa. Questa ipotesi, anche se molto avventata,
sarebbe molto più aderente alle moderne leggi della fisica che prevedono la possibilità
dell’esistenza di altre dimensioni. Bisogna ancora ricordare che i dati di questa ricerca
rappresentano una misura indiretta di un fenomeno che ancora poco noto, verso il quale è
necessario un atteggiamento molto prudente. Esistono forse leggi fisiche che ancora non
conosciamo, che possono spiegare quanto osservato così come abbiamo dovuto acquisire nuove leggi
per spiegare il mondo quantistico. Alcuni ricercatori dell’università dell’Arizona riunitisi
presso il Canyon Ranch nel 2014, criticando la visione attuale della scienza che si basa
prevalentemente su presupposti che sono strettamente connessi con la fisica classica secondo cui
la materia è l'unica realtà hanno affermato:
<<
Esperimenti di laboratorio controllati hanno documentato che medium qualificati (persone che affermano
che possano comunicare con le menti di persone che sono morte fisicamente) possono a volte
ottenere informazioni   molto precise su persone decedute.

Questo supporta ulteriormente la conclusione che la mente può esistere separata dal
cervello. Alcuni scienziati e filosofi, rifiutano di riconoscere questi fenomeni perché non sono
coerenti con la loro concezione esclusiva del mondo, ma non riescono a spiegare i fenomeni di psi
che osserviamo. Questo fallimento ci dice che è giunto il momento di liberarci dalle catene e
dalle parrocchie della vecchia ideologia materialista, per allargare il nostro concetto del mondo
naturale, e di abbracciare un paradigma post-materialista.>> (Schwartz, Beauregard, Miller, 2014).
E’ forse questo l’atteggiamento giusto per comprendere la medianità e tutti i fenomeni di PSI? La
ricerca sui fenomeni parapsicologici è in corso in varie università e centri di ricerca in tutto
il mondo, praticata da studiosi di diverse discipline addestrati al metodo scientifico (ad esempio
negli ultimi 10 anni nel Regno Unito, circa 80 dottorati di ricerca si sono basati su argomenti di
PSI ). Questa ricerca è continuata per oltre un secolo, nonostante il tabù contro l’indagare sul
tema, la quasi totale mancanza di fondi, e gli attacchi professionali e personali (Cardeña, 2011).
Il presente studio ha rappresentato una forte esperienza emotiva per tutti. Gli esperimenti
preliminari in parte tenuti presso la Facoltà di Psicologia di Genova, tutti videoregistrati,
avevano già mostrato che la ricezione di informazioni anomale è possibile, le osservazioni sono
state poi confermate dall’esperimento principale. Lo studio corrente incentiva e rende necessaria
la ricerca in parapsicologia perché sembra oramai chiaro che i fenomeni di PSI esistono. Non
vediamo effetti o conseguenze negative ma solo benefici. Durante gli esperimenti non abbiamo mai
dovuto registrare messaggi ostili, ma solo di amore per i propri cari. La medianità è un mondo
affascinante, ma anche ricco di millantatori, solo una attenta analisi può confermare le abilità
dei medium, sentiamo quindi la responsabilità di mettere in guardia chi usa frequentare individui
che, fingendosi medium, si prendono gioco di persone affrante dal dolore per un lutto. La critica
nei confronti dei fenomeni di PSI deve essere obiettiva e professionale, solo così i suoi consigli
diventano preziosi anche per confutare quanto osservato. Abbiamo avuto occasione di conversare con
un componente di una nota organizzazione italiana di controllo sui fenomeni paranormali.
Nonostante una indiscutibile conoscenza scientifica, è molto evidente che chi studia la
parapsicologia con scetticismo, pretende che i fenomeni parapsicologici rispettino delle regole
stabilite in modo arbitrario, dallo sperimentatore stesso
<< Se sei un sensitivo allora devi mostrarmi quello che io ritengo sia necessario >>.
Crediamo invece che i fenomeni di PSI ed in
particolare la medianità siano fenomeni costituiti di regole proprie, che non possiamo essere noi
a stabilire. Noi possiamo solo osservare ponendo a proprio agio i sensitivi perché possano
esprimere a pieno le loro abilità. La critica scettica è necessaria, ma chi ritiene possibile
ottenere risultati significativi attraverso stratagemmi in condizioni controllate come avvenuto in
questo studio, ha la responsabilità di dimostrarlo attraverso prove empiriche e non con le sole
parole, ottenendo risultati identici. Tali esperimenti sono benvenuti. In conclusione riteniamo
che si rende necessario ampliare gli studi sul fenomeno della medianità mantenendo costantemente
un atteggiamento scettico, che però non deve mai essere sinonimo di cecità. Ringraziamenti Si
ringraziano Sergio Morra e Patrizio Tressoldi per la collaborazione offerta a questo studio. Si
ringraziano inoltre Meloni Roberta per la raccolta dei dati così come il direttore di Facoltà
Guido Amoretti per la disponibilità accordata agli esperimenti preliminari tenuti presso le aule
di Facoltà.  Il presente lavoro è stato svolto presso il dipartimento DISFOR della Facoltà di
Psicologia di Genova. E’ il risultato di una tesi di laurea Magistrale in Psicologia.

N.B. Questo articolo è un breve estratto del ponderoso studio condotto dal Dr. Sinesio et al.-
Ricercatori  e Studiosi possono richiedere ulteriore materiale ed informazioni,
contattando gli Autori ai seguenti indirizzi:

 fernando.sinesio2016@gmail.com *  s3110207@unige.studenti.it  * morra@nous.unige.it

 

ANTEPRIMA DELLO
STUDIO SUI MEDIUM
(24-11-15)
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Finalmente abbiamo notizie ufficiali! Presto un resoconto più scientifico ed alcune  foto dei Medium che hanno partecipato allo studio realizzato presso la Facoltà di Psicologia dell'Università di Genova dal
 Dr. Fernando Sinesio, ottenendo risultati incredibili !

Buongiorno Claudio, intanto vorrei ringraziare te e tutti gli utenti del sito che hanno partecipato all'esperimento. Vorrei ringraziare anche chi ha fatto richiesta di partecipazione ma non è stato selezionato; in particolare mi scuso con alcuni di essi che non sono stati raggiunti dai nostri ringraziamenti. Le richieste sono state tante e qualcuno ci è sfuggito. Spiegare con una mail l'esperimento è cosa difficile, cercherò di sintetizzare poi scriveremo un articolo.

Abbiamo lavorato con 18 partecipanti e tre medium. I consulti medianici si sono tenuti al telefono triangolando su 2 linee telefoniche sperimentatore, medium e partecipante. Era lo sperimentatore che dialogava con il medium al quale è stato dato solo il nome del defunto, il partecipante era in linea con altro telefono e non ha mai ascoltato la conversazione tra medium e sperimentatore. Il partecipante doveva scegliere tra due descrizione (due defunti di stesso genere e stessa età) quale fosse quella che riguardava il suo defunto (ignaro di quale fosse delle 2 letture quella che il medium aveva destinato per lui). Lavorando ripetutamente  in questo modo abbiamo potuto effettuare dei calcoli statistici per stabilire se le scelte verso le letture giuste erano significativamente superiori alle scelte verso le letture errate.  16 partecipanti su 18 hanno scelto la lettura giusta, i partecipanti erano accoppiati a due a due. Se entrambi i partecipanti all'interno della stessa coppia  scelgono la lettura giusta, questo ha una probabilità del 25%.
I calcoli statistici hanno prodotto significatività per p<.002 vuol dire che quanto osservato ha meno del 2 per mille di probabilità di essere solo un caso.
Abbiamo analizzato anche le letture frase per frase osservando un alto numero di affermazioni corrette nelle letture "target", dati analizzati con alto livello di significatività. C'è anche una analisi qualitativa che riguarda le frasi dette dai medium durante le telefonate, messaggi significativi e fortemente emotivi che hanno riguardato anche noi sperimentatori e che hanno reso difficile mantenere un atteggiamento sempre scientifico, ma ci siamo riusciti.

La commissione era composta da uno psicologo esperto in processi cognitivi, un docente di sviluppo atipico, un  neuro fisiologo, due esperti di disturbi dell'apprendimento e due docenti di psicologia generale. Mi hanno lasciato parlare per circa mezzora (più degli altri miei colleghi), le maggiori critiche sono arrivate dal neurofisiologo che mi ha espressamente detto che non può accettare una forma di sopravvivenza della coscienza dopo la morte visto che i suoi studi comprendono lo studio della coscienza come processo locale e confinato al cervello, la sua posizione è più che comprensibile. 

Al termine della presentazione il presidente della commissione ha voluto parlare privatamente con le medium presenti (solo due, una terza non ha potuto essere a Genova). Ha cercato di convincerle che le informazioni sui defunti sono probabilmente percezioni di tipo telepatico, ma le medium erano molto preparate e hanno ribattuto colpo su colpo fino a quando è accaduto l'impensabile quando una medium ha parlato di "abbassare l'ego" per comprendere il mondo dello spirito. Questo ha trafitto la mente del presidente della commissione per motivi che non posso spiegare qui. Subito dopo l'altra medium ha visualizzato dietro la schiena del presidente una donna che si descriveva come la nonna del presidente che è sbiancato in volto. E' stata una bella esperienza magari da raccontare il altri luoghi,
al momento ringrazio te e tutti coloro che seguono il tuo sito.

A presto, Fernando Sinesio      

COSCIENZA QUANTICA  (22-11-15)
 I
FISICI QUANTISTICI HANNO TROVATO UNA FORMULA PER DESCRIVERE LA COSCIENZA 

C'è una rivoluzione silenziosa in corso nella Fisica Teorica.
 Fin da quando la disciplina esiste, i Fisici sono stati riluttanti a discutere sulla coscienza, considerandolo un argomento per ciarlatani  infatti, la semplice menzione della parola avrebbe potuto rovinare molte carriere. Tutto ciò, sta finalmente cominciando a cambiare grazie ad un modo radicalmente nuovo di pensare alla coscienza, che si sta diffondendo a macchia d'olio attraverso la comunità di fisici teorici. E mentre il problema della coscienza è ben lungi dall'essere risolto, finalmente si è formulato matematicamente come un insieme di problemi che i ricercatori possono capire, esplorare e discutere.
Oggi, Max Tegmark, un Fisico teorico presso il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, espone i problemi fondamentali che questo nuovo modo di pensare solleva e ci mostra come essi possono essere formulati in termini di meccanica quantistica e teoria dell'informazione. Questo nuovo modo di pensare alla coscienza porta a domande ben precise sulla natura della realtà che il processo scientifico sperimentale potrebbe aiutare a prendere in considerazione. L'approccio di Tegmark è quello di pensare alla coscienza come ad uno stato della materia, come un solido, un liquido o un gas.

Max Tegmark è uno dei più importanti Fisici teorici viventi. Svedese di nascita, si è laureato al Royal Institute of Technology di Stoccolma per poi terminare i suoi studi alla University of California, Berkeley. Ha lavorato al Max-Planck-Institut für Physik di Monaco, all’Institute for Advanced Study di Princeton e alla University of Pennsylvania. Attualmente insegna fisica al MIT di Boston.

"Ipotizzo che la coscienza può essere intesa come un altro stato della materia.
Così come ci sono molti tipi di liquidi, ci sono molti tipi di coscienza ",

Egli mostra come le particolari proprietà della coscienza potrebbero derivare dalle leggi fisiche che governano il nostro universo e spiega come queste proprietà consentono ai Fisici di ragionare sulle condizioni in cui si pone la coscienza e come potremmo sfruttarle per capire meglio il motivo per cui il mondo intorno a noi appare come è.
È interessante notare che il nuovo approccio alla coscienza è venuto fuori della comunità dei Fisici, principalmente dai neuroscienziati come Giulio Tononi dell' University of Wisconsin a Madison. Nel 2008, Tononi propose che una dimostrazione della coscienza deve avere due caratteristiche specifiche. Innanzitutto, il sistema deve essere in grado di memorizzare ed elaborare grandi quantità di informazioni. In altre parole la coscienza è essenzialmente un fenomeno legato alle informazioni, secondariamente, questa informazione deve essere integrata in un tutto unitario in modo che sia impossibile dividerla in parti indipendenti, il che significa che ogni istanza di coscienza è un tutto unitario che non può essere scomposto in componenti separati. Entrambe queste caratteristiche possono essere specificate il che consente matematicamente ai Fisici come Tegmark di ragionarci sopra per la prima volta. Tegmark ha anche formulato una teoria, il cui postulato è che "tutte le strutture che esistono matematicamente esistono anche fisicamente". La teoria, del tutto priva di parametri liberi, suggerisce che in quelle strutture abbastanza complesse da contenerne di autocoscienti (SASs, self-aware substructures), queste substrutture autocoscienti percepiranno sé stesse come esistenti in un mondo fisico reale. Questa idea è formalizzata come ipotesi dell'universo matematico, come descritta nel libro
  L'universo matematico. All'inizio del 20 ° secolo, un gruppo di giovani Fisici intraprese una missione per spiegare alcune strane ma apparentemente piccole anomalie nella nostra comprensione dell'universo. Provando la bontà delle nuove teorie della relatività e dalla meccanica quantistica, essi hanno finito per cambiare il modo in cui comprendiamo il cosmo. Questi Fisici, o almeno alcuni di essi, sono ora nomi familiari a tutti. Potrebbe darsi che una nuova rivoluzione è già in corso dall'inizio del 21 ° secolo?

Webmaster - Fonte: http://arxiv.org/abs/1401.1219

FETTE DI ESISTENZA (09-11-15)

DI Michael PresCOTT

Avendo avuto un interesse di lunga data sulla ricerca delle prove a favore della vita dopo la morte, a volte sono rimasto perplesso dalla divergenza tra due tipologie di racconti.
Nel primo caso viene riportato un viaggio, o in un inquietante Limbo infernale, o in un bellissimo Paradiso (noto come Summerland agli Spiritualisti), mentre nel secondo tipo di racconti viene riportata una immediata consapevolezza dell'esistenza di un Sé-Superiore che sceglie varie incarnazioni ai fini della sua crescita.
Il guaio è che la prima serie di racconti (spesso ottenuti da esperienze di pre-morte e medianità) di solito ha poco da dire sulla reincarnazione sebbene suggerisca che la personalità terrena continua dopo la morte. Ma il secondo set (ottenuto attraverso la regressione ipnotica e la canalizzazione degli Spiriti presumibilmente avanzati) insiste sulla reincarnazione e guarda alla fisicità terrena come ad un ruolo temporaneo che viene rapidamente eliminato.
Inoltre, i due insiemi di resoconti differiscono per altri aspetti: uno si concentra su un ambiente simil-terreno, fatto di giardini, parchi, case e anche città, abitate da esseri in forma umana, mentre l'altra tipologia, almeno per come é presentata nei libri dell'ipnoterapeuta Michael Newton, racconta di un ambiente più astratto, fatto di pura Geometria in cui le Anime appaiono come luci incandescenti dei diversi colori dello spettro, ognuno relativo ai diversi gradi di evoluzione spirituale.
Molto semplicemente sarebbe facile scelta eliminare un tipo di racconti e concentrarsi esclusivamente sull'altro, ma penso che ci siano abbastanza prove valide per entrambi, anche se la prima collezione di racconti è stata più ampiamente studiata, mentre la seconda è indebolita dai problemi intrinseci legati all'ipnosi (per esempio, i soggetti ipnotizzati possono confabulare o essere influenzati dall'ipnotizzatore). Se dovessi sceglierne uno solo, mi piacerebbe di più il primo, tuttavia, ho il sospetto c'è del vero in ognuno di essi, ma non tutta la verità in entrambi. Rimuginando su queste premesse, ho ideato il semplice diagramma che vedete qui sotto.



L'idea è che il Sé, nel senso della totalità dell'entità spirituale che noi conosciamo come "IO", può estendersi attraverso diversi livelli di esistenza. Gli Spiritualisti da sempre parlano di diversi piani di realtà e ciò significherebbe che noi viaggiamo da un piano all'altro
[
dopo la morte- NdR]. Ma supponiamo che il nostro Sé attraversi effettivamente tutti i piani contemporaneamente, e ciò che "viaggia" è solo la nostra coscienza (o almeno la nostra consapevolezza primaria, nel senso del nostro focus di consapevolezza principale).
Inoltre, supporre che il tempo, o non ha senso in questo regno, o funziona in modo molto diverso da come avviene nello spazio-tempo del nostro universo, il risultato finale è che il Sé può operare in vari livelli una sola volta.
Così la storia raccontata dal Sé quando si concentra sulla sua esperienza su un singolo livello, sarebbe diversa
dalla storia che racconta quando si concentra su un diverso livello di esperienza.

Anche se nella figura non li ho riportati, potremmo etichettare ogni sotto-Sé come Sé 1, Sé2, Sé 3, ecc, con i numeri più alti che rappresentano livelli superiori di esistenza. Si noti che il Sé è raffigurato come un cerchio su ciascun piano e che il raggio del cerchio si allarga, come si sale da un piano all'altro. La coscienza nei piani superiori è rappresentata da un raggio più grande, mentre sui piani inferiori essa è rappresentata da un raggio più piccolo. Questa semplice grafica cerca di esprimere l'idea che la coscienza si espande come si muove verso l'alto nel sistema.  Si noti inoltre che le sfere sono fette di un cono, che rappresenta il Sé nella sua interezza.
Il cono esprime l'idea che queste fette circolari o sezioni trasversali
sono parte di una più grande, un tutto continuo che colma il divario tra i piani. Poiché il Sé è in definitiva una entità, per quanto possa essere sezionato in fette, nessuna parte di esso è davvero tagliata fuori dal resto, il che significa che la consapevolezza relativamente ristretta del piano terrestre può entrare in contatto con la maggiore consapevolezza dei piani superiori (forse attraverso la preghiera, la meditazione, o persino grazie ad un'esplosione della consapevolezza conosciuta come "coscienza cosmica".  Questo punto di vista si riallaccia anche con la popolare ipotesi di Aldous Huxley  che sostiene che il cervello serve come un "imbuto" o un "filtro" per limitare una gamma più ampia di coscienza.

Forse questo schema, anche se ovviamente semplicistico, può dare un senso delle due serie contrastanti di resoconti ultraterreni. Ritornati e comunicatori medianici ordinari stanno parlando del livello di consapevolezza raffigurato qui come "Limbo" o "Summerland". Coloro che ricordano vite passate sotto ipnosi, e specialmente coloro che ricordano una vita tra le vite, come nei casi di Newton, potrebbero parlarci di un più alto livello di consapevolezza.
A questo proposito vale la pena notare che terapisti come Newton insistono sul fatto che solo la fase più profonda di ipnosi può far accedere a questi ricordi. Naturalmente, i messaggi canalizzati provenienti presumibilmente da Esseri che vivono in un livello alto, sarebbero la prova dell'esistenza di tali piani superiori di consapevolezza (supponendo che le Entità di alto livello possano davvero comunicare, il che non sempre sarebbe possibile).

Ciò che forse è più notevole è l'idea che tutto questo sta succedendo allo stesso tempo, o forse ,"al di fuori del" tempo.
Anche se può sembrare che siamo impegnati in una lunga e noiosa lotta per raggiungere l'illuminazione spirituale, questo modello suggerisce che
l'abbiamo già raggiunta, infatti non abbiamo mai dovuto raggiungerla perché faceva già parte di noi fin dall'inizio.
I vari livelli inferiori di consapevolezza con la loro gamma più ristretta (rappresentati dai più piccoli raggi) fanno parte di un continuum con il più alto livello di consapevolezza, per cui tutto ciò che stiamo cercando di raggiungere su questo piano di esistenza è già stato trovato (in realtà non deve essere "trovato ") sui livelli superiori e che la consapevolezza su codesti livelli è maggiore dell'Io che vive su questo livello più basso. Non si tratta di un'entità separata, anche se può sentirsi indipendente per la conoscenza che ha a causa del punto di vista limitato posseduto durante la vita terrena. Causa ed effetto formano un anello, come un nastro di Möbius o di una "gerarchia intricata", come rappresentato nella famosa immagine di Escher "Mani che disegnano".
Tutto è uno, e tutto sta accadendo ora.
Infine, si noti che le varie sezioni formano una serie di cerchi concentrici, suggerendo che ogni cerchio più piccolo è contenuto in quello più grande. Nulla è perduto; vi è solo espansione verso un punto di vista più ampio. Se questo è corretto, allora può essere sbagliato dire che l'Io è spazzato via dopo la morte. Può essere più corretto dire che l'ego si fonde con una coscienza più ampia che lo colloca in una prospettiva più appropriata, privandolo così del suo potere di indurre in errore o confondere. Questa consapevolezza superiore, anche sui piani del limbo o di Summerland, sarebbe coerente con molti rapporti di comunicatori che vedono i propri errori più chiaramente di quello che han fatto sulla terra, e che (soprattutto a livello di Summerland) hanno superato i loro limiti di percezione legati alla terra.
Il campo delle comunicazione indotte dopo la morte offre molti esempi di resoconti che sembrano provenire da questo livello di consapevolezza.
Naturalmente, tutto questo è pura speculazione. Ma può darsi che l'apparente contraddizione tra i due insiemi di rapporti dall'Aldilà può essere risolto, esaminando tutta la questione da una prospettiva totalmente diversa.
FONTE: http://michaelprescott.net/ -Trad. Webmaster

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i bambini e la morte (30-10-15)
Tutti nasciamo immortali, ma lentamente capiamo che moriremo.
Per la maggior parte dei bambini, la morte non è pienamente compresa fino a dopo la prima decade di vita, cioè occorre una notevole quantità di tempo per comprendere la verità più fondamentale della nostra esistenza. Ci sono modi poetici di dare un senso a questa difficoltà: forse una piena comprensione del tempo limitato che viviamo sulla Terra è troppo difficile da carpire per una mente infantile, forse è il modo in cui l'evoluzione ci infonde speranza, ma queste teorie, seppur seducenti, tendono a farci dimenticare che la morte è più complessa di quanto noi spesso diamo per scontato.
Per comprendere appieno il significato della morte, i ricercatori - gli psicologi della mortalità se si vuole - hanno individuato quattro concetti primari:
 * l'universalità (tutti gli esseri viventi muoiono)

* l' irreversibilità (una volta morto, sei morto per sempre),

* la cessazione di tutte le funzioni del corpo

* la causalità (cosa provoca la morte).

In una recente revisione di studi condotti sul grado di comprensione della morte nei bambini, i medici Alan Bates e Julia Kearney hanno appurato che la comprensione parziale di questi concetti di solito si sviluppa tra i 5 ed i 7 anni, ma la causalità non è generalmente capita fino all'età di circa 10 anni.  Prima di capire la cessazione delle funzioni corporee, i bambini possono porre domande a cui è arduo rispondere, per esempio, come una persona morta possa respirare sottoterra. Meno frequentemente studiato è il concetto di mortalità personale, di cui la maggior parte dei bambini ha coscienza già a 6 anni, per poi giungere ad una comprensione più completa
 intorno agli 8-11 anni. Sappiamo però che i bambini variano molto nella loro comprensione della morte e tendono ad acquisire questi concetti in tempi diversi.  Anche se interessanti dal punto di vista della ricerca, questi studi hanno anche chiare implicazioni pratiche.
La maggior parte dei bambini prima o poi viene a sapere della morte di qualcuno e aiutarli ad affrontare queste situazioni spesso comporta spiegare loro la morte ed il morire in modo che possano capire, ma anche affrontando, allo stesso tempo,
tutte le idee sbagliate e spaventose che potrebbero avere.

Vi è però una situazione ben più angosciante, quella dei bambini che stanno morendo.

La comprensione della morte nei bambini malati terminali è stata studiata da una piccola ma ben motivata
 comunità di ricerca, in gran parte tesa alle necessità di assistere i bambini malati di cancro.
Uno degli studi più importanti e forse, uno degli studi più importanti sulle cure palliative, è stato completato dall'antropologo Myra Bluebond-Langner ed è stato pubblicato nel libro  I mondi privati dei bambini che muoiono (
The Private Worlds of Dying Children).

La Bluebond-Langner ha passato metà dell'anno 1970 in un reparto di oncologia pediatrica americano ascoltando ciò che i bambini sapevano della loro prognosi terminale, come questa conoscenza influenzasse le interazioni sociali e come esse fossero state condotte per gestire la consapevolezza pubblica di questa conoscenza.
I suoi risultati sono stati a dir poco mozzafiato: anche se gli adulti, genitori e medici professionisti, regolarmente parlavano in modo da sottacere deliberatamente la conoscenza dell'imminente morte dei bambini, essi spesso sapevano che stavano morendo, ma pur sapendolo, parlavano in un modo tale da evitare di rivelare la loro consapevolezza agli adulti che li circondavano.
La Bluebond-Langner descrive come questa reciproca finzione permettesse a tutti di sostenersi l'un l'altro attraverso ruoli ed interazioni tipiche, pur sapendo che erano superflue. Gli adulti, per esempio, chiedevano ai bambini cosa volevano per Natale, sapendo che non lo avrebbero visto, mentre i bambini discutevano di quello che volevano fare da adulti, pur sapendo che non ne avrebbero mai avuto la possibilità e così via. 
Questa forma di sostegno emotivo è costruito su fragili fondamenta in quanto ignora volutamente l'inevitabile ma, a volte in certe situazioni sociali, apparivano delle crepe in questo modo di ragionare che dovevano essere rapidamente e dolorosamente coperte. Quando cominciarono ad apparire i primi centri oncologici pediatrici specializzati, una delle maggiori innovazioni introdotte è stata quella di fornire uno spazio dove il supporto emotivo non dipende più dalla reciproca finzione.
Invece, morire può essere discusso con i bambini insieme alle loro famiglie in un modo che abbia senso per loro. Studiare quello che i bambini riescono a capire della morte è un modo per aiutarli.
E' la conoscenza al servizio della compassione.

Traduzione Webmaster da: http://mindhacks.com

ESPERIENZE ECCEZIONALI FRA PARAPSICOLOGIA E http://www.awaken.com/wp-content/uploads/2015/03/Near-Deaath-Out-of-Body.jpgPSICHIATRIA (18-10-15)

 Il presente lavoro è stato svolto dalla Dr.ssa Maria Francesca Azzi con la collaborazione di:

Andrea Pastorello, Elena Giuliani, Chiara Pavan,
Bruno Luca Matteo, Patrizio Tressoldi.

 

Ringraziamo il nostro Lettore Andrea che ce l'ha inviato.

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Passando in rassegna la letteratura internazionale, è difficile trovare una definizione chiara e univoca di Esperienza Eccezionale
(anche detta "Esperienza Straordinaria").

CERCASI VOLONTARI!
Andrea ci fa sapere che la ricerca di cui al presente articolo è ancora in atto! Chi volesse parteciparvi, può contattare l'Università di Padova ai link riportati sul bando, scaricabile in formato .pdf  CLICCANDO QUI

Ciononostante si possono scorgere, tra i vari studiosi, alcune definizioni similari che motivano il termine Esperienza Eccezionale sulla base di quattro aspetti terminologici: esso rimane neutrale dal punto di vista della concezione del mondo; esso evita la confusione con qualsiasi disturbo mentale e non suggerisce alcuna diagnosi; esso prende in considerazione la particolare qualità dell’esperienza; esso non confuta ancora la questione della fattualità dell’esperienza in sé.
Dunque, con il termine Esperienze Eccezionali (EE) si intende generalmente una varietà di esperienze che si presentano come deviazioni da quelle che potrebbero essere definite "esperienze ordinarie", cioè esperienze coerenti con i tipici modelli di realtà che gli individui sviluppano per far fronte al proprio ambiente socioculturale.
Il termine vuole essere descrittivo senza sottendere nessun meccanismo o processo, restando su un piano puramente fenomenologico, ed è possibile affermare che si assume come requisito essenziale delle EE quello di essere al di fuori delle leggi e delle spiegazioni già note. Il fatto che le EE presentino una certa struttura costitutiva comune tra di loro è sufficiente per sottoporle all'attenzione della scienza.  Così posto, lo studio delle EE, non può essere messo in discussione da nessuno, neppure dallo scettico; nessuno può dubitare della realtà delle esperienze o, quantomeno, della realtà delle narrazioni.
 
Tipologie di EE
 
Per poter procedere con una classificazione fenomenologica delle EE è necessario enunciare prima la teoria delle rappresentazioni mentali di Metzinger (2003).  Tali rappresentazioni mentali fanno parte di un modello di realtà che gli individui creano, sviluppano e modificano lungo tutto il corso della loro vita; due componenti fondamentali di questo modello sono il modello del sé (self model) e il modello del mondo (world model).Il modello del mondo contiene tutte le rappresentazioni che l'individuo ha sviluppato riguardo gli stati della realtà materiale, comprese le proprie caratteristiche fisiche; praticamente, i referenti di queste rappresentazioni sono osservabili anche dagli altri individui.
Vale a dire che una conoscenza intersoggettiva (anche detta conoscenza oggettiva, o conoscenza in "terza persona") risulta possibile.
Il modello del sé comprende tutte le rappresentazioni che l'individuo ha sviluppato riguardo i propri stati interni, ossia sensazioni, cognizioni, volizioni, affetti, emozioni, motivazioni, e immagini interiori. La conoscenza di questi stati interni è meramente privata e può essere esperita soltanto dal soggetto stesso, dunque si tratta di una conoscenza soggettiva, altrimenti detta conoscenza in "prima persona".Anche se il modello del mondo e il modello del sé sono elementi diversi del complessivo modello di realtà, i loro referenti sono spesso vissuti ovviamente come correlati.
 Le EE possono essere dunque definite come una deviazione dal modello di realtà.

Sebbene la fenomenologia delle EE appaia enormemente varia, è proprio su tale impostazione teorica che è possibile avanzare una classificazione fenomenologica delle EE.
 
1. Fenomeni esterni, che includono le anomalie avvertite nel modello del mondo, ossia nell'ambiente fisico esterno alla persona. Essi comprendono fenomeni ottici, acustici, tattili, olfattivi e cinetici, la sensazione di una presenza invisibile, cambiamenti inspiegabili del corpo, così come anomalie "tecniche" su registrazioni audio e video, o nella struttura, posizione o disposizione degli oggetti fisici.
Per gli individui che avvertono tali anomalìe, il loro carattere eccezionale è dovuto a una violazione soggettivamente percepita del principio di causa/effetto, cioè l'assenza di una spiegazione convenzionale.
 
2. Fenomeni interni, che includono le anomalie percepite nel modello del sé, ossia negli stati interni della persona. Essi comportano sensazioni somatiche, stati d'animo e sensazioni insolite, invasioni di pensiero, l'udire voci, immagini straordinarie e immagini interiori.
Gli individui che riportano anomalie interne spesso le sperimentano come non originate da loro stessi, ma come influenze paranormali esercitate dal mondo esterno verso la propria coscienza e il proprio corpo.
 
3. Fenomeni di coincidenza, che includono i legami anomali percepiti tra il modello del sé e il modello del mondo, oppure tra due o più eventi diversi nel modello del mondo, che sembrano violare il principio di causa/effetto.
Tipicamente, la relazione tra i due modelli è stabilita attraverso i normali sensi e le normali funzioni corporee.
Le convenzioni spaziotemporali sono invertite, come nel caso della cosiddetta percezione extrasensoriale
(Esp: telepatia, precognizione, chiaroveggenza).
In altri casi, le insolite coincidenze di eventi o fatti rappresentati nel modello del mondo vengono interpretate, il più delle volte, come strani scherzi del destino.
 
4. Fenomeni di dissociazione, che includono le disconnessioni anomale che avvengono nelle ordinarie corrispondenze psicofisiche tra elementi che sono nel modello del sé ed elementi che sono nel modello del mondo.
Le persone non hanno più il pieno controllo del proprio corpo, oppure fanno esperienza di un comportamento autonomo non volutamente agito da loro. Paralisi del sonno, varie forme di automatismi ed esperienze fuori dal corpo (OBE) sono tra i fenomeni osservati più di frequente in questa classe.  In queste ultime il modello del sé si dissolve con le sensazioni corporee, le quali costituiscono di solito la base per la loro integrazione nel modello del corpo (inteso come parte del modello del mondo), e la coscienza viene addirittura localizzata al di fuori dei confini del corpo.
 
Il nostro studio
 
Si tratta di uno studio pilota sperimentale osservazionale su 12 soggetti selezionati che presentano EE, nato in un contesto universitario in maniera spontanea.  È composto da diversi strumenti: un colloquio clinico con un medico psichiatra, un'intervista semistrutturata di analisi e comprensione qualitativa delle EE, l'intervista psichiatrica (M.I.N.I. PLUS), I'MMPI2, la Tellengen Absorbition Scale e il Test di Rorschach, somministrati nel corso di due incontri separati.
Nel primo incontro il soggetto viene introdotto allo studio pilota creando un clima rassicurante e di reciproca fiducia, nel quale gli vengono comunicati nello specifico gli scopi e le modalità di svolgimento dello studio stesso.
Il soggetto viene rassicurato sulle modalità di trattamento dei suoi dati e a tal proposito è invitato a leggere e a firmare il consenso informato. E’ stato inoltre richiesto al soggetto di scrivere un breve elaborato personale sulle propire EE. Il secondo incontro è focalizzato prevalentemente sulla somministrazione del Test di Rorschach.
 
Strumenti
 
Gli strumenti utilizzati nello studio sperimentale sono stati scelti per indagare le caratteristiche di personalità da più punti di vista, utilizzando test afferenti ad approcci epistemologici clinici e psicologici differenti.
Sono tutti strumenti riconosciuti nella letteratura internazionale, oltre che ampiamente validati, ad eccezione dell’intervista semistrutturata, la quale è stata ideata per lo studio stesso.
Si tratta di un questionario a domande di tipo anamnestico e di indagine specifica per approfondire l’EE del soggetto.
 
La M.I.N.I. PLUS (Mini International Neuropsychiatric Interview) è una scala di valutazione diagnostica semistrutturata per l’accertamento dei disturbi psichiatrici indicati nel DSMIVTR e nell’ICD10.
Come sostenuto dagli autori, la M.I.N.I. è nata dall’esigenza di creare un’intervista semistrutturata che fungesse da ponte tra le interviste, dettagliate e accademiche orientate alla ricerca, e i test di screening estremamente brevi utilizzati nella cure di base (primary care).Uno strumento, dunque, che potesse fornire un’alternativa meno dispendiosa per i test clinici internazionali e nei contesti di psichiatria clinica, essendo più breve delle interviste di ricerca ma più completo dei test di screening.
Il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI) è uno dei più diffusi test per la valutazione della personalità ed è in genere utilizzato in contesti psicologici e psichiatrici.  L’MMPI2 è composto da 567 items dicotomici, del tipo vero/falso.
Il tempo impiegato mediamente per compilare il test va dai 60 ai 90 minuti.
Questa seconda versione è arricchita di 3 scale di validità, 6 scale cliniche supplementari e 15 scale di contenuto.
La Tellegen Absorption Scale (TAS) è uno strumento messo a punto da Tellegen e Atkinson nel 1974, con lo scopo di misurare il grado di “absorption” o assorbimento, ed è una delle 11 scale che compongono il Multidimensional Personality Questionnaire.
L’absorption è un tratto o disposizione di personalità per cui un individuo ha la tendenza a immergesi nella propria immaginazione, soprattutto nella fantasìa.  Questa disposizione di personalità si manifesta con una capacità cognitiva a lasciarsi coinvolgere in esperienze sensoriali e immaginative in maniera tale da alterare la percezione, la memoria e l’umore dell’individuo, con conseguenze di tipo comportamentale e biologiche. L’absorption sembra correlare fortemente con la tendenza alla fantasia (fantasy proneness) e con la capacità ipnotica, ed è considerato un fattore predisponente allo sviluppo di sintomi fisici correlati allo stress che possono condurre a disordini cronici di natura psicofisiologica. Il Test di Rorschach è un test reattivo che rientra negli strumenti della valutazione personologica caratterizzati da tecniche proiettive.
I test proiettivi considerano la personalità nel suo complesso; essi forniscono misure ideografiche della personalità (dimensione specificamente individuali del singolo individuo) e si pongono l’obiettivo di analizzare la personalità del soggetto basandosi sulla concezione teorica dell’approccio psicodinamico (Passi,Tognazzo, Chabert).
Attraverso l’utilizzo di stimoli relativamente ambigui, ai quali la persona è libera di rispondere in modo soggettivo, è possibile indagare la struttura di personalità dei soggetti.
Tale test permetterebbe agli individui di esprimere la propria struttura e organizzazione psichica, e di cogliere tutti quegli aspetti appartenenti a una concezione dinamica della personalità.
La tecnica proiettiva è un metodo di studio della personalità che consiste nel porre un soggetto di fronte a una situazione alla quale egli risponderà conformemente al significato che questa situazione ha per lui e alla sua modalità di esperire il proprio vissuto.
Nello specifico, questo tipo di test si basa sul costrutto di proiezione proposto da Freud: nell’esecuzione di determinati compiti, il soggetto tende a “proiettare” sé stesso e le sue caratteristiche in quel compito, rivelando in tal modo le caratteristiche della sua personalità.
Il Test di Rorschach è stato utilizzato con interpretazione psicoanalitica (Passi,Tognazzo, Chabert), occupandosi di valutare gli aspetti dinamici e strutturali della psicologia del soggetto per comprendere la personalità nel suo insieme, inclusi meccanismi di difesa, tipologia di angosce e modalità di strutturazione del funzionamento cognitivo/emotivo e relazionale del soggetto.
L’attenzione è rivolta al modo in cui le esperienze con le persone importanti del passato vengono rappresentate come parti o aspetti del sé e, quindi, a come influenzano i rapporti con gli altri nel presente.
Nell’interpretazione del test l’interesse è orientato al modo in cui il soggetto dà forma alla sua risposta o percezione, alle motivazioni della sua risposta e al suo contenuto, esattamente in conformità all’assunto di base per cui le persone danno forma alle proprie percezioni in relazione al modo in cui esse organizzano e strutturano gli stimoli nel proprio ambiente.
 
Soggetti
 
Sono stati messi a punto dei criteri di selezione dei partecipanti allo studio sperimentale pilota; sono stati creati per vagliare l’idoneità dei soggetti, valutata in funzione degli scopi dello studio stesso. Sono stati pertanto stilati dei criteri di inclusione e di esclusione. I criteri di inclusione selezionati sono i seguenti:
(1) età: sono stati scelti solo individui di età compresa tra 18 e 80 anni; (2) nazionalità: si è preferito includere nello studio solamente individui di nazionalità italiana, o con ottimi livelli di produzione e comprensione della lingua italiana; (3) serietà: sono stati inclusi solo coloro che riferivano EE ritenute similmente veritiere e affidabili.
I criteri di esclusione selezionati sono i seguenti: (1) presenza di patologia psicotica nota; (2) terapia farmacologica psichiatrica in atto; (3) terapia medica cortisonica o inducente patologie di tipo psicotico in atto; (4) presenza di precedenti o attuali ricoveri psichiatrici. Le modalità di reclutamento dei partecipanti nelle primissime fasi dello studio sperimentale pilota si sono basate essenzialmente su conoscenze personali (amici, conoscenti, colleghi e collaboratori) del team dello studio pilota stesso, su informazioni scientifiche via internet e su contatti derivati dai soggetti selezionati da loro stessi.
 
Discussione dei risultati
 
Allo stato attuale i soggetti reclutati e aderenti alle caratteristiche sopra riferite sono stati 12 (da marzo 2013 a febbraio 2014), rendendo lo studio osservazionale una case series.
Lo studio sperimentale pilota ci sta permettendo di fornire un'analisi unica nel suo genere, soprattutto per quanto riguarda il panorama italiano che, pur svolgendo alcune ricerche nel settore, non aveva ancora utilizzato tale modalità metodologica.
La forza di questo studio è la descrizione fenomenologica e personologica dei soggetti con EE che scaturisce dall'iniziale resoconto personale, spontaneo e volontario (quindi pressoché privo di conflitti di interesse), di ogni singolo individuo partecipante, dalla loro modalità di narrazione e configurazione del proprio vissuto soggettivo, e da un punto di vista scientifico (clinico, diagnostico e psicodinamico) attraverso l'utilizzo degli strumenti e dei test presentati precedentemente.
E' comunque doveroso e scientificamente corretto sottolineare che non è possibile fornire un'analisi di portata generale con eventuali correlazioni tra soggetti o con la popolazione, per motivi di ristrettezza ed eterogeneità del campione stesso, trattandosi appunto di una case series. Dunque, attraverso l'intervista semi-strutturata è stato possibile osservare con sufficiente accuratezza e moderazione le descrizioni delle diverse EE, le interpretazioni personali ad esse attribuite e le conseguenze che tali esperienze hanno avuto, hanno e avranno (se ne hanno avute) nella vita di ciascuno.
Nello specifico dei 12 casi riportati si può evidenziare il fatto che per nessuno di loro le EE hanno comportato una compromissione nella vita lavorativa o nel funzionamento sociale, né tantomeno un disadattamento relazionale.
Tutti i soggetti intervistati hanno manifestato una qualche perplessità, almeno iniziale, verso le proprie EE, avendo timore che potesse trattarsi di esperienze patologiche o malattie psichiatriche.
Tale atteggiamento sembrerebbe dettato dalle reazioni sociali diffuse che si hanno nei confronti di coloro che vivono un disagio mentale, o perlomeno dotati di una qualche caratteristica che li pone in deviazione a una norma sociale condivisa ("normodotati").
Tale forma di timore ha portato i soggetti a una scarsa condivisione dell'esperienza, se non con poche persone intime, incontrando talvolta comprensione talvolta l'opposto, talvolta indifferenza talvolta giudizi e pregiudizi; più in generale, portando con sé la paura di suscitare reazioni non controllabili nei confronti di un possibile interlocutore. Inoltre ognuno di loro presentava una preoccupazione conformata dalla paura di essere stigmatizzati dalla scienza "medica" o "psicologica".
Paradigmatico in tal senso è il caso di M.B., che fu sottoposta a un esorcismo dopo aver parlato per la prima volta delle sue EE; esperienza, questa, vissuta in maniera fortemente negativa da parte del soggetto.
L'assenza totale di patologia psichiatrica è stata riscontrata in tutti i 12 casi durante il colloquio clinico psichiatrico e attraverso la somministrazione del test diagnostico
M.I.N.I. PLUS validato.
Tuttavia sia l'
MMPI2 che il Test di Rorschach hanno evidenziato alcuni aspetti anomali nelle modalità di funzionamento psichico personologico, in assenza di franca psicopatologia clinica.
Per quanto riguarda l'MMPI2, numerose sono le scale (sia di base che di contenuto) che mostrano indici di anomalia: per esempio, in un caso appaiono nella norma solo le scale Hy (isteria) e Pd (deviazione psicopatica); tutte le restanti appaiono coartate o sottoespresse, specialmente la scala Pa (paranoia).
L'andamento delle scale fondamentali risulta particolarmente oscillante, nei vari soggetti, con una presenza massiccia di dimensioni iperespresse, o coartate a seconda dei diversi soggetti. Per esempio, un caso ha mostrato un andamento oscillante in cui le dimensioni nella norma risultano essere quelle valutate dalle scale
Mf (mascolinità/femminilità), Se (Schizofrenia) e Si (introversione sociale); tutte le altre appaiono coartate o sottoespresse. Le scale di contenuto risultano distribuite tra la norma e la coartazione, fatta eccezione per la scala Sod (disagio sociale) che appare iper-espressa.


Il Test di Rorschach evidenzia caratteristiche personologiche anomale che suggeriscono, nel loro complesso, una modalità di funzionamento personologico di base o di tipo psicotico, o di funzionamenti appartenenti all'area "al limite", con difese francamente regressive ed espressione di angosce psicotiche: 4 soggetti su 12 mostravano un funzionamento personologico di tipo psicotico, mentre 7 soggetti su 12 mostravano un funzionamento al limite con modalità tendenti, sia nell'organizzazione delle difese che nelle risposte di angoscia, a un quadro personologico "al limite"; un solo soggetto presentava un funzionamento psichico di tipo nevrotico, con sfumature tendenti al funzionamento psichico "al limite".
Risulta pertanto possibile osservare che i 12 casi descritti nella presente trattazione, in totale assenza di patologia psichiatrica, mostrano tutti dei tratti di personalità anomali intesi in senso psicodinamico, oltre che un andamento personologico fuori dai limiti di norma, così come evidenziato dall'
MMPI2.
Molte sono le domande derivanti da queste osservazioni. Ad esempio ci si può chiedere se esista una correlazione tra il vivere EE e presentare tratti di personalità di tipo psicotico; se le EE siano scatenate o maggiormente vissute da strutture di personalità meno strutturate e ipersensibili (con sfumature psicotiche appunto) o comunque da una qualche struttura di personalità in particolare; o ancora, se la paura del giudizio o dello stigma giochi un ruolo nell'organizzazione personologica di tali individui.
 
Limiti e consapevolezze
 
 Come già sottolineato, in questa sede non è possibile trarre delle conclusioni e correlazioni di portata generale o comunque rapportabili alla popolazione globale, visti e considerati i limiti dello studio stesso e, più in particolare, i limiti del presente lavoro.
Trattandosi di uno studio case series, ci siamo concentrati sulla descrizione fenomenologico/qualitativa delle EE, senza mai voler (e poter) andare su un versante di tipo statistico/quantitativo.
La scarsa numerosità del campione è evidenza anche di una difficoltà da parte nostra nel trovare partecipanti allo studio, probabilmente dovuta, in parte, a una sorta di resistenza nel comunicare ad altri le proprie e personalissime EE, per i motivi già menzionati in precedenza.
Un altro fattore responsabile della scarsa numerosità è dovuto al fatto che altri 7 soggetti sono stati valutati ma esclusi perché non rispondenti ai criteri scientifici di inclusione (4 erano in trattamento farmacologico per patologia psichiatrica dichiarata, 3 non rispondevano a una descrizione qualitativa EE in nostro esame).
Un altro limite è la consapevolezza che esiste comunque il problema della non dimostrabilità a priori dei resoconti riferiti dai soggetti, per quanto essi non possano essere fedelmente valutabili e dimostrabili; per ovvi motivi, tali esperienze non possono essere riprodotte a comando in laboratorio, né tantomeno sono controllabili o gestibili con estrema facilità, come più volte riferito dai soggetti stessi.
Inoltre, non è possibile pensare di proporre un'analisi generale: sia i soggetti che le EE sono caratterizzate da ampia eterogeneità.
Le EE riportate in questo studio non rappresentano una tipologia specifica di EE, per cui non sono state evidenziate variabili costanti tra i soggetti; questi stessi risultano assolutamente diversi tra loro per età, scolarità, ambiente socioculturale di riferimento.
Altro fattore limitante riguarda il fatto che gli strumenti utilizzati per l'indagine della personalità non prendono in considerazione la possibilità di vivere EE o quantomeno di poterle valutare o misurare in qualche maniera.
Se da un lato l'utilizzo di strumenti con radice epistemologica differente potrebbe essere visto come un limite, credo sia rilevante sottolinearne la forza, dal momento che non si è voluto dare credito a nessun orientamento psicologico in particolare, allorché se si fosse iniziato lo studio con un approccio predefinito si sarebbero scartate in partenza altre possibilità di veduta, tutte ugualmente valide e plausibili, dato che non esistono allo stato attuale strumenti scientifici e metodologici validati ed esclusivi per l'analisi psichica e personologica dei soggetti con EE.
 
La nostra interpretazione
 
Tre appaiono i risultati sostanzialmente più importanti.
Tutti i 12 soggetti analizzati presentavano una totale assenza non solo di patologia psichiatrica ma anche di compromissione del proprio funzionamento sociale, relazionale, scolastico, lavorativo, economico, ecc., aspetto di fondamentale importanza nella valutazione assiale del
DSM.
 
Tutti i 12 soggetti presentavano alterazioni eterogenee della personalità congruenti a due test validati e di radici epistemologiche differenti; tali alterazioni apparivano di natura sostanzialmente non nevrotica.

Tutti i 12 soggetti richiedevano sostegno e richiesta di personalità per i vissuti correlati all'EE (vedi seguito).
Da ciò abbiamo iniziato a pensare all'ipotesi che per vivere EE un soggetto o debba presentare una sorta di "ipersensibilità" personologica atta a predisporlo a cogliere alterazioni o fenomeni che riguardano per esempio il modello del mondo (come un esempio di modello teorico di base); oppure che  l' EE sia una forma di "tutela psichica" potente ed estremamente costruttiva delle alterazioni personologiche che non sforano né in una patologia
in asse I (patologia medico-psichiatrica franca), né in una patologia di personalità definita e disfunzionale (disturbo di personalità).
 
Una ricerca sulle EE?
 
Perché occuparsi di persone con EE?, ci siamo domandati.
E perché non occuparsene?, ci è venuto da risponderci.
Perché una ricerca sulle EE?

Perché ce n'è di bisogno; c'è bisogno di continuare quello che tanti scienziati hanno iniziato a fare molti anni fa: fare ricerca psichica, quella ricerca che va oltre la stessa incredulità dello scienziato di fronte a fenomeni così fuori dalla portata mentale dello stesso scienziato; andare oltre, superare il limite, dovrebbe essere l'imperativo di ogni spirito di ricercatore.
Inoltre appare curioso che tra i vari risultati del nostro studio ogni soggetto (anche quelli esclusi) richiedesse una forma di aiuto e sostegno psicologico proprio specifico per la loro esperienza e le conseguenze sulla loro vita intrapsichica, senza ombre di pregiudizio o di medicalizzazione a priori.
Inoltre quasi tutti i partecipanti allo studio hanno presentato curiosità e interesse verso una maggiore comprensione di quanto accadeva loro o stava accadendo, chiedendo inconsapevolmente o meno degli specialisti negli specialisti.
A tale proposito, vale la pena ricordare che nel campo delle EE il soggetto non "ha sintomi", ma porta e vive delle esperienze che potrebbero influenzare il suo comportamento e la sua visione del mondo (sia in meglio che in peggio).
Dunque, non solo il metodo sperimentale ma anche il metodo clinico dovrebbe fare da supporto basilare allo studio delle EE, privilegiando quel rapporto interpersonale (per certi versi purtroppo non replicabile), grazie al quale la persona viene vista nella sua interezza. La sospensione del giudizio da parte dello psichiatra, dello psicologo clinico o dello specialista dovrebbe e potrebbe essere dunque il miglior criterio per disporsi a una conoscenza non pregiudizievole, necessaria per accogliere tutto
l'accadere umanamente e "non umanamente", sempre comprensibile o inquadrabile (cioè quello già conosciuto e quello ancora da conoscere).
Riterrei estremamente interessante l'approccio fenomenologico puro, che accenno con umiltà intellettuale e professionale, potendo essere una chiave di lettura di questo mondo delle EE il concetto husserliano di Epochè.
L'Epochè mette fra parentesi sia i pregiudizi del senso comune sia le teorie scientifiche, invitando il medico, il clinico e lo scienziato ad attuare una sospensione del giudizio, senza dare nulla come scontato, protendendosi verso l'atteggiamento più puro e adeguato per accogliere tutto l'esperire umano.
Sembra dunque necessario progredire verso un'acquisizione di abilità professionali capaci di riconoscere ciò che sta accadendo e di distinguere i sintomi psichiatrici dalle EE.
Questa continua a essere una questione critica nella pratica clinica e, nonostante la sua importanza (l'epidemiologia delle EE è elevata, in studi in vari Paesi mondiali, ma sottostimata per lo stigma di cui sopra), ha spesso ricevuto scarsa attenzione da parte delle scienze cliniche della psiche.
Tale mancanza sta progredendo, dato che vi sono richieste di consulenza psicologica da parte di persone che vivono EE, come già avviene ad esempio nei centri
IGPP in Germania e CIRCEE in Francia.
La nostra prospettiva è quella di continuare con la raccolta di soggetti (attualmente in atto) e di creare una sorta di consulenza privilegiata e specifica per queste persone dotate, in qualsivoglia modo le si chiami, di esperienze uniche, meritevoli di estrema delicatezza e rispetto e degne di ascolto non solo umano e personale ma anche scientifico.

 

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Di: Maria Francesca Azzi  San Marino, 17-18 maggio 2014: pagg. 79-88. 

Laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Psichiatria, opera presso l'Ospedale di Padova ed è autrice di numerose pubblicazioni scientifiche.  Già impegnata attivamente in vari progetti di ricerca realizzati dal Policlinico padovano, è ideatrice di una ricerca scientifica sulle "esperienze eccezionali", che dirige in collaborazione con la Facoltà di Psicologia dell'Università di Padova.

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LA SINCRONICITA' ESISTE! (07-09-15)
By , Epoch Times

Il Biologo Dr. Rupert Sheldrake ed il famoso Psichiatra Carl Jung hanno assunto diversi, ma complementari approcci, sulla Sincronicità.
Il termine Sincronicità si riferisce a coincidenze che si manifestano tra il proprio stato mentale e gli eventi che si verificano nel mondo esterno, ad esempio è comune che quando si pensa a qualcuno, di punto in bianco il telefono squilli per una chiamata effettuata proprio da quella persona.
Molte sincronicità però, sono più bizzarre e complesse.
Jung ha coniato il termine "sincronicità" per spiegare questo misterioso fenomeno da un punto di vista psicologico, formando una base teorica per comprenderlo.
Sheldrake -che annovera tra le sue credenziali il titolo di Biologo dello Sviluppo presso l'Università di Cambridge- ha speso decenni raccogliendo prove a favore dell'esistenza di un campo mentale che si estende oltre il corpo che egli definisce "
mente estesa." (Vedi articolo precedente sulla telepatia CLIC )

Gary Bobroff, Autore, Speaker, e Direttore d'un master in Psicologia ha detto ad Epoch Times che crede di poter mettere la parola "fine" alla discussione sulla sincronicità nel mondo fisico grazie alla ricerca di Sheldrake sulla sensazione di essere osservati.
E' noto che viene insegnato ad investigatori, ufficiali addetti al controllo del traffico di droga negli aeroporti, nonchè ad investigatori privati e praticanti di arti marziali, che molte persone possono sentirsi fissate alla nuca.
Anche ai tirocinanti dei Servizi Segreti Britannici, viene insegnato di non guardare alle spalle delle persone oggetto di pedinamenti, perché potrebbero accorgersi di essere seguite.
Bobroff ha riferito che anche un suo cugino, un riservista delle Forze Armate Canadesi, è stato recentemente istruito sulla necessità di non guardare un soggetto che sta cercando di fuggire. Nelle Arti marziali, d'altra parte, s'insegna ad aumentare la sensibilità agli sguardi degli altri, in modo che sia più facile sentire l'approccio di un avversario.
Sheldrake ha citato uno studio condotto presso il Museo della Scienza di Amsterdam effettuato su decine di migliaia di persone alle quali veniva chiesto se potevano correttamente indovinare se qualcuno le stava osservando.
I volontari venivano invitati a guardare, in modo casuale, un determinato soggetto, o a distoglierne lo sguardo e pensare a qualcos'altro.
Quest'ultimo, poi,doveva decidere entro 10 secondi se fosse stato guardato alle spalle oppure no.
Le percentuali di successo sono state nettamente superiori al puro caso e soprattutto bambini
sotto i 9 anni sono risultati particolarmente sensibili.

"
Gli insegnanti usano sempre il potere dello sguardo", ha detto Sheldrake. che ha anche citato uno studio della Dr.ssa Marilyn Schlitz che ha registrato una risposta elettrica della pelle quando i volontari erano osservati, addirittura  attraverso una telecamera a circuito chiuso Questi ed altri studi che Sheldrake ha esaminato, o condotto, suggeriscono che la mente può avere un certo impatto fisico al di fuori del corpo.  In sincronia fra loro, mente e mondo intorno a noi sembrano collegati in un modo misterioso
Bobroff ha osservato che il lavoro di Sheldrake sottolinea, inoltre, il ruolo delle emozioni nella creazione delle Sincronicità.
Esaminando studi accademici sui fenomeni psichici, tra cui chiaroveggenza, precognizione, eccetera, condotti nel corso dell'ultimo secolo, Sheldrake ha trovato i più alti tassi di successo tra membri della stessa famiglia e, soprattutto, fra gemelli.
Le peggiori percentuali di successo sono state invece trovate tra coloro che non credono nella Psi, che sono andati  al di sotto della media, addirittura al disotto del puro caso, suggerendo che l'incredulità può influire negativamente sui fenomeni di confine e supportando paradossalmente l'ipotesi che tali fenomeni esistono davvero.
Anche le
emozioni, oltre all'atteggiamento, sembrano influenzare (rafforzare o indebolire) la parte della
mente che si estende oltre il corpo. Non esiste alcuna sincronicità senza il feeling, secondo Bobroff.
"C'è un modo per cui un genitore può sapere se un figlio o una figlia che si trova dall'altra parte del mondo è in pericolo, ovvero che questi campi della coscienza estesa non sono semplicemente campi mentali, ma anche emozionali. "
Lo Psicologo, però, ha messo in guardia contro l'analisi della sincronicità basata sull'ego.
Ad esempio, una coincidenza relativa ad una relazione romantica non può necessariamente significare che il rapporto è "destinato ad esistere.
" Non dobbiamo ricorrere alla sincronicità e dire cosa vogliamo che significhi per noi"
Lo stesso Bobroff ricorda che un giorno stava guidando dal Canada, in direzione ovest verso Calgary, in Alberta.
Ad un certo punto si fermò a fare benzina e s'imbattè proprio lì nella sua fidanzata del liceo che  si stava dirigendo anche lei a Calgary.  Si sono resi conto che erano trascorsi esattamente dieci anni dal giorno in cui erano andati in viaggio a Calgary, in coppia.
"
Io non credo che sia necessariamente giusta la risposta dell' ego, 'significa che dovremmo tornare insieme!', invece, c'è semplicemente qualcosa nel nostro mondo che onora le connessioni del cuore."


Fonte: http://www.theepochtimes.com/ Traduzione e Adattamento: Webmaster

LA LUCIDITA' TERMINALE (03-09-15)

Le persone colpite da schizofrenia, morbo di Alzheimer ed altre condizioni patologiche che causano grave menomazione del funzionamento mentale, sono a volte inspiegabilmente in grado di recuperare ricordi e lucidità poco prima della morte. Le loro menti sembrano tornare in forma straordinariamente completa e coerente, anche se i loro cervelli si sono ulteriormente deteriorati. Questi pazienti che non sono nemmeno in grado di ricordare i loro nomi per anni, ma possono improvvisamente riconoscere i loro familiari ed hanno normali conversazioni con loro su passato, presente e futuro. Nessuno sa come tutto questo possa accadere. Ad esempio, il Dr.Scott Haig ha scritto in un articolo per il Time Magazine di un giovane paziente di nome David il cui tumore gli aveva distrutto il cervello pur non impedendogli di trovare momenti di lucidità prima della morte.
David aveva smesso di parlare e muoversi nelle settimane precedenti la sua morte e dalla RM era risultato che non era rimasto quasi più nulla del suo cervello, ma la notte in cui David è morto, ha trascorso circa cinque minuti di piena consapevolezza per dire addio alla sua famiglia.
"Non era il cervello di David che si era svegliato per dire addio", ha detto il dottor Haig. "Il suo cervello era già andatoo distrutto. Le metastasi tumorali non si limitano ad occupare spazio e premere sui tessuti sani lasciando intatto il cervello perchè, in realtà, esse lo sostituiscono... In pratica il cervello non esiste più.  Cosa svegliò il mio paziente era semplicemente la sua mente che aveva trovato la strada attraverso un cervello non più funzionante, l'atto finale di un padre per confortare la sua famiglia."

Per il Dr. Haig, è chiaro che la mente esiste separatamente dal cervello, ma altri studiosi guardano a possibili ragioni fisiologiche per spiegare questo fenomeno conosciuto come Lucidità Terminale. I diversi stati fisiologici di persone che soffrono di lucidità terminale suggeriscono che non vi è un unico meccanismo responsabile di tale fenomeno, secondo quanto affermano i ricercatori della University of Virginia e dell'Università d'Islanda, che hanno pubblicato il documento “Terminal Lucidity: A Review and a Case Collection,” (Archives of Gerontology and Geriatrics) nel 2012.  (Dr. Michael Nahm, et al. [ Apparitions/lucidity.pdf ])
"
Allo stato attuale, riteniamo che non sia possibile individuare meccanismi definitivi per spiegare la lucidità terminale", hanno scritto i ricercatori Dr. Michael Nahm, Dr. Bruce Greyson ed il dottor Emily Williams Kelly, tutti della University of Virginia, oltre al Dr. Elendur Haraldsson dell'Università d'Islanda. "Infatti, la lucidità terminale in differenti disturbi mentali potrebbe derivare da processi diversi, a seconda della eziologia delle diverse malattie. Ad esempio, la cachessia [debolezza e deperimento del corpo] in pazienti affetti da malattie croniche potrebbe plausibilmente provocare contrazione del tessuto cerebrale, alleviando la pressione esercitata da lesioni intracraniche occupanti spazio e permettendo il ritorno fugace di qualche funzione cerebrale. "
In alcuni pazienti per i quali il supporto vitale è stato sospeso può manifestarsi una sovratensione inspiegabile dell'attività elettrica cerebrale. Essi hanno inoltre rilevato che:
"In alcuni pazienti per i quali il supporto vitale è stato interrotto, può manifestarsi una scarica inspiegabile dell'attività elettroencefalografica proprio mentre la pressione del sangue crolla immediatamente prima della morte. Anche se questi pazienti non hanno dato segnali in grado di mostrare alcuna evidenza clinica di coscienza, codesti risultati suggeriscono che la neuroscienza degli stati terminali può essere più complessa di quanto si pensasse".

STORIA DELLA PATOLOGIA
La Lucidità terminale era ben nota alla Medicina del 19° secolo, ma è quasi assente nella letteratura medica del secolo scorso.
 Sono stati così esaminati 83 casi citati nella letteratura degli ultimi 250 anni.  Lo studio è stato condotto nella speranza di comprendere ulteriormente il rapporto mente-cervello. I ricercatori hanno anche detto che la comprensione del fenomeno potrebbe essere utile per aiutare a sviluppare trattamenti migliori.
Ad esempio, il Medico austriaco Julius Wagner-Jauregg (1857-1940) aveva osservato che i sintomi di alienazione mentale a volte diminuivano durante gli episodi di febbre elevata e sviluppò la malarioterapia per curare la demenza paralitica (un disturbo neuropsichiatrico dovuto alla sifilide cerebrale), guadagnandosi un premio Nobel per la Medicina.
Il Dr. Alexander Batthyany, un professore del dipartimento di Scienze Cognitive presso l'Università di Vienna, ha studiato la Lucidità Terminale negli ultimi anni. I risultati di un suo recente studio sono stati presentati presso la International Association for Near-Death Studies (IANDS) nella Conferenza del 2014 dove ha evidenziato che circa il 10 per cento di questi pazienti ha avuto un ritorno alla lucidità breve e repentino. Nello studio erano stati coinvolti 800 operatori sanitari, di cui solo 32 hanno risposto. Questi avevano cumulativamente curato 227 casi di Alzheimer o pazienti affetti da demenza. Il basso tasso di risposte può significare che il fenomeno è raro tuttavia, testimonire casi di lucidità terminale ha avuto un grande impatto su alcuni dei partecipanti allo studio.

Il morbo di Alzheimer, la demenza Dimostrano forse che l'anima non esiste?

Un operatore sanitario ha detto, "
Prima di questo, ero diventato abbastanza cinico riguardo ai "vegetali umani" che curavo.
 Ora, capisco che sto curando dei lattanti dell'immortalità. Avendo visto quello che ho visto, si dovrebbe capire che la demenza può influenzare l'anima, ma non sarà mai in grado di distruggerla.
"

Di seguito vi sono alcuni casi raccolti dal Dr. Batthyany e dai ricercatori della University of Virginia .

"Una donna anziana con demenza, era diventata quasi muta e non riconosceva più nessuno. Inaspettatamente, un giorno, chiamò la figlia e la ringraziò per tutto ciò che aveva fatto per lei, poi ebbe una conversazione telefonica con i nipoti, scambiando con loro gentilezza e calore, quindi disse addio a tutti e poco dopo, morì ",

Il Dr. Nahm ed i suoi colleghi hanno scritto di un caso del 1840 pubblicato in un testo medico:
"Una donna di 30 anni con diagnosi di melanconia errabunda è stata ricoverata in un manicomio, e poco dopo, è diventata maniacale.
Per quattro anni ha vissuto esclusivamente in uno stato mentale confusionale e incoerente. Quando si ammalò di febbre, rifiutava con veemenza di prendere qualsiasi medicinale. ...  La sua salute si deteriorò rapidamente, il suo corpo divenne sempre più debole, ma la sua condizione mentale migliorava.  Due giorni prima della morte, tornò completamente lucida. Parlava con un intelletto e una chiarezza che sembrava superiore alla sua istruzione. Si informò circa la vita dei suoi parenti, ed in lacrime si disse pentita della sua precedente intrattabilità. Morì poco dopo. "

Un altro caso raccontato dal Dott Nahm è stato registrato da A. Marshall nel suo libro del 1815 “The Morbid Anatomy of the Brain in Mania and Hydrophobia”. Si tratta d' un paziente pazzo furioso e violento che soffriva di perdita di memoria nella misura in cui non ricordava più neppure il suo nome di battesimo. Quando si ammalò gravemente dopo più di 10 anni trascorsi nel manicomio, divenne più calmo. Il giorno prima di morire, tornò razionale e chiese di vedere un prete. Sembrava ascoltare con attenzione il ministro di culto ed espresse la speranza che Dio avrebbe avuto pietà della sua anima.
Anche se Marshall (1815) non ha descritto lo stato mentale del paziente in modo più dettagliato, la relazione suggerisce che l'uomo aveva di nuovo accesso ai ricordi della sua vita.

TRADUZIONE E ADATTAMENTO: WEBMASTER